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Agricoltura, un bisticcio da 4 miliardi. E tra i vari litiganti, godono mafie e i contraffattori

Per contro, in Campania nasce il progetto “Banche dati delle terre abbandonate e incolte” per poi concederle ai giovani

di Simone Cataldo

L’Ue avanza 4 miliardi per lo sviluppo rurale, fase concitata tra le regioni. Un fondo importante a livello economico che andrebbe a rilanciare parte del settore agricolo, ma le regioni non si accordano sulla partizione dello stesso. Dalle terre incolte in mano alle mafie, passando per le contraffazioni e un crollo del settore. I rischi di tale azzardo.

L’Italia non è l’unica ad aver fatto fronte allo scostamento negativo che ha comportato l’avvento della pandemia da covid-19 nell’ultimo anno e mezzo. Tanti gli aiuti verso i cittadini, con quest’ultimi che, a loro volta, non li considerano abbastanza. Le difficoltà sono evidenti, l’economia del nostro Paese è al collasso, per tale motivo è ingiusto, tanto quanto ingenuo, rifiutare o tenere momentaneamente sospesi fondi esigui avanzati dall’Unione Europea all’Italia.

Questo è quanto accaduto nelle scorse ore, secondo quanto riporta Coldiretti, con la Conferenza tra Stato e Regioni del 30 aprile, che non ha portato ad esiti positivi riguardo alla ripartizione di ben 4 miliardi di euro che l’Ue ha dato nelle mani dell’Italia per poter rilanciare il settore dell’agricoltura, con l’obiettivo di far riprendere gradualmente lo sviluppo rurale. La causa di questa fase di stallo è dovuta ai mancati accordi tra le regioni italiane, con i vari rappresentanti delle stesse che non sembrerebbero essersi trovati in simbiosi relativamente alla spartizione dell’enorme cifra economica.

Ed è qui che subentra il grido dei piccoli, medi e grandi imprenditori che non vorrebbero ripetere quanto già fatto negli scorsi mesi dai loro colleghi costretti a lasciare il tutto e dire addio alle loro aziende. Insomma un’attesa che comporta un rischio non di poco conto, con questi fondi che, se dovessero venire a mancare nelle casse delle imprese, comporterebbero un collasso delle stesse, se non di un sistema che da anni rappresenta, senza ombra di dubbio, il nostro Paese. A fare il primo passo al momento è stato il Ministro delle politiche agricole, Stefano Patuanelli, che ha proposto ai massimi esponenti delle regioni italiane una mediazione elaborata.

Una questione che inevitabilmente è strettamente collegata alla crisi di un pilastro portante dell’Italia e non solo, con i fondi economici destinati alle imprese che per questioni logiche dovrebbero aumentare e non diminuire. Solo virando su una campagna di incentivazione si potrebbero scongiurare fattori gravi ed al contempo assidui come la contraffazione. Difatti, nel nostro caso, tale fattore a livello alimentare comporta un business pari a 32 miliardi di euro a livello globale.

Altro fattore non di certo secondario ci riporta in particolar modo nel Mezzogiorno d’Italia, con il fenomeno dell’appropriazione delle terre incolte da parte della criminalità organizzata e delle mafie. L’obiettivo di questi “acquirenti” è quello di ricevere fondi dall’Ue per avviare progetti aziendali capitanati appunto dai gruppi criminali che da sempre agiscono nei territori del Sud Italia e che, proprio con l’avvento del covid-19, hanno tratto profitti enormi da queste situazioni. Si tratta di un fenomeno criminale strutturale che potrebbe in molti casi venir meno anche grazie a iniziative a livello regionale, con la Campania che nelle scorse settimane si è mossa in tal senso, con l’accordo tra Anci e la regione, in particolare dell’Assessore regionale all’Agricoltura, per la creazione della “Banca delle Terre abbandonate o incolte”. Una mossa che obbliga che i Comuni a stilare il censimento dei beni del proprio patrimonio di terre in stato di abbandono da lungo tempo, al fine di concederli in gestione ai giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni attraverso bandi pubblici.  Un’intesa che sembra cader a pennello con la tematica trattata nella prima fase, con i 4 miliardi dell’Unione Europea che potrebbero dare una grande mano alle giovani imprese e non solo, nel tentativo di far ripartire nel migliore dei modi uno dei settori che contraddistinguono, economicamente e non, l’intera Italia.