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Gli ultimi paladini della libertà, in viaggio tra gli Hobo

Un viaggio-inchiesta tra le ferrovie americane

di Dania Ceragioli

Nell’ultimo film di Chloè Zhao “Nomadland”, vincitore di tre premi Oscar, viene affrontato un argomento piuttosto scomodo di cui per molto tempo si è preferito non parlare. Attraverso la storia della protagonista ci si sofferma sul tema dei senza tetto. In un passaggio Fern afferma però con determinazione, di non essere propriamente una homeless (senza tetto), ma una houseless (senza casa). In realtà in America oltre a queste due particolari categorie, ne esiste una terza: sono gli hobo, gli ultimi paladini di uno stile di vita libero e avventuroso. 

Chi sono gli hobo

L’origine di questo nome è tuttora sconosciuto, mentre la loro storia affonda radici in Iowa e più precisamente nella cittadina di Britt. Qui, da oltre cento anni, si raduna il popolo degli hobo, per eleggere il proprio re e la propria regina. La leggenda che li vede protagonisti nasce dopo la guerra civile americana, quando ai soldati sia del nord, che del sud, venne concesso il permesso di “cavalcare” i treni merci per tornare a casa. In molti, però, decisero di rimanere a bordo, optando per uno stile di vita privo di limitazioni. Con il crollo della borsa di Wall Street a questi se ne aggiunsero molti altri, formando un esercito di quasi quattro milioni di persone. L’origine del loro nome potrebbe, quindi, derivare dai veterani che si definivano “Ho-Bo”, ovvero Homeward bound, diretti a casa. Alcuni lo ritengono riferito al loro modo di salutarsi ho beou o hoe boys, inerente ai ragazzi con la zuppa, solitamente riscaldata, portata appesa a un bastone. Sulla loro identità, invece, le idee restano piuttosto chiare, non vogliono essere passati per fannulloni, il loro motto recita “gli hobo viaggiano e lavorano, un vagabondo viaggia e non lavora, un mendicante non viaggia e non lavora”. Gli hobo in America sono ancora figure leggendarie che incarnano gli ideali di avventura e libertà. Celebrati da scrittori come Jack London, cantati da poeti come Bob Dylan e corteggiati dal cinema, dove sono stati documentati da registi famosi. Avere una stima precisa su di loro non è possibile, ma il loro numero, a causa delle molteplici crisi economiche e sociali, è sempre in crescita. 

A Britt, dal 12 al 15 agosto, la festa degli hobo

Ogni anno la città di Britt, nella seconda settimana di agosto, quest’anno da giovedì 12 a domenica 15 (pandemia permettendo), ospita la loro Convention. La grande famiglia degli hobo è composta da veri e propri personaggi che hanno molto da raccontare, essendo tutti più o meno stagionati. Nelle loro storie spesso la realtà e la fantasia si mescolano fra loro, ma questo è poco importante, i più restano ammaliati dai loro racconti e dalle loro figure tanto pittoresche, quanto arruffate nelle loro acconciature. Per raggranellare qualche soldo durante il loro festival, si inventano i lavoretti più assurdi. C’è chi prepara la famigerata zuppa Mulligan, dai tempi di cottura improbabili, composta da ingredienti segreti. C’è chi invece costruisce piccoli monili, chi si traveste da clown per intrattenere i più piccoli. 

Il re e la regina degli hobo

Naturalmente il momento più atteso e importante della manifestazione resta quello dell’elezione del re e della regina. Ogni candidato ha due minuti di tempo per definirsi e dimostrare di essere un hobo autentico, attestando di aver passato gran parte della propria vita in viaggio sui treni. Chi fra le due categorie sarà riuscito a strappare il maggior numero  di applausi, verrà eletto. Una fascia azzurra piuttosto sdrucita a ricordare il cielo stellato, sarà fatta indossare alla regina, mentre al re verrà donata una fascia color porpora, a simboleggiare i tramonti dell’ovest. La corona rigorosamente in latta è stata accuratamente intagliata da una nota scatola di caffè. Britt non è soltanto un luogo in cui ci si ritrova per far festa, qui esiste un museo della memoria e un cimitero dove visitare vecchi conoscenti che lo hanno scelto come ultima dimora. A Britt, a differenza di molte altre città americane, gli hobo hanno subito trovato accoglienza, hanno lavorato come braccianti temporanei e vissuto nei grandi spazi aperti  messi loro a disposizione. Quando il sipario sulle celebrazioni cala, le luci lentamente si spengono e anche gli ultimi hobo si incamminano faticosamente sui binari senza voltarsi indietro, rimane il vuoto nell’attesa di un futuro sospeso e  ignoto, ma con un denominatore unico a tutti, sapranno sempre riconoscere il treno giusto per poter tornare.