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Ex Ilva, cosa prevede il nuovo decreto

La storia infinita dell’acciaieria più grande d’Europa si arricchisce di un nuovo capitolo.

Per capitolo, intendiamo decreto, sia chiaro. E, per storia infinita, intendiamo che questo è almeno il decimo decreto varato da otto Governi diversi, a partire dal 2012, momento in cui la Magistratura mise gli impianti sotto sequestro.

Il nuovo Decreto per l’ex Ilva

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge recante “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale” presentato dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy e dal Ministero della Giustizia, composto da 10 articoli. Un provvedimento ampio rivolto in generale ai siti industriali complessi del nostro territorio, ma il cui piatto forte non poteva non essere l’ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d’Italia.  Il nuovo accordo tra gli azionisti di Acciaierie d’Italia, ArcelorMittal e Invitalia, è stato illustrato dal Ministro Urso e prevede tre pilastri fondamentali.

I tre pilastri dell’accordo ex Iva

Innanzitutto, un rilancio del sito produttivo, con adeguate garanzie occupazionali e livelli di produzione superiori a quelli conseguiti nell’ultimo biennio.

Si passa poi alla riconversione industriale e risanamento ambientale con il completamento dell’Autorizzazione Integrata Ambientale nei tempi previsti.

Infine, investimenti legati allo sviluppo industriale e al Polo di Taranto, come l’attivazione dei campi eolici galleggianti, iniziative di economia circolare tramite il recupero dei sottoprodotti (cementificio), attivazione di impianti di desalinizzazione tramite il recupero delle acque dolci dei fiumi Tara e Sinni, lo sviluppo del porto tramite impianti di rigassificazione galleggianti.

Nuovi equilibri della partecipazione azionaria

L’accordo modifica in parte gli equilibri della partecipazione azionaria e della futura governance, definendo gli impegni finanziari dei soci, con rispettivi impegni proporzionali alla quota azionaria.

Il Ministro, inoltre, ci ha tenuto a fare sapere che per il 19 Gennaio è stato convocato un tavolo aperto alle forze sociali, sindacati e associazione produttive, rappresentanti degli Enti locali, azionisti pubblici e privati in cui l’azienda illustrerà i piani di sviluppo e gli impegni industriali e occupazionali.

I 680 milioni dello Stato diventeranno aumento di capitale

Il decreto stabilisce che i 680 milioni, già stanziati, possano essere impiegati immediatamente come finanziamento convertibile in futuro aumento di capitale. Dunque, prima del 2024 come stabilito nel maggio scorso, per portare la partecipazione dello Stato al 60% a cui ArcelorMittal contribuirà con 70 milioni di euro per attestarsi ad una quota del 40%. Nessun prestito-ponte, allora, ma l’attivazione di risorse già previste a sostegno dell’acciaieria di Taranto. A questa cifra vanno sommati il miliardo stanziato dal dl Aiuti bis e le risorse previste per il Dri(Preridotto) e il Just transition fund.

Fra gli articoli approvati, ci sono inoltre delle modifiche alla normativa per la attivazione delle procedure per l’amministrazione straordinaria in caso di insolvenza della società e misure finalizzate a scoraggiare atteggiamenti dilatori nelle procedure di amministrazione straordinaria, vincolando i compensi dei commissari straordinari ai risultati e alla durata della procedura stessa e ponendo un tetto massimo ai compensi degli amministratori giudiziari.

Torna lo ”scudo penale”

Ultimo punto contenuto nel decreto è il ripristino del cosiddetto “scudo penale”, ovvero norme processuali penali per assicurare la continuità produttiva delle imprese di interesse strategico nazionale intervenendo sulla disciplina dei sequestri e su quella in materia di responsabilità penale per tutti gli stabilimenti di interesse nazionale.

Si reintroducono le “condizioni per la sostenibilità dell’investimento”, stabilendo che le sanzioni interdittive non possano essere applicate quando pregiudicano la continuità dell’attività svolta.

Inutile dire, che il provvedimento non sia piaciuto proprio a tutti.

Già annunciati gli scioperi

Le segreterie locali di Fiom, Uilm e Usb di Taranto, unitamente alle Rappresentanze sindacali unitarie di Acciaierie d’Italia, hanno annunciato una mobilitazione a Roma per l’11 gennaio e uno sciopero di 32 ore dalle 23 del 10 gennaio alle 7 del 12 gennaio, sottolineando che: ‹‹Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge recante “Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale” confermando la volontà di erogare i 680 milioni, già stanziati, in modalità finanziamento soci, ripristinando vergognosamente perfino lo scudo penale ai gestori del sito. In altre parole, il governo Meloni si disinteressa completamente delle richieste di un intero territorio, dei lavoratori, dei cittadini, cedendo ai ricatti di un operatore privato che si permette quotidianamente di prendersi gioco delle piaghe della nostra comunità, compiendo solo sgradevoli bluff e azioni incostituzionali, garantendogli, come se non bastasse, anche l’esimente penale per i propri comportamenti illeciti››.