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Università, i suicidi sono in aumento

Sempre più studenti hanno avviato proteste, mentre il presidente dei rettori rimarca: “Ma chi ha detto che se non diventi Elon Musk non sei nessuno? Non esistono lavori di serie A e serie B, esiste solo il lavoro ben fatto o mal fatto, sia che si tratti di un idraulico o di un cardiochirurgo”.

Risale al 1° marzo l’ultimo dei tre suicidi di studenti universitari avvenuti nel 2023. Una tendenza in forte aumento, se si considera che lo scorso anno se ne registrarono due. I casi dello studente di economia di Palermo e quelli delle studentesse di Milano e Napoli portano a galla un malessere sempre più diffuso. I primi due, nei loro biglietti d’addio, hanno ammesso di sentirsi schiacciati dalla ricerca dell’eccellenza ad ogni costo e di percepire la loro vita come un fallimento, mentre la scelta della terza di togliersi la vita sarebbe imputabile alla difficoltà nel superare l’esame di latino.

Gli appelli al Ministero

Sono ormai tanti gli appelli al Ministero dell’Università e della Ricerca per avviare una riforma del sistema, e la stessa ministra Anna Maria Bernini si è espressa nelle ultime settimane riguardo all’importanza della salute mentale e del supporto psicologico, promettendo l’istituzione di un presidio in ogni ateneo. Tale impegno risulta però insufficiente, poiché nella maggior parte delle università questo servizio esiste già.

Intanto, sempre più studenti hanno avviato proteste, chiedendo un diritto allo studio che consideri la possibilità di fallire e mostrare delle fragilità delle quali non vergognarsi.

Modelli da record

Il caso di laurea record più eclatante è senza dubbio quello di Carlotta Rossignoli, studentessa ventitreenne, modella e influencer laureatasi lo scorso novembre in medicina all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, con un anno di anticipo rispetto ai canonici sei previsti dal corso di studi. In seguito ad alcune dichiarazioni dei compagni su presunti illeciti che sarebbero stati commessi dall’ateneo durante lo svolgimento di alcuni esami, la sua carriera è stata oggetto di controlli da parte delle autorità. La spettacolarizzazione dei suoi risultati, unita alla dichiarazione secondo la quale il sonno sarebbe una perdita di tempo e all’esibizione di una vita all’apparenza incompatibile con i tirocini curricolari hanno contribuito a portare la studentessa sotto i riflettori e aperto il dibattito su alcuni privilegi di origine e reddito che, al giorno d’oggi, rimangono una prerogativa di pochi.

Instagram, voci contrastanti

Anche Instagram, uno dei social network più popolari tra i giovani tra i venti e i venticinque anni, ha visto negli ultimi anni crescere le pagine dedicate a consigli per studenti, con metodi per non rimandare lo studio e per organizzare al meglio le proprie giornate, o perfino la sponsorizzazione di app perfette per studenti, che dovrebbero favorire la concentrazione ottimale nello studio, rivelando così l’allineamento dei social alla ricerca dell’eccellenza e della perfezione che oggigiorno sembra essere essenziale per un ingresso di successo nella società. Con l’aumento dei suicidi di universitari e quello dei casi accertati di depressione ed ansia da prestazione, però, sempre più pagine Instagram, in controtendenza con la narrazione mediatica ancora dominante, ritengono utile affermare che una laurea non vale la vita e che i risultati non connotano moralmente una persona.

Le parole del presidente dei rettori

Salvatore Cuzzocrea, presidente della Conferenza dei rettori, si era così pronunciato all’indomani del suicidio della studentessa dell’università IULM: “Credo che il merito sia una buona cosa e non dovrebbe essere percepito come un danno, anzi, aiuta a creare una linea di partenza equa per tutti. È normale commettere errori, bisogna imparare a cadere e rialzarsi. Tuttavia, se sbaglio un rigore, non posso incolpare l’allenatore. I giovani di oggi devono comprendere che un insuccesso non li rende dei falliti. Ritengo che anche la società contemporanea, che valorizza maggiormente il successo facile dei tiktoker piuttosto che l’istruzione e il lavoro, abbia una parte di responsabilità. Ma chi ha detto che se non diventi Elon Musk non sei nessuno? Non esistono lavori di serie A e serie B, esiste solo il lavoro ben fatto o mal fatto, sia che si tratti di un idraulico o di un cardiochirurgo”.

Infine, aveva richiamato i giovani alla responsabilità, sottolineando: “Io penso che questa generazione debba uscire dalla rassegnazione e ritrovare la capacità e la voglia di mangiarsi il mondo. Noi siamo qui per aiutarli a ritrovare fiducia in se stessi, ma non possiamo fare un ciclostile e mandargli il diploma a casa. Regalare la laurea non sarebbe far loro un regalo”.