“Kit per il suicidio”: dal Canada 1.200 venduti nel mondo. E’ allarme anche in Italia

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“Kit per il suicidio”: dal Canada 1.200 venduti nel mondo. E’ allarme anche in Italia


Le autorità canadesi hanno lanciato l’allarme da quando sono stati segnalati gli indirizzi a cui Law, “ideatore” del kit, lo aveva spedito. Le città italiane interessate sono Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna, Trento e Pavia.

Sono sempre di più le persone che acquistano prodotti e kit fai da te in rete. Molti provengono dall’estero e possono risultare pericolosi o addirittura letali. E’ il caso del “kit per il suicidio” venduto da uno chef di Toronto ed ex ingegnere aerospaziale, Kenneth Law.


Chi è l’artefice del kit per ‘aspiranti suicidi’

Kenneth Law è il 57enne canadese accusato di istigazione al suicidio ed arrestato dalla polizia canadese il 31 marzo scorso. Secondo gli investigatori dell’Interpol, Law avrebbe venduto 1.200 kit a persone residenti in 40 Paesi diversi. Le spedizioni sarebbero avvenute da un ufficio postale di Toronto circa due anni fa, mietendo le prime 4 vittime nel Regno Unito. Lo stesso Law ha affermato di aver venduto il suo prodotto a centinaia di utenti inglesi, tutti con tendenze suicide, fornendo nei minimi dettagli come utilizzare il veleno per ‘morire’ a domicilio.

Cosa è emerso dalle prime indagini

Le prime indagini sulla vendita online di kit per il suicidio sono iniziate nella municipalità di Peel, nell’Ontario, dopo la segnalazione di sette decessi per suicidio nel Regno Unito e tre negli Stati Uniti con il nitrito di sodio. “Sto compiendo l’opera di Dio”- ha dichiarato Law a un giornalista del Times e pseudo acquirente interessato- Si stanno suicidando loro stessi, io non sto facendo niente di male. Sto solo vendendo un prodotto, non sto assistendo il suicidio di nessuno e non sto costringendo a comprare niente. Non ho alcun controllo su quello che fanno le persone con il kit”. Poiché in Canada il suicidio assistito è legale dal 2016, ma solo con l’assistenza di un medico, il gestore dei siti web rischia la pena detentiva di 14 anni.

Cosa contiene il kit letale

Il pacco del kit è composto da mascherine facciali, bombole di azoto, manometri, tubicini, sacchetti di plastica e nitrito di sodio, una sostanza insapore e inodore usata nell’industria alimentare come colorante. Un vero veleno che se inalato o ingerito oltre certe dosi può causare nausea, vomito, vertigini, ipotermia, cianosi, ipotensione, shock e persino la morte. Il costo ammonta a circa 60 dollari.

L’ allerta in Italia: accertata la prima vittima tra i nove acquirenti

In Italia, le autorità canadesi hanno lanciato l’allarme lo scorso 29 aprile, ossia da quando sono stati segnalati gli indirizzi a cui Law aveva spedito il kit. Le città italiane interessate sono Roma, Milano, Napoli, Monza, Lecco, Caserta, Bologna, Trento e Pavia. Sono state avvertite anche le Forze di polizia e le autorità socio-sanitarie locali, a cui è stato affidato il compito di mettersi in contatto con i possessori del kit. A seguito delle verifiche è emersa la morte di una 63enne trentina, avvenuta lo scorso 4 aprile. Nella sua abitazione aveva lasciato il seguente messaggio per la famiglia: “Mi dispiace, sono troppo malata, troppo dolore”. La Procura di Trento indaga per istigazione al suicidio sul caso, anche se al momento il fascicolo è a carico di ignoti. Nella casa della docente i carabinieri di Borgo Valsugana hanno raccolto tutto il materiale ed informato l’autorità giudiziaria. Nel frattempo, i restanti 8 acquirenti sono stati rintracciati dalle Forze dell’ordine e sono vivi per aver rinunciato all’intento suicidario. Alcuni avevano conservato il pacco con l’etichetta di spedizione dal Canada.

Secondo decesso a Trieste e due casi di ricovero per intossicazione: verifiche in corso per risalire alla ‘fonte’ degli acquisti

Non è ancora certa la provenienza del ‘veleno’ che lo scorso 26 aprile ha causato la morte di un 19enne di Trieste. La sostanza potrebbe essere ancora in vendita e quindi non riconducibile al famigerato kit dello chef canadese. Analogo dubbio per una grave intossicazione di due giovani ricoverati la scorsa settimana. Si tratta di un ragazzo di 24 anni in provincia di Varese e di un 28enne di Parma. In una nota della circolare inviata dal Centro Antiveleni di Pavia al Ministero della Salute e alle Regioni si legge: “L’acquisto di nitrito di sodio avviene ‘probabilmente’ attraverso canali appartenenti al web. Potrebbe esserci una correlazione con i casi in Italia: numerosi episodi registrati risalgono a giugno del 2021”.

Nel frattempo, si intensificano gli accertamenti della polizia canadese con altre forze di polizia a livello internazionale. Una corsa contro il tempo per contrastare il fenomeno e per il temibile sospetto che il numero delle vittime possa aumentare.