Iran-Usa, l’attenzione del mondo sulla partita

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Iran-Usa, l’attenzione del mondo sulla partita

I giocatori iraniani non hanno cantato l’inno nella partita inaugurale e ora c’è grande attesa per la partita contro la squadra del “grande satana”.

Il match del destino che potrebbe segnare il punto nuovo della storia è fissato per martedì 29 novembre. Alle 18,00 ore locali in Qatar, allo ‘Al Thumama Stadium’, è in programma la partita tra Iran e Stati Uniti. Gli occhi del mondo seguiranno con grande attenzione soprattutto i calciatori iraniani, chiamati a sfidare la selezione del Paese da sempre bollato come il ‘grande satana’ (così gli Usa vengono dipinti dalla propaganda degli ayatollah a Teheran). In occasione della sfida di debutto al mondiale, proprio i calciatori iraniani hanno sfidato il regime sciita al potere in Iran non cantando l’inno nazionale: così hanno solidarizzato con il tumultuoso fermento che attraversa la società dopo la morte della giovane Mahsa Amini. Strade e piazze da quasi due mesi registrano le manifestazioni popolari che protestano e invocano riforme, spesso represse duramente. 

Il quotidiano nazionale che più rispecchia la voce del potere ultraconservatore – Kayhan (il cui direttore viene nominato dalla Guida Suprema iraniana) – ha sentenziato in prima pagina: “traditori”, commentando il comportamento dell’undici impegnato ai mondiali in Qatar. «Alcuni membri della nazionale non hanno avuto onore e non hanno cantato l’inno» hanno incalzato dalle colonne della testata giornalistica.

In occasione del primo match mondiale, perso nettamente dall’Iran contro l’Inghilterra, la città di Teheran era deserta: chiuse scuole e università e Internet funzionava a singhiozzo. Da un palazzone di dieci piani nel quartiere Shahran si sentivano le urla di una gioia rabbiosa per i gol segnati dall’Inghilterra. Davanti alla biblioteca nazionale dove di solito si vedono le partite c’era qualche centinaio di persone, uno studente di 21 anni ha detto ai cronisti: «Ho sempre tifato per la nazionale, ma non questa volta perché i giocatori non hanno tifato Iran».

Insomma,  il clima dentro e fuori al Paese islamico è tutt’altro che sereno. C’è da attendersi che proprio in occasione della super sfida con gli Usa non mancheranno clamorosi colpi di scena e c’è  chi prevede che, al ritorno in Patria, i calciatori subiranno dure conseguenze per il loro comportamento. 

I mondiali di calcio, seguiti da miliardi di sportivi appassionati nei cinque continenti, rappresentano una vetrina irripetibile per veicolare messaggi sociali che vanno ben oltre un match di football. Per questo motivo ogni azione e gesto dei calciatori iraniani è attenzionato da tutti ed è facile immaginare che possano dar vita a iniziative pubbliche di dissenso verso il potere politico del proprio Paese.