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Bitcoin, arrivano in Brasile, dopo El Salvador, passando per Miami

di Roberta Caiano

Come ogni settore, anche e soprattutto quello economico si presta a cambiamenti atti a rivoluzionare non solo la società ma la vita delle persone. In particolar modo negli ultimi anni il tema sull’utilizzo dei bitcoin si fa sempre più pressante, sia per riuscire a stare al passo con l’evoluzione del networking ma anche da un punto di vista statale e istituzionale. 

Bitcoin, come funzionano?

Infatti, a differenza delle altre valute il bitcoin non ha alle spalle una Banca centrale a cui fare riferimento per distribuire nuova moneta, ma si basa sul principio di una rete di nodi che la gestiscono in maniera distribuita e sull’utilizzo della crittografia per rendere sicure e valide le transazioni. Il concetto del peer-to-peer è dunque fondamentale nel processo di criptaggio, il quale consiste nella conversione dei dati da un formato leggibile a un testo codificato che può essere elaborato o letto soltanto in seguito al suo decriptaggio. Com’è intuibile, la crittografia è utilizzata nell’ambito della cybersicurezza e non poteva certo fare eccezione per le monete. La questione delle valute virtuali è ancora sotto analisi da parte di esperti e Stati di tutto il mondo, ma da alcune settimane è possibile avere un esempio concreto dell’entrata in vigore di questa valuta come moneta di Stato. In El Salvador il 7 settembre il bitcoin è diventata la moneta ufficiale, accanto al dollaro statunitense. La notizia era già stata anticipata dal presidente Nayid Bukele il quale attraverso un post su Twitter aveva annunciato che il suo paese stava per “fare la storia”, confermando di aver acquistato 400 Bitcoin, l’equivalente di circa 20,9 milioni di dollari. Del resto, non era una novità del tutto inaspettata quella che vede la criptomoneta protagonista del territorio sudamericano. Infatti, è fresca la notizia che vede il Brasile seguire la scia di El Salvador attraverso una prossima votazione del disegno di legge sulla regolamentazione delle valute virtuali, approvato la scorsa settimana. 

I bitcoin in Brasile

A rivelare l’imminente mossa sui bitcoin da parte del Paese sudamericano è stato il deputato Aureo Ribeiro, il quale ha fatto sapere che a breve anche i brasiliani potranno essere in grado di acquistare beni mobili e immobili con le criptovalute. In realtà i cittadini stanno già mettendo in pratica l’uso dei bitcoin nella loro economia quotidiana, ma non essendo ancora disciplinata da una legge il rischio di illegalità è ancora molto alto. Difatti, secondo una recente ricerca condotta dalla piattaforma Toluna risulta che il 48 % dei brasiliani è d’accordo all’adozione delle monete virtuali come valuta legalmente riconosciuta. Anche il Brasile dunque si appresta ad essere un “modello bitcoin” per gli altri Paesi.

La città dei bitcoin, El zonte

In realtà El Salvador è già da anni sotto i riflettori mediatici per la notizia che vedeva coinvolta El zonte, una città balneare di El Salvador, che nel 2018 è diventata sito di un esperimento per trasformare l’economia locale attraverso l’adozione della valuta virtuale. Più di 3.600 residenti, infatti, hanno iniziato ad abbracciare i bitcoin qualche anno fa con il supporto di donatori statunitensi attraverso lo sviluppo di Bitcoin Beach, un portafoglio elettronico locale. “La città dei bitcoin”, com’è più comunemente conosciuta, ha sperimentato un programma pilota che ha cambiato in maniera radicale non soltanto la comunità ma anche la legalizzazione della criptovaluta nel paese. Questo test, ha fatto sì che la città di El Salvador si ergesse a modello per rivoluzionare le economie dei paesi in via di sviluppo. Anche se nella giornata in cui è stata resa legale la moneta, non sono mancate le proteste da parte dei cittadini, che hanno marciato lungo l’autostrada Panamericana, a San Vicente. Così come non sono mancati i primi disguidi confermati dal presidente Bukele, il quale ha informato i suoi cittadini del malfunzionamento del portafoglio digitale Chivo utilizzato per le transazioni. Una partenza non del tutto serena ma che ha messo in moto l’accelerazione dell’adozione di una adeguata regolamentazione dei bitcoin in altri paesi del mondo.

Bitcoin a Miami

Rimanendo sul continente americano, difatti, un altro paese che ha deciso di aderire alla ufficializzazione della criptomoneta sul proprio territorio è Miami che verso i primi giorni di agosto ha lanciato la propria valuta chiamata appunto MiamiCoin. In quell’occasione il sindaco Francis Suarez ha affermato in un’intervista a Foxbusiness che la città potrebbe guadagnare milioni di dollari grazie alla popolarità della nuova moneta: “Ci stiamo concentrando sulla differenziazione della nostra economia creando nuova ondata di prodotti tecnologici che incentiveranno le persone a trasferirsi a Miami e a far parte del nostro ecosistema tecnologico”. Dunque, la prospettiva di Suarez pone i bitcoin come una nuova oasi per lo sviluppo e la crescita economico-sociale di un paese sebbene l’esperimento più rischioso per ora rimane sempre quello di El Salvador, dove i bitcoin per legge sono diventati la nuova valuta.

L’obiettivo che i funzionari del governo salvadoregno hanno subito voluto rendere noto, è quello di portare attraverso l’adozione di bitcoin i servizi finanziari a prezzi accessibili in un paese in cui si stima che il 70% della forza lavoro operi in una vasta economia ‘sommersa’ basata sul denaro. L’idea governativa ha trovato consenso in molti imprenditori, in quanto potrebbe facilitare l’ampliamento delle opzioni di pagamento per i clienti eliminando costi di commissione sulle carte di credito. Questo, unito all’anonimato e alla sicurezza delle transazioni, ha dato il via ad una serie di spinte anche all’Unione Europea affinché si velocizzi il processo di regolamentazione in merito alla blockchain e criptovalute. Nello specifico la blockchain non è altro che un registro condiviso e immutabile che favorisce il processo di registrazione delle transazioni e di tracciamento in una rete di nodi le cui voci sono raggruppate in ‘blocchi’. Infatti, secondo quanto riportato da Bloomberg qualche giorno fa, i funzionari dell’Ue vorrebbero investire direttamente in settori quali la blockchain, infrastrutture dati, informatica quantistica e, dunque, sviluppare in linea generale il settore della tecnologia digitale, anche se le informazioni sugli importi di investimento su specifici settori sono ancora in via di definizione.