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Il calcio che divide

Abbiamo svolto un piccolo sondaggio sui casi del del futuro sposo che ha deciso di mettere un televisore per gli ospiti delle nozze perché si sposerà il 10 giugno, giorno della finale tra Inter e Manchester, e del padre che non va alla laurea della figlia per andare a vedere la finale Siviglia-Roma.

Nel corso del programma I lunatici su Radio 2, condotto da Roberto Arduini e Andrea di Ciancio, lo sfogo di una ragazza ha scatenato il dibattito tra i conduttori. “Mi chiamo Marta e vorrei raccontarvi una cosa che mi fa rimanere male. Mercoledì mi laureo, ma mio padre non ci sarà perché ha trovato i biglietti per Siviglia-Roma a Budapest. Per un uomo di sessant‘anni, la laurea della figlia viene dopo la squadra di calcio”.

Di Ciancio ha preso le difese della ragazza, verso la quale ha mostrato comprensione :“Io verrei ad abbracciarti. Di fronte ad un evento così importante per un figlio o una figlia non c’è tifo che regga”. Diametralmente opposta l’idea di Arduini che si è schierato dalla parte del padre, affermando di capire l’uomo, perché “i genitori non ci appartengono” e “non è che a sessant’anni non si hanno più passioni, sicuramente ti farà tanti complimenti, tanti auguri e parlerà a tutti di te”.

Le parole della ragazza, laureanda in biologia, hanno scatenato un confronto anche sui social network.

Opinioni contrastanti

L’opinione pubblica si divide: i tifosi più accaniti ritengono del tutto comprensibile o, perfino, scontata la scelta del padre di Marta, poiché la finale che si disputerà il prossimo 31 maggio è la seconda europea in due anni, per la squadra giallorossa. Gli ascoltatori de I lunatici, tuttavia, così come gli utenti di Facebook, Instagram e Twitter, si sono divisi. Può una partita di calcio, per quanto importante, avere la priorità su un traguardo della vita della propria figlia? Come si fa a saltare un appuntamento così importante per una partita? si sono chiesti in molti. Altrettanto numeroso il gruppo di coloro che hanno confessato che avrebbero fatto lo stesso, poiché “scegliere una cosa del genere non è per forza sinonimo di cattiveria ed egoismo; se quel signore è un vero tifoso va compreso“.

L’esempio di Daniele De Rossi

L’ex capitano della Roma Daniele De Rossi, la cui figlia è prossima al diploma, davanti all’invito della società a presenziare alla finale di Europa League, non ha tuttavia avuto alcun dubbio sulle sue priorità. “La Roma,  tramite Vito Scala, mi ha gentilmente invitato e con grande dispiacere ho dovuto rifiutare” ha infatti dichiarato “quando un pezzo del tuo cuore si diploma, tu non puoi mancare, non c’è finale che tenga”.

La finale di Champions League dell‘Inter

Analogo a quello del padre di Marta per significato è il caso del futuro sposo, le cui nozze si celebreranno il prossimo 10 giugno, giorno in cui si giocherà a Istanbul la finale di Champions League tra Inter e Manchester City. Su Matrimonio.com, forum popolare tra chi decide di convolare a nozze, Valeria ha scritto qualche giorno fa : “Ciao a tutte! Mi sposo il 10 giugno 2023 e per ironia della sorte quel giorno c’è la finale di Champions League… E per ancora più ironia della sorte in finale c’è l’Inter, la squadra del mio futuro marito… Lui dice che non gli importa di guardare la partita quel giorno ma insiste nel mettere una TV in sala per gli altri ospiti dicendo che ci faccio una brutta figura se non la metto. Onestamente per me la brutta figura la fa chi ad un matrimonio, per di più del proprio figlio, nipote, amico si estranea e guarda la partita invece di festeggiare. Sono io la strana? Che ne pensate?”. Anche sulle parole di Valeria, il mondo degli utenti social si è diviso tra chi si schiera dalla sua parte e chi vorrebbe guardare la partita anche se il matrimonio fosse il suo, oppure diserterebbe senza problemi un matrimonio, qualora coincidesse con una partita importante per la sua squadra.

Italia: quando e perché il calcio viene prima della famiglia?

Spinti da questi avvenimenti, abbiamo intervistato un campione di persone tra i 18 e i 63 anni, cittadini italiani e tifosi di svariate squadre di serie A, in grande maggioranza uomini, con l’intento di capire le ragioni dell’amore per il calcio dei nostri connazionali, e le motivazioni di chi, in occasione di una partita importante della propria squadra del cuore, non esiterebbe a darle la priorità rispetto a un qualsiasi avvenimento di famiglia.

Le parole dei giovani

La grande maggioranza dei 18-19enni non ha dubbi: l’amore per il calcio sarebbe legato alle emozioni, all’adrenalina, all’intrattenimento e al senso di appartenenza ad un gruppo che questo sport garantisce. F.B., che in passato è stato residente a Roma, sostiene inoltre che l’atteggiamento del padre di Marta sia dovuto a “una passione per il calcio molto più sentita, al Centro e al Sud, in particolare a Roma e Napoli, dove il calcio è vissuto quasi come una fede, anche per la poca consuetudine a ritrovare la propria squadra in una finale europea o in vetta al campionato”. I più giovani, inoltre, non condannano le azioni del padre di Marta, ma sarebbero invece pronti a giustificare i propri genitori, qualora facessero lo stesso. “Se il calcio venga o no prima della famiglia, dipende molto da che tipo di tifoso si è” dice M.S. “è una passione, e va vissuta come qualsiasi altra”. Una ragazza, F.A., esprime un’opinione a metà tra la comprensione e la rassegnazione: “Non vorrei mai vedere mio padre o mia madre alla mia laurea, o ad un’altra occasione importante per me, ma con la testa altrove, magari incollati al telefono per sapere il risultato di una partita. A queste condizioni, preferirei che non ci fossero. La televisione ad un matrimonio? Non la accetterei”.

Le parole dei più grandi

Molto vicine alle idee dei giovani si pongono le risposte della fascia 59-63 anni, composta in egual numero da uomini e donne. Anche per loro, il calcio equivale ad emozioni, brividi, intrattenimento e adrenalina, in alcuni casi anche famiglia. “Mi piace il calcio fin da quando ero bambina, per questo continuo ad amarlo” commenta M.B, che aggiunge anche “non perderei un’occasione importante per la mia famiglia per via di una partita di calcio. Posso sempre darle un’occhiata sul cellulare di tanto in tanto”. “Il padre di Marta va compreso” commenta D.M “vuole solo vivere la sua passione”. Più radicale è invece M.C, che vive il calcio come un amore vero e proprio: “la relazione con una donna può finire, quella con la squadra no”.

L’opposizione della “fascia di mezzo”

La fascia d’età nel mezzo, in particolare quella tra i 33 e i 42 anni, composta per la maggioranza da uomini, pur condividendo il piacere di seguire la propria squadra del cuore, e concordando sul senso di appartenenza e convivialità dato dal tifo, si pone invece su una linea del tutto opposta. “Il calcio deve essere uno svago” dicono A.G., A.S e P.R. “perciò non lo metterei mai davanti ai miei famigliari: nella mia classifica delle priorità, viene dopo”.