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Il primo Parco eolico nel mare, “un vento nuovo soffia su Taranto”

di Salvatore Baldari

“Un nuovo vento soffia su Taranto”.

È questo lo slogan che ha accompagnato la cerimonia inaugurale del Beleolico, tenutasi al Terminal San Cataldo lo scorso 21 Aprile. Dopo quattordici anni di tira e molla fra giustizia amministrativa e cambi societari, è stato tagliato il nastro dell’impianto, il primo parco eolico off-shore del Mediterraneo, sviluppato dalla Renexia. Esteso in un’area di 131 mila quadrati, si compone di dieci turbine installate nelle acque del Golfo di Taranto, sarà in grado di produrre quasi sessanta mila megawatt/ora, ovvero il fabbisogno annuo di sessantamila persone.

Un investimento da 80 milioni di euro, che in venticinque anni permetterà di evitare il rilascio in atmosfera di 730 mila tonnellate di anidride carbonica, a testimonianza del suo inconfutabile impatto ambientale sostenibile sul territorio.

Il progetto ha visto lo sprint finale, nel settembre 2021, con l’infissione nei fondali delle fondazioni, l’assemblaggio delle torri, delle turbine ed infine delle tre pale, che attraverso la spinta del vento, produrranno energia elettrica, immediatamente riversata nella rete Terna attraverso la sottostazione, formata da un sistema di cavi.

Da parte dell’azienda il messaggio è chiaro: ‹‹Taranto diviene il centro di partenza dell’energia del futuro, pulita e sostenibile, grazie al vento e al mare››. Molto interessanti gli spunti lasciati dal Ministro Giorgetti, che riportiamo fedelmente:

‹‹Questo è anche un momento di orgoglio perché questo primo parco eolico marino in buona sostanza apre la strada a quello che è un grande programma di produzione di energia rinnovabile e compatibile con l’ambiente, come quello che Renexia ha immaginato in una zona particolarmente delicata per tanti aspetti, come quella di Taranto››. Ha poi aggiunto: ‹‹Le emergenze che stiamo vivendo in questi momenti si coniugano con quella che era già stata la decisione di spingere moltissimo per tutte le energie rinnovabili, ma l’eolico applicato al marino può essere per l’Italia davvero un settore importante di sviluppo. Altre iniziative hanno avuto il via libera e c’è grande impulso da parte del Governo. Naturalmente – questo può rappresentare una pietra miliare e un motivo di emulazione per tanti altri che, finanziati magari con i contratti di sviluppo e iniziative che il Pnrr ha messo in campo, possano dare un contributo fattivo a quella che sarà in prospettiva la sovranità energetica del Paese che è l’obiettivo che tutti quanti ci dobbiamo porre››.

Questo ultimo passaggio del Ministro, in particolare, ricorda che l’esperienza di Taranto è uno dei primi passi in linea con il percorso di sostenibilità ambientale che il Paese sta imboccando verso i target del Piano nazionale energetico, secondo cui il nostro Paese dovrà generare 114 gigawatt di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. L’eolico offshore potrà rappresentare un modello replicabile in altre realtà italiane, in quanto capace di sfruttare una maggiore forza del vento, grazie al posizionamento delle turbine, in mare aperto, rispetto a un impianto terrestre; inoltre, non consuma suolo.

Di mezzo, tuttavia, ci sono sempre gli intoppi burocratici e le fantasiose tanto insindacabili relazioni di diniego delle Soprintendenze, come quella di Agrigento, che recentemente ha bocciato un investimento energetico con la motivazione di rovinare la vista “già a partire dalle falesie di argilla azzurre sul mare africano di pirandelliana memoria”.

Ma, storie come queste nel nostro paese ce ne sono a bizzeffe.

Da chi vuol difendere i tesori in fondo al mare risalenti all’antica Cartagine, ma poi ha consentito per decenni di rastrellare gli stessi fondali con la pratica della pesca a strascico.

A chi non vuol far montare turbine eoliche sulla nuova diga di Genova per non deturpare il paesaggio, lo stesso paesaggio sul cui sfondo si snoda una tangenziale, la meglio nota Sopraelevata, che a quanto pare, deve essere delimitata da fiorellini colorati, invece dei guardrail, per non deturpare proprio quel paesaggio.

Ma di tutto questo ce ne eravamo già occupati in un recente articolo, che vi invitiamo a rileggere.