La festa gitana e l’anima Gypsy

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La festa gitana e l’anima Gypsy


Il bellissimo reportage di Dania Ceragioli in Camargue, a Saintes Maries de la Mer, in occasione della festa dei gitani di tutto il mondo, il Gypsy Pilgrimage.

Il sole è già caldo in Camargue, una terra sospesa fra cielo e acque paludose, dove i fenicotteri che la abitano sembrano più colorati che altrove, dove il fiume Rodano termina la sua corsa di oltre 800 Km per tuffarsi nel Mar Mediterraneo. È in questo paesaggio che è situato il piccolo villaggio di Saintes Maries de la Mer, solitamente abitato da 2.500 persone che possono superare le 50.000 nei giorni del “Gypsy Pilgrimage”.

La festa gitana

Ogni anno, infatti, in questo luogo, il 24 e 25 maggio ormai dal 1484, confluiscono gitani da tutta Europa per celebrare la festa della loro protettrice, Santa Sara.

Diversi i gruppi etnici, le minoranze, provenienti soprattutto dalla penisola balcanica, dalla Romania, ma fra loro facile riconoscere anche i manouches francesi, kalè iberici, tziganes ungheresi.

Da Punjab e il Rajahstan, nel nord dell’India, all’Europa

Queste comunità seppure difformi fra loro hanno un’unica identità segnata da pregiudizi, discriminazioni, persecuzioni. Questi popoli sono accomunati anche dalla stessa terra di provenienza collocata nelle zone settentrionali del continente indiano come il Punjab e il Rajahstan. Dopo lunghe e complesse migrazioni, sono riuscite a raggiungere l’Europa continentale dove tuttora si spostano con le loro roulottes e carovane da un campo all’altro, divenendo così sempre più stanziali, seppure le loro professioni abbiano mantenuto un carattere itinerante. Principalmente dediti all’allevamento, alla lavorazione del ferro battuto, nonché abili nella musica come nelle arti divinatorie che si tramandano di generazione in generazione. Non si identificano con un culto specifico, ma è piuttosto la loro cultura a prevale su tutto il resto, religione inclusa.

Il pellegrinaggio

Il pellegrinaggio rappresenta un’ulteriore occasione d’incontro per rinsaldare antiche amicizie, organizzare matrimoni, effettuare battesimi nella piccola chiesa, dove ognuno apporta il proprio contributo seguendo antichi rituali e tradizioni. Fra sacro e profano, canti tradizionali e liturgici, il paganesimo spesso prevale sulla spiritualità, come è giusto che sia in questa festa tanto particolare che prevede introspezione, devozione, ma soprattutto divertimento. In uno spazio senza tempo dove la polvere sottile della terra viene sollevata dalle ampie e lunghe gonne delle donne dai tratti marcati e dalla pelle color dell’ambra.

Tre figure femminili leggendarie

In una frenesia crescente fra misticismo e folklore, i festeggiamenti convergono nella celebrazione di tre figure femminili leggendarie, ma decisamente misteriose. Il pellegrinaggio gitano precede di un giorno la processione cattolica, per poi fondersi in un’unica grande festa.

La leggenda narra che, nell’anno 42 d.C., una barca senza vele e senza remi si sia arenata sulle rive del delta del Rodano, dove poi sarebbe stato edificato il villaggio di Saintes Maries de la Mer. Su questa imbarcazione si sarebbero trovate Maria di Giacomo e Maria Salomé, fuggite dalla Palestina a causa della persecuzione dei cristiani. Le Marie avrebbero avuto con loro la serva o schiava Sara.

“Santa” Sara, chi è 

Altre versioni invece sostengono che Sara fosse una gitana dalla pelle scura che abitava in Camargue, o una delle mogli di Pilato di origine egiziana, legata in ogni caso alle Marie per motivi di evangelizzazione. La Santa non è mai stata ufficialmente riconosciuta dal Vaticano, anche se a lei è stata dedicata un’intera cripta all’interno della cappella di Saintes Maries. I resti delle Sante Marie furono ritrovati durante alcuni scavi verso la metà del 1400 su un insolito blocco di marmo, oggi inserito in una delle colonne della chiesa e conosciuto come il “cuscino delle Sante”. Al suo interno si trova anche la barca contenente i vasi con gli unguenti che si ritiene fossero stati utilizzati sul corpo di Gesù al sepolcro.

A Saintes Maries de la Mer, nella Chiesa di Saint Michel

La Chiesa è già gremita, quando entro e appena in tempo per assistere alla vestizione delle Sante che saranno portate in processione. È un uomo a compiere questa operazione, inizierà con il posizionare dei preziosi mantelli finemente decorati sulle loro spalle, dei diademi e infine delle rose profumatissime e colorate. Intanto Sara continua a essere salutata e venerata, fra i ceri e i lumini accesi che si moltiplicano surriscaldando l’aria, rendendola irrespirabile. Anche gli aspetti di questa devozione rimangono oscuri, forse legati alla sua carnagione o al suo spirito nomade. La funzione religiosa ha  momenti di elevata sacralità che spesso verranno interrotti dalle invocazioni dei fedeli al grido “Viva Santa Maria viva Santa Sara”.

La processione

Nel frattempo ha iniziato a piovere e la processione dovrà sfilare sotto a un cielo plumbeo che non si addice a questo paesaggio. Già posizionati i guardians con i loro abiti tradizionali, in groppa di cavalli bianchi, pronti a scortare le statue fino al mare, dove verranno simbolicamente immerse per tre volte, per purificarle e rievocare la loro traversata.

Il corteo incede velocemente fra i molti devoti a piedi nudi che si alternano per sorreggerne il peso, per toccarle, sperando in una loro intercessione. Al rientro nella minuscola Chiesa di Saint Michel ci si prepara per un nuovo rito, dove alla luce di infinite candele accese, attraverso un antico sistema a corde, la cassa con le reliquie delle Sante sarà sollevata per essere ricollocata nella sua sede originaria, fino all’anno successivo. I fiori appesi e donati dai pellegrini saranno restituiti e conservati dalle loro famiglie come una reliquia.

La musica si fa sempre più incessante e l’allegria diviene contagiosa, alimentata anche dallo scorrere di alcolici, il lamento si fa canto, i balli si sprigionano in una festa che proseguirà per giorni, o almeno fino a quando anche l’ultima carovana sarà partita.

Partecipare a questo pellegrinaggio permette di conoscere culture diverse, di immergersi in atmosfere distanti dal proprio quotidiano e, lasciando che la contaminazione abbia il suo effetto, è possibile riconsiderare il nostro ruolo nel mondo. Inoltre non avrete alcuna possibilità di allontanarvi da qui senza farvi predire il futuro, sappiatelo. Anche per i più diffidenti come me, il destino a Saintes Maries de la Mer passa fra le linee disegnate della mano sinistra che un’anziana zingara in un francese assai stentato cercherà di tradurre in salute, amore, fortuna.