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Dopo Messina Denaro, c’è Okudaira tra i più ricercati

Condannato per la strage dell’aprile 1988 a Napoli: 5 morti e 15 feriti

Dopo la cattura del boss Matteo Messina Denaro che ha posto fine ad una latitanza di 30 anni, chi sono i ricercati più longevi per la giustizia italiana? In vetta alla classifica compare anche uno straniero, Junzō Okudaira. Di nazionalità giapponese, Okudaira è stato militante dell’Armata Rossa, una fazione terroristica antiamericana, condannato in contumacia all’ergastolo per una strage avvenuta a Napoli il 14 aprile 1988. Quel giorno, nel capoluogo partenopeo poco prima delle ore 20, una autobomba esplose di fronte a un circolo ricreativo Uso con sede in via Calata San Marco. 

A causa dell’attentato persero la vita 5 persone, mentre 15 rimasero ferite. L’azione terroristica fu attuata dall’Armata Rossa Giapponese (sigla: ARG), dopo il secondo anniversario del bombardamento statunitense sulla Libia (1986).

Ricostruzione dell’attentato 

Quattro giorni prima dell’attentato, all’aeroporto di Capodichino, il 10 aprile 1988, un insospettabile cittadino con passaporto di Taiwan, tale Willy Liao, aveva noleggiato un’auto Ford Fiesta. Con sé aveva un solo bagaglio e soggiornò in uno dei tanti hotel che si trovano nella centralissima piazza Garibaldi. 

Con lui vi era anche una donna dai tratti somatici orientali. Quattro giorni più tardi, Liao lasciò l’albergo e, qualche ora dopo, la Ford che aveva noleggiato venne parcheggiata in Calata San Marco, davanti al circolo ricreativo statunitense Uso: qui era in corso la preparazione di una festa in onore del comandante del cacciatorpediniere “Paul”, ancorato al Molo Angioino di Napoli. Calata San Marco, allora come oggi, era zona particolarmente affollata, con un viavai continuo di persone anche di sera. 

40 chili di dinamite

La Ford Fiesta venne imbottita di 40 chilogrammi di dinamite, dadi e bulloni. Alle 19.49 del 14 aprile, la macchina esplose causando la morte del venditore ambulante Antonio Gaezza, dei passanti Assunta Capuano, Guido Scocozza e Maurizio Perrone e di una portoricana, Angela Simone Santos, in servizio presso la U.S. Navy di stanza a Napoli. Molti americani ebbero salva la vita perché nel momento dell’esplosione erano nel seminterrato del circolo ricreativo.  Dopo accurate indagini della polizia vennero identificati sia Junzō Okudaira sia la sua complice, la connazionale Fusako Shigenobu, entrambi membri dell’Armata Rossa Giapponese (ARG) , gruppo di estrema sinistra con collegamenti in Libano. Qualche anno dopo, nel 1993, Okudaira fu condannato in contumacia, ma da allora non è mai stato catturato. Nel 2020 il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, ha confermato che è in cima alla lista dei latitanti più ricercati dalla magistratura. 

Una strage (quasi) dimenticata 

Fin dagli anni ’90 la strage di Calata San Marco a Napoli è come caduta nell’oblio ed oggi è a tuti gli effetti una strage pressoché dimenticata. Solo due anni fa, su iniziativa del Comune partenopeo, è stata affissa una targa che ricorda le cinque vittime. Junzo Okudaira era già ricercato negli anni ‘80 perché sospettato di aver preso parte a un attentato nel 1974 ed almeno ad un altro attacco in Italia nel 1987. Il terrorista è anche nell’elenco dei ricercati dall’Fbi americana.