Noleggio auto con conducente, il caso Calabria

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Noleggio auto con conducente, il caso Calabria


Le nuove licenze volute dalla Regione accendono una querelle contro il governo, ma la Corte costituzionale dà ragione alla Calabria che “vince una battaglia storica, perdono le corporazioni e la logica protezionistica”.

«Non disturbare chi vuole fare».

Il motto del Governo Meloni declamato durante il suo discorso d’insediamento alle Camere e poi rispolverato pochissimi giorni fa dalla stessa Presidente del Consiglio a Trento, commentando la riforma fiscale, non vale per tutti.

Meloni: “Il motto del nostro Governo sarà «Non disturbare chi vuole fare»” (youtube.com)

Per il Governo, ad esempio, il motto non vale per quegli imprenditori che decidono “di fare” investimenti nel settore degli Ncc, noleggio con conducente. Pochi mesi fa, infatti, l’Esecutivo aveva impugnato davanti alla Corte Costituzionale una legge di Agosto 2023 della Regione Calabria che prevedeva il rilascio di duecento nuove licenze di Ncc e che, inoltre, consentiva agli stessi di avvalersi di un’app per la prenotazione per le corse, privilegio che l’attuale normativa nazionale riconosce soltanto ai taxi. Per una romantica eterogenesi dei fini, era stato il Governo Conte I, nel 2018, che guarda caso – in comune con l’attuale Governo – aveva il vice-premier e compagnia bella al seguito, attraverso il sedicente decreto “semplificazioni”, a bloccare il rilascio di nuove licenze, fino alle piena operatività di un chimerico registro informatico nazionale di cui oggi, a sei anni di distanza, non v’è però traccia.

Il Governo attuale, affezionato ai principi protezionistici tracciati dal Presidente Conte, ha calcato la mano e ha contestato alla Regione Calabria anche la questione dell’app per la prenotazione delle corse. Per farla breve, non soltanto gli Ncc devono rimanere in pochi, ma devono anche rimanere sganciati del progresso tecnologico nello svolgere la propria attività d’impresa.  

L’attuale Ministro delle Infrastrutture, che poi è il vice-premier in comune fra i Presidenti Conte e Meloni, ha già sulla scrivania i decreti ministeriali di attuazione di una Legge del 2019 (sempre durante il Governo Conte I) per disciplinare ulteriormente il servizio Ncc. Sono previsti: il decorso obbligatorio di un’ora di pausa tra un cliente e l’altro, l’obbligo di partenza per ogni corsa dalla rimessa, l’impossibilità per gli Ncc di organizzarsi in consorzi e cooperative e l’obbligo per gli utenti di comunicare preventivamente il tragitto e l’orario del proprio spostamento.

Proclami e retorica sulla libertà d’impresa, sulla libertà di circolazione e sull’importanza dell’innovazione tecnologica, andati in fumo, immolati sull’altare dell’ideologia corporativistica e anti-mercato. A sgretolare tutto questo bolscevismo è stato il Presidente della Regione Calabria, esponente di un partito di centrodestra come il Governo in carica, ma dall’animo liberale e vicino alle esigenze concrete dei cittadini, piuttosto che delle lobby.

La Costituzione italiana è dalla sua parte e la Corte Costituzionale glielo ha riconosciuto, con due pronunce depositate il 7 Marzo. Nel dare ragione al Presidente Occhiuto, la Consulta si chiede se sia legittimo il divieto di rilascio di nuove autorizzazioni per l’espletamento del servizio di noleggio con conducente, che dura ormai da quasi sei anni, configurando una situazione che pare “rispondere a un’istanza protezionistica” più che “a un interesse della collettività”. I giudici costituzionali ricordano una precedente sentenza sulla scorta dell’Antitrust, da cui emerge come il settore del trasporto pubblico non di linea sia “caratterizzato da una inadeguata apertura all’ingresso di nuovi soggetti.”

Per quanto riguardo l’aspetto dell’app di prenotazione, la Corte è altrettanto chiara.

Respingendo le obiezioni mosse dal Governo alla legge regionale calabrese, spiega come dal sistema normativo vigente non sia possibile dedurre un “radicale e indiscriminato divieto di erogare servizi innovativi”. Del resto la costante ricerca di innovazione tecnologica è una prerogativa della libertà d’iniziativa economica privata. Vietarla agli Ncc rappresenterebbe “una misura protezionistica a favore di una determinata categoria di imprese” compromettendo il benessere del consumatore.

In un periodo come quello attuale in cui i cittadini sono alle prese con la penuria di taxi, che va avanti ininterrottamente dalla scorsa primavera, «i consumatori si rivolgono in maniera indifferenziata» ad auto bianche ed Ncc, «che tendono perciò a confluire in un unico mercato» E, nello stesso mercato, tutti gli operatori devono essere messi nelle stesse condizioni di offrire il proprio servizio. Sfidato dal Governo nazionale che, per un terzo, porta i suoi stessi colori politici, il Presidente Occhiuto esulta dopo la vittoria. «La Calabria vince una battaglia storica, perdono le corporazioni e la logica protezionistica. Abbiamo combattuto nell’interesse collettivo, a favore dei consumatori, per avere servizi più efficienti, per la libertà di impresa. Abbiamo tanti turisti che arrivano nel nostro territorio, ne vogliamo attrarre sempre di più ed è nostro dovere impegnarci per garantire loro una mobilità adeguata.

Siamo davvero felici di aver provocato questa importante presa di posizione da parte della Corte Costituzionale: ci saranno ricadute estremamente positive per i cittadini e per chi vuole intraprendere. Abbiamo vinto la battaglia del buon senso».