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Dopo le comunali / Quale scenario in vista delle politiche dell’anno prossimo?

Il quadro è alquanto complesso e confuso a 8 mesi dalle elezioni nazionali 

di Paolo Trapani 

La tabella pubblicata dal portale Youtrend, col riepilogo dei risultati delle elezioni amministrative 2022, certifica la fine sui territori e nelle amministrazioni locali del Movimento cinque stelle come forza autonoma e autosufficiente per governare. 

La stagione politica delle vittorie di Raggi a Roma e Appendino a Torino (giugno 2016), che fece da apripista al boom delle politiche del 2018 (M5S al 33%), è definitivamente archiviata. 

Sindaci: una partita tra centrodestra e centrosinistra 

Le partite dei sindaci, tra quelli eletti al primo turno e quelli eletti al ballottaggio, è tutta una sfida tra centrodestra e centrosinistra.

Tornerà quindi il bipolarismo muscolare a livello nazionale per le politiche 2023? È presto per dirlo, ma i numeri emersi dalle elezioni comunali, nei 142 municipi italiani chiamati al voto in questo mese di giugno, sono chiarissimi: 54 sindaci eletti sono di centrodestra, 48 di centrosinistra.  

Le future coalizioni nazionali 

Dunque il “campo largo” teorizzato da Enrico Letta, ovvero una sorta di nuovo Ulivo da costruire per le politiche del prossimo anno, con un’alleanza ampia che metta insieme dal “rosso” dell’estrema sinistra al giallo del M5S, passando per il rosa del Pd, è tutto da verificare. E da realizzare. Anche perché la madre di tutti i problemi sarà la sintesi e la leadership della coalizione. Chi dovrebbe guidare il grande cartello elettorale del “campo largo”? 

Anche il centrodestra, da parte sua, ha diversi problemi: se è vero che gli ultimi sondaggi danno Lega, Fratelli d’Italia, Coraggio Italia e Forza Italia intorno al 50% su scala nazionale, l’unità della coalizione è tutta da costruire e coordinare. 

Anzi il caso Verona, storica roccaforte leghista dove c’è stata l’elezione a sindaco dell’ex calciatore Damiano Tommasi, rileva che un centrodestra incapace di arrivare ad una sintesi politica e di unirsi veramente rischia di non arrivare neanche alla guida del governo nazionale. 

Inoltre l’attuale “status” politico di ferma opposizione al Governo da parte di Fratelli d’Italia, mentre gli alleati Lega e Forza Italia sono nella maggioranza che sostiene l’esecutivo Draghi, genera più di una contraddizione che finirà per acuirsi negli ultimi mesi della legislatura. 

Le nuove forze politiche minori

Nel mezzo delle due macro/coalizioni di centrosinistra e centrodestra avanza un quadro variopinto di nuovi soggetti politici, tutti in cerca d’autore, per dirla alla Luigi Pirandello. 

In mezzo al guado dei due cartelli politico/elettorali tradizionali, negli ultimi anni, sono venuti fuori una serie di partiti il cui consenso è tutto da decifrare. 

In primis c’è “Azione” di Carlo Calenda, poi “Italia Viva” di Renzi e “+Europa”, ma non va dimenticato “Italexit” di Gianluigi Paragone (partito nato per portare l’Italia fuori dall’Ue) e la nascente creatura politica del Ministro Luigi Di Maio, che ha lasciato i 5 Stelle dando vita ad “Insieme per il futuro”. 

L’incognita Draghi

Sullo sfondo di questo quadro politico generale piuttosto complicato c’è la figura di Mario Draghi: cosa farà il premier? Giocherà in prima persona la partita delle politiche 2023? O siederà in panchina in attesa degli esiti elettorali? Il recente caso dell’elezione presidenziale, culminata poi col bis al Quirinale di Sergio Mattarella, pesa non poco sulle prossime mosse di Draghi. Il Presidente del consiglio, a gennaio scorso, ha toccato con mano cosa significa finire nel mezzo delle trattative, degli scontri, delle risse e diatribe dei partiti e dei vari leader. 

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