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Il ritorno dei CCCP, Fedeli alla linea

Il racconto di chi li ha seguiti per noi, a Berlino il 26 febbraio, in attesa che si esibiscano a Bologna.

In principio era “Kissing Gorbaciov”, il documentario prodotto dalla SMK Factory, di cui abbiamo già parlato, che dallo scorso anno sta riscuotendo un grande successo nei cinema di tutta Italia, raccontando lo storico festival “Le idi di Marzo” e che di fatto ha sancito la reunion dei CCCP Fedeli alla linea, passando per l’album “Felicitazioni”, raccolta di 18 brani che celebra i quarant’anni dell’uscita del primo singolo “Ortodossia”, la fantastica mostra di Reggio Emilia che ha registrato più di 45.000 presenze, l’album “ Altro che Nuovo Nuovo” che racchiude uno dei primissimi live della band del 1983 e finalmente l’annuncio di un tour estivo in Italia.

La 3 giorni di Berlino

Ma quello che è successo dal 24 al 26 febbraio ha qualcosa di incredibile.  Si è davvero “osato l’impossibile” e alla fine ciò che i fan aspettavano è successo, i CCCP sono saliti di nuovo insieme nella formazione Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Annarella Giudici, Danilo Fatur a Berlino per l’evento Cccp in Dddr. Dapprima la data fissata era solo quella del 25, ma vista la grande richiesta, se n’è aggiunta una seconda ed infine una terza.

Chi vi scrive, con non poca emozione, ha avuto l’onore e il piacere di partecipare a questo evento che possiamo definire senza esagerazioni storico, nella data del 26 febbraio.

Dall’annuncio del tour è letteralmente esplosa una piccola parte d’Italia che in questi anni non ha mai rinunciato a far sentire il proprio affetto verso il gruppo. Si è risvegliata una cellula dormiente, citando Ferretti, ed è un susseguirsi di gruppi social che spuntano per accaparrarsi i biglietti, sold out in poche ore, e per organizzarsi e scambiarsi informazioni per il grande viaggio a Berlino.

Verso la fine di Febbraio, gli alberghi, gli ostelli e le strade di Berlino erano invase da italiani che attendevano il live o che vi avevano partecipato e approfittavano di qualche giorno libero per visitare la città. Molte sono persone di mezza età che hanno avuto la fortuna di goderseli già negli anni ’80, chi più giovane li ha scoperti molto tempo dopo, ma tutti uniti per il grande evento e la grande emozione. I live si svolgono all’Astra Kulturhaus, nell’ex Berlino est. L’atmosfera è magica, la sensazione di essere riusciti ad accaparrarsi un biglietto per l’evento è già qualcosa di stupendo, di partecipare ad un evento con “i tuoi simili”, fan accomunati non solo e non necessariamente da una comune militanza politica, ma da un immaginario tutto particolare, intimo, difficile da spiegare. Dj set, bar e folla per il merchandising e finalmente ci siamo, la sala è piena , si aspettano con ansia solo loro, finalmente. E dopo un breve video escono fuori, gli applausi e gli urli sono d’obbligo, Massimo Zamboni in tenuta DDR presenta in tedesco l’evento e finalmente il live ha inizio. Tutto il live è un susseguirsi di emozioni,  la scaletta tocca quasi tutti i pezzi storici, si parte con “Depressione caspica” e “Morire” e si va avanti per circa 90 minuti, alternando pezzi punk da pogo estremo, mazurche emiliane e i pezzi più spirituali e riflessivi come l’amatissima “Annarella” e “Amandoti” in chiusura. Giovanni Lindo Ferretti, il mattatore, il tanto amato e tanto odiato appare divertito e felice della reunion, il grande Fatur, artista del popolo dopo più di 30 anni è ancora in grado di infiammare il pubblico con le sue performance. E poi c’è l’amatissima Annarella, la benemerita soubrette, un personaggio che porta con sé un fascino tutto suo, con i suoi mille costumi, che passa dallo sventolare il bandierone del Partito Comunista Italiano a ricomparire vestita da suora con un cero in mano per accompagnare “Libera me domine”, e quanti brividi lungo la schiena quando la sua voce esclama: “Cittadini e cittadine, questi sono i miei gioielli.” Ci sono i punkettoni che sembrano davvero usciti da un’altra epoca e padri e madri di famiglia che educano i figli al culto dei CCCP. C’è chi si arrabbia per i telefoni che riprendono il live e che offuscano la vista del palco, chi bestemmia per provocare un po’ il cattolico Ferretti.

Le contestazioni

Ad accompagnare la band c’è il giornalista Andrea Scanzi con un suo piccolo monologo, contestato in tutte e tre le date, anche con deprecabili lanci di oggetti. Sui social c’è chi attacca ferocemente il gruppo per averlo portato al live, chi li contesta per il prezzo del biglietto considerato troppo alto e chi li difende incondizionatamente. E’ difficile spiegare il fenomeno CCCP, in tanti ci hanno provato nel corso degli anni, analizzando il loro messaggio e le loro contraddizioni, soprattutto quelle di Ferretti, amatissimo e da molti considerato quasi un filosofo, ma anche contestatissimo per la sua fervente devozione al cattolicesimo e le sue attuali simpatie verso la destra italiana e soprattutto verso Giorgia Meloni che lo hanno portato a partecipare a svariati eventi del partito della premier.

In realtà anche molte persone che hanno collaborato in passato con Ferretti, raccontano che, seppur in epoche diverse e in contesti diversi, non è poi cambiato molto. Insomma , per alcuni “è sempre stato così”, per altri è ormai considerato un nemico del popolo.

E’ normalissimo che un militante comunista che ha seguito i CCCP negli anni dell’impegno politico pre-caduta del Muro di Berlino, possa storcere il naso di fronte a determinate simpatie dell’ex Lotta Continua, ma mi sento di dire che a volte queste contestazioni sono risultate eccessive. Ferretti dopo la contestazione a Scanzi ha affermato queste parole che considero l’essenza del suo messaggio: “Quanta voglia di purezza in questi sguardi, quanta voglia di poter odiare qualcuno perché ti sta sui co…..i, e lui sta qua, perché vi sta sui co…..i, perché non abbiamo mai voluto che tutti la pensassero come noi, perché portiamo il disordine e non l’ordine, non quello che volete voi, non sono come tu mi vuoi, non sono come tu mi vuoi, non sono come tu mi vuoi, non sono come tu mi vuoi”.

Intanto i biglietti per le 11 date del tour estivo in Italia vanno a ruba, nonostante le contestazioni, in particolare quella del collettivo CUA, contro il prezzo di cinquanta euro considerato eccessivo e la concessione di Piazza Maggiore per il concerto di Bologna. Forse, effettivamente “stanno monetizzando”, come dichiarato dal primo storico bassista del gruppo Umberto Negri a Rolling Stone Italia, forse è tutto nato casualmente come racconta Zamboni, forse non lo capiremo mai.

Impossibile spiegarli

Già negli anni ’80 il gruppo era contestato e già in quegli anni ci si emozionava con le canzoni più prettamente politiche ed “estreme” ma anche con “Madre”. L’estetica sovietica era già “sporca” ed ora lo sembra ancora di più. Ma non è forse proprio questo che ha affascinato migliaia di persone in questi quarant’anni? Non è forse proprio questo che può aver fatto uscire allo scoperto una parte nascosta, che un militante duro e puro può aver tentato di sopprimere e nascondere sotto al tappeto per molto tempo? I CCCP ci portano in un altro tempo e in un altro spazio, i soviet e la Madonna, l’appennino, i baci dei nostri nonni e il piano quinquennale. Prendono le nostre nostalgie, le nostre gioie, le nostre paure e le nostre contraddizioni, le comprimono e ce le tirano in faccia, da un vinile, da un cd o da un palco.

A parer mio, è proprio l’apparente contraddizione che in realtà li rende unici, diversi da un univoco messaggio politico e sociale che ha contraddistinto altri gruppi di quegli anni e di quelli a seguire.

E che male c’è, se facciamo convivere la nostra anima punk (che in realtà è già in contraddizione con la stabilità sovietica) con la nostra anima spirituale e perché no, religiosa? Scatenarsi nel pogo e dopo piangere a dirotto perché “Annarella” è la tua canzone, quella che ti ha accompagnato nei momenti più delicati della tua vita, non è forse bellissimo? In ogni caso, i CCCP hanno ancora qualcosa da dire e, a quanto pare, molti di noi sono disposti ad ascoltarli e, tra felicitazioni e polemiche, quel che risulta chiaro è che, ammesso che ci sia, la linea ognuno dovrà cercarsela da sé.

@photo di Paola Licheri e Fabio Fiorentini (che ringraziamo)