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Intelligenza artificiale, quali sono i rischi per la salute

L’intelligenza artificiale (AI) ormai è già “fra noi” e il suo crescente impatto metterà sempre più a rischio le professioni, in particolar modo quelle intellettuali e delle produzioni industriali.

Gli impieghi in questo settore sono particolarmente a rischio poiché possiedono un’elevata percentuale di attività di routine e al tempo stesso un grande potenziale per il ricorso a applicazioni gestite da ChatGPT. Per capire quali possano essere le implicazioni psicologiche di questa interazione e talvolta sostituzione dell’’uomo con le macchine, ne abbiamo parlato con il dottor Alessandro Foti*.

“La Commissione Ue è stata la prima a istituire un ufficio per la regolamentazione dell’argomento ponendosi come obiettivo quello di capire che cosa dovremo aspettarci nel prossimo triennio”. “Oggi in effetti c’è grande preoccupazione nel mondo del lavoro, dichiara Foti, perché le nuove macchine robot e cobot concepite per interagire fisicamente con l’uomo possono di fatto prendere il suo posto”.

Diversi studi che avevano preso in esame i cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro nel periodo compreso fra il 2010 e il 2020 avevano evidenziato che nelle attività manuali già si era assistito a una riduzione di personale pari al 22%. Di fronte a prospettive sempre più dirompenti sull’uso delle tecnologie nel mondo del lavoro sarà necessario porsi delle domande su come creare una sinergia fra le opportunità che AI è in grado di offrire e l’integrazione con le doti umane come la creatività, l’intelligenza, l’emotività, la flessibilità cognitiva.

“Per superare i disagi che i cambiamenti introdotti da AI possono generare è necessario fare un passo indietro, sottolinea Foti, ripartire anche da quanto accaduto durante la pandemia dove milioni di persone hanno dovuto bruscamente interrompere la loro professione, reiventarla”. “Abbiamo assistito a un cambiamento radicale dell’approccio al lavoro, gestito da casa in isolamento. Molte persone hanno sviluppato la “sindrome della grotta” e reinserirsi in società è stato complicato. Questo è stato il primo grande cambiamento da segnalare dal punto di vista psicologico. Il timore di perdere il lavoro o di non riuscire a gestire i nuovi strumenti messi a disposizione, per far fronte alle impellenti necessità aziendali, ha generato un grande stress”. “Lo stress è amplificato se non c’è resilienza e adattabilità e l’avvento delle nuove tecnologie per alcuni gruppi sociali è stato avvertito come una minaccia. Proprio in questi giorni alcune aziende hanno iniziato a utilizzare esoscheletri per sollevare carichi pesanti e a sostituire le macchine alle risorse umane”. “Siamo abituati a fare una serie di cose sempre allo stesso modo talvolta inconsapevolmente e per far fronte ai cambiamenti devono essere appresi nuovi modelli attraverso la formazione, l‘addestramento e il coinvolgimento da parte delle aziende”. “L’intelligenza artificiale propone nuove sfide e purtroppo questo potrà rappresentare un problema per le persone che già hanno delle psicopatologie, che hanno poche risorse”.

La formazione e la conoscenza saranno quindi necessarie per vincere una sfida di integrazione, dove i giovani si troveranno a proporre le proprie competenze in un mondo che cambia ogni giorno. Come spiegato anche dall’Europarlamentare Brando Benifei “C’è l’esigenza di creare nuove norme per tutelare le persone rispetto agli usi, a alto rischio quelli che vanno a impattare direttamente sulla vita delle persone, sui servizi pubblici, sulla salute, sulla crescita dei bambini”. È stata insomma individuata “tutta una serie di ambiti” nei quali si introducono “regole stringenti”.


*laureato in Scienze dell’educazione e formazione e in Psicologia del lavoro e delle Organizzazioni. Ha svolto un corso di specializzazione presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – “Disturbi del comportamento alimentare” e una Summer school presso l’Università La Sapienza di Roma sul tema “Applicazioni scientifiche in ambito forense”. Sta completando un Master post-laurea in Psicodiagnostica presso ARP – Studio Associato di Psicologia clinica di Milano. Tiene lezioni al Master in Psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.