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Scuole e biblioteche senza riscaldamento, ecco cosa rischiano i Comuni

Riscaldamento di scuole, asili e biblioteche e illuminazione pubblica ridotta: i rischi a causa degli aumenti del 150% e dell’effetto dell’inflazione sui contratti già stipulati dai Comuni

‹‹Le risorse dei Comuni sono finite ad Agosto. Rischiamo di non poter accendere i riscaldamenti o di tagliare i servizi sociali›› Senza troppi giri di parole, così si era pronunciato il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, in qualità di Presidente di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ad inizio Settembre, nel corso di una intervista rilasciata al Corriere della Sera (https://www.corriere.it/politica/22_settembre_02/decaro-a-rischio-riscaldamenti-servizi-nostre-risorse-sono-finite-citta-buie-abbiamo-poche-opzioni-e3127382-2a87-11ed-8fa9-879da6ca29ec.shtml

La dichiarazione di Decaro proseguiva con una riflessione amara e perentoria: ‹‹Sono pessimista per il futuro. Sia per gli approvvigionamenti, a causa della guerra in Ucraina, sia per lo stoccaggio che non so per quanto tempo durerà. Tutti possono fare qualcosa. È un discorso che vale per il gas, per l’energia elettrica, per l’acqua. Dobbiamo renderci conto che non stiamo salvaguardando più solo il futuro dei nostri nipoti, ma il presente di tutti noi. La nostra sopravvivenza››. La preoccupante crisi energetica che ha travolto l’intera Unione Europea, oltre a riversarsi su famiglie, imprese e attività commerciali, ha intaccato fortemente i bilanci e le programmazioni dei Comuni.

La crisi energetica per i Comuni

Dal più piccolo, al più grande, da Nord a Sud, nessuno sfugge a questa trista realtà. Sono sempre più frequenti, ormai, le scelte drammatiche che ci giungono dalle cronache quotidiane. Svariate località hanno dovuto chiudere le piscine comunali, vista l’impossibilità di sostenere le spese senza un aumento sovradimensionato delle tariffe per gli utenti. Così come sono a rischio i riscaldamenti nelle scuole, negli asili, nei centri ricreativi, nelle biblioteche. Molti di più sono i Sindaci costretti a mettere la propria firma su ordinanze che spengono i lampioni delle città, in anticipo di qualche ora rispetto all’alba o che li accendono in ritardo rispetto al tramonto. Gli aumenti per la pubblica illuminazione sono fuori controllo, con differenze in media superiori al 150%.

Con l’intesa trovata in Conferenza Straordinaria Stato-città, la scorsa settimana il Governo ha stanziato ulteriori 400 milioni di euro per i Comuni e le Province, con l’obbiettivo di garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali. Ma, nell’allarmante intreccio di eventi che sta caratterizzando questo 2022, non soltanto la crisi energetica sta impattando sulle azioni dei Comuni, nel vortice di una tempesta in cui l’aumento del costo delle materie prime, della manodopera e dei costidi produzione ha generato una forte inflazione.

L’inflazione sui bilanci dei Comuni

I contraccolpi dell’inflazione sui bilanci comunali sono stati sottovalutati nel dibattito pubblico in corso. I Sindaci hanno sulle loro scrivanie il fardello dell’adeguamento dei contratti. Infatti, gran parte dei servizi comunali sono esternalizzati attraverso gare d’appalto e chi ha vinto l’appalto, ha diritto all’adeguamento Istat. Con l’inflazione al +6,4% significa che ogni contratto andrà aumentato del 6,4%. Una cifra significativa per le casse comunali. L’inflazione è una emergenza, collegata e che si aggiunge al caro-bollette. Molti Comuni avranno difficoltà ad arginarla, con il rischio di non chiudere i bilanci. Una prospettiva drammatica anche per quelli più virtuosi che metterà in difficoltà gli amministratori locali di ogni colore politico. Gli strumenti in mano alle giunte comunali sono pochi, ma percorribili.

L’efficientamento energetico e il rinnovamento dei vecchi impianti sono una soluzione primaria. La sostituzione a led dei lampioni cittadini, ad esempio, permette un risparmio notevole.  

Promuovere le Comunità Energetiche Rinnovabili, in cui cittadini, attività commerciali e Pa si dotano di impianti comuni  per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, con benefici ambientali, economici e sociali. Queste realtà sono sostenute dai fondi del Pnrr e sul territorio nazionale continuano a crescere. Per il resto, è necessario che tutti gli attori di ogni singola comunità interpretino con responsabilità la propria parte.

Piccole buone pratiche per contenere i consumi

Sono ormai noti i decaloghi delle buone pratiche suggerite, per i cittadini e per i commercianti, al fine di contenere i consumi e favorire il risparmio energetico. Qui segnaliamo alcuni consigli rivolti alle famiglie e alle utenze domestiche, avanzati da Renovit, società controllata Snam, attiva nell’efficientamento energetico:

https://www.renovit.it/it/soluzioni/decalogo-del-risparmio/

Questo invece il decalogo proposto da Confcommercio ai suoi associati, più in generale ai punti vendita ed ai negozi al dettaglio:  

https://www.confcommercio.it/-/decalogo-per-risparmio-energetico