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Germania, la lunga protesta dei trattori

Due colonne di oltre cinquecento trattori e furgoni parcheggiati lungo l’intero corso su cui domina, in lontananza, la Porta di Brandeburgo. La rivolta degli agricoltori per il taglio dei sussidi.

La protesta degli agricoltori 

In mezzo ai veicoli, un corteo di contadini, allevatori e imprenditori agricoli intonano cori, agitano cartelli e striscioni, suonano clacson e trombette da stadio, scandendo il ritmo di una protesta che pochi giorni fa ha vissuto il suo culmine, ma che già alla fine dello scorso anno aveva iniziato a “germogliare”, per restare nel lessico.

Non soltanto Berlino, perché in queste prime settimane di Gennaio, tutta la Germania è stata palcoscenico della protesta dei trattori, fra traffico in tilt nelle grandi città, blocchi autostradali e manifestazioni.

Illegittimo lo stanziamento di 60 miliardi 

La rabbia degli agricoltori nasce quando, a fine 2023, la Corte Costituzionale tedesca ha emesso un verdetto che dichiarava illegittimo uno stanziamento di 60 miliardi di euro che il Governo Scholz aveva iscritto fuori bilancio. Uno scossone non solo giuridico e finanziario, ma anche politico, in quanto ha compromesso quella statura di credibilità, disciplina e stabilità cui la Germania si è sempre affidata nel corso dei negoziati, in sede europea e internazionale.

Alla disperata ricerca di nuove coperture per riscrivere la legge finanziaria, il Governo ha deciso di tagliare, fra le altre voci, soprattutto i sussidi per gli agricoltori.

Tanto è bastato per scatenare i rombi dei motori dei trattori.

Il piano di tagli presentato dal Presidente Scholz comprendeva la cancellazione degli sconti sul gasolio agricolo, la fine del regime di esenzione fiscale sui macchinari istituito poco più di cento anni fa, aumento dell’accisa sulle emissioni di Co2, balzelli sulla plastica e un’altra serie di tagli ad incentivi ormai entrati nei cuori e nei business-plan delle aziende agricole.

A nulla sono servite le dichiarazioni del Ministro delle Finanze, Christian Lindner che, nel corso della manifestazione di Berlino del 15 Gennaio, è riuscito parlare solo dopo aver incassato lunghi minuti di urla e fischi. Il Ministro ha informato delle decisione del Governo di accogliere in larga parte le rivendicazioni dei contadini inferociti, sospendendo nuovamente la tassa sui macchinari (quelle del 1922) e spalmando il tagli ai vari sussidi su un acro pluriennale.

Ma ormai il vaso di Pandora è stato scoperchiato.

La protesta dei contadini si era intrecciata con quelle dei camionisti, dei cacciatori, dei ferrovieri in sciopero, plastificando un crescente e diffuso malessere dei cittadini tedeschi per via di una economia ristagnante.

Proprio il nostro giornale, nella tarda primavera dello scorso anno, aveva puntato i riflettori sulla recessione tecnica della Germania, anticipando una tendenza, che poi si è confermata con un Pil che ha visto chiudere il 2023 con il segno meno.

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L’avanzata della AFD

Nel caos delle proteste si sono intrufolati anche i movimenti politici della destra più radicale, soprattutto la Afd, con l’obbiettivo non troppo celato di sfruttare l’insoddisfazione per attirare i consensi di nuovi elettori. Così, se da un lato il partito Afd, è già in testa ai sondaggi nelle aree rurali e nelle regioni più prossime al voto come Turingia, Brandeburgo e Sassonia, dall’altro lato i partiti di Governo non possono permettersi di alimentare lo scontento popolare, a pochi mesi dalle elezioni europee.

Del resto,  in Europa, c’è già un precedente, molto simile, molto recente e molto più dirompente.

Il precedente recente: la protesta nei Paesi Bassi

Sono passati solo pochi mesi, infatti, dalla protesta degli agricoltori che la scorsa estate aveva scosso i Paesi Bassi, per rispondere a una manovra del Governo Rutte, licenziata per adempiere alle politiche ambientali delineate dall’Unione Europea.

Anche in questo caso sulla spinta di una sentenza della Corte nazionale, l’esecutivo aveva deciso di abbattere le emissioni di ammoniaca ed azoto, decretando un stop agli allevamenti intensivi che sanciva una riduzione degli allevamenti di almeno un terzo del totale.

Fra le sanzioni messe sul piatto del Governo fu messa addirittura l’espropriazione dei terreni, per i casi più gravi di inadempienza. A placare gli animi non erano serviti neanche i 25 miliardi di euro stanziati da Rutte, per la riconversione delle campagne e delle attività produttive agricole, verso standard più eco-sostenibili.

Sappiamo tutti come è andata a finire. Poche settimane dopo, il Presidente si sarebbe dimesso per una crisi politica interna sulla questione dell’immigrazione, aprendo la strada alle elezioni presidenziali anticipate, che poi si sono tenute a Novembre 2023.

Tuttavia, già qualche mese prima della grande protesta estiva, i contadini olandesi avevano ottenuto un risultato storico, facendo parlare di sé in tutto il mondo.

Riuniti sotto il partito politico, che per abbreviazione chiamiamo BBB, avevano ottenuto il maggior numero di suffragi prima alle elezioni provinciali, poi a quelle in Senato, dove detengono la maggioranza dei seggi.

Il partito dei contadini dei Paesi Bassi è stato a tutti gli effetti il primo movimento a dare concretezza elettorale al dissenso popolare verso le politiche ambientali e del programma europeo Green Deal, ideato da un Commissario proprio dei Paesi Bassi, quel Frans Timmermans, che aveva lasciato il suo ruolo di prestigio a Bruxelles per candidarsi alla guida di una coalizione di centrosinistra alle elezioni presidenziali del suo Paese, che avrebbero indicato il successore del dimissionario Rutte e che, invece, hanno visto vincere il suo alter-ego, Geert Wilders.

Il fenomeno dei trattori nei Paesi Bassi e in Germania anticipa un tema che non è soltanto tedesco o olandese. In vista delle elezioni europee di Giugno assisteremo a una campagna (elettorale stavolta) in cui la corsa al cambiamento climatico sarà al centro del dibattito.

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Fra poco scopriremo, da noi, che forma assumeranno i trattori e chi li cavalcherà.