Da Guerra fredda, l’arresto in Russia del giornalista americano Gershkovich

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Da Guerra fredda, l’arresto in Russia del giornalista americano Gershkovich


Evan Gershkovich, il giovane giornalista del Wall Street Journal, accusato dalle autorità russe di spionaggio, rischia fino a 20 anni, secondo il codice penale del Cremlino.

La fredda notte coperta da una coltre di una nebbia, dissolta dalle luci dei lampioni che si abbattano sull’asfalto. Decine di auto anonime procedono incolonnate fra i semafori, gli incroci e le rotatorie. Fra queste c’è un minivan, che accosta sotto l’insegna di un ristorante. Decine di voci si mescolano fra loro e si sovrappongono ai tintinnii dei bicchieri di vodka e dei calici di vino, ammantati dal calore di quelle mura in cui gli odori delle portate aleggiano sui commensali.

Un plotone di poliziotti in borghese fa irruzione fra i tavoli agghindati e il piano-bar. Ne escono con un uomo tenuto sotto braccio, con la testa coperta da un maglione.

Sembrerebbe la scena di un film ambientato negli anni della Guerra Fredda e, invece, è la descrizione di qualcosa accaduto, pochi giorni fa.

Il giovane giornalista americano Evan Gershkovich arrestato a Ekaterinburg

Il ristorante è il Bukowski Grill di Ekaterinburg, città russa di quasi un milione e mezzo di abitanti, situata nella cordigliera dei Monti Urali, a pochi chilometri di distanza dal confine con il Kazakistan. L’uomo trasportato nel minivan con il maglione sul volto è Evan Gershkovich, giovane giornalista statunitense del Wall Street Journal, accusato dalle autorità russe di spionaggio.

La notizia ha fatto il giro del mondo in poche ore, provocando non poco scalpore.

Non accadeva, infatti, proprio dai tempi della Guerra Fredda che un giornalista americano venisse arrestato in territorio “sovietico”, per motivi di presunto spionaggio.

L’ultimo arresto era stato di Nick Daniloff nel 1986

L’ultimo era stato Nick Daniloff nel 1986 e fu liberato dopo diverse settimane di isolamento, al culmine di una scrupolosa negoziazione messo in atto dall’allora Presidente Ronald Reagan. Che accada di nuovo, oggi, nel pieno delle tensioni geopolitiche scatenate dall’invasione in Ucraina, non può essere un caso.

Il giornalista americano rischia fino a 20 anni

Nel frattempo, la Corte di Mosca ha già annunciato che lo stato di fermo di Evan si protrarrà almeno fino al 29 Maggio. Stando al Codice penale del Cremlino, rischia fino a 20 anni di reclusione. Non si è fatta attendere la reazione dell’amministrazione a stelle e strisce, arrivata per bocca del Segretario di Stato Antony Blinken, il quale ha espresso ferma condanna per ‹‹i continui tentativi del Cremlino di intimidire, reprimere e punire i giornalisti e le voci della società civile››.

I cittadini americani lascino la Russia, chiede la Casa Bianca

La Casa Bianca ha chiesto inoltre, a tutti i cittadini americani che si trovano in Russia di lasciare il Paese, il prima possibile. Il Wall Street Journal, giornale per cui Evan lavora ha respinto le accuse e ne ha chiesto il rilascio, trovando la solidarietà di tutta la stampa americana.  

La versione dei russi

L’organo speciale dei servizi segreti russi Fsb ha rilasciato un comunicato in cui riferisce che il reporter “su istruzione degli Stati Uniti, stava raccogliendo informazioni su una delle imprese del complesso  militare-industriale russo, che rappresentano un segreto di Stato”.

Stando alle ricostruzioni Evan era stato anche nella città Nizhny Tagil, sede dello stabilimento dell’industria della difesa Uralvagonzavod, che produce carri armati.

Secondo le fonti del Cremlino, Evan si era recato in quel sito per raccogliere informazioni sull’atteggiamento della popolazione nei confronti del conflitto in Ucraina e la compagnia militare Wagner.

La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova che abbiamo imparato a conoscere bene negli ultimi mesi ha rincarato la dose, scrivendo sul suo canale Telegram “Purtroppo non è la prima volta che lo status di corrispondente straniero, il visto giornalistico e l’accreditamento vengono utilizzati da stranieri nel nostro Paese per coprire attività che non sono giornalismo. Questo non è il primo noto occidentale ad essere pizzicato”.

È atteso uno scambio di prigionieri: è una delle ipotesi

I più maliziosi già sostengono che questa mossa di Mosca sia strumentale alla negoziazione di uno scambio di prigionieri da concordare con Usa.

L’indiziato numero uno potrebbe essere Serghei Cherkasov, un cittadino russo fermato in Olanda, detenuto in Brasile e incriminato nei giorni scorsi dagli Stati Uniti per frode e cyber spionaggio.

È recente del resto, l’ultimo scambio di prigionieri fra Mosca e Washington, che nel mese Dicembre 2022 aveva visti protagonisti la giocatrice di pallacanestro Britney Griner e il trafficante di armi Viktor Bout.La vicenda del giornalista del Wall Street Journal continuerà ad impegnare le diplomazie dei due Paesi, ma è il segnale di una schizofrenia del Cremlino che in pochi giorni fa parlare dei suoi arresti discutibili.

Il disegno della figlia di Alexei a Moskalev

Non si può non citare in tal senso l’episodio di Alexei Moskalev, padre della piccola Masha, autrice a scuola di un disegno contro la guerra in Ucraina. Dopo questo disegno Alexei si è ritrovato ad essere perseguitato e condannato a due anni di detenzione dalle autorità russe, al punto da doversi dare alla fuga, prima di essere trovato e rinchiuso in cella.

Il segnale che nella società russa un dissenso esiste e serpeggia e prima o poi riuscirà a prevalere.