Multinazionali: lotta all’inquinamento o greenwashing?

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Multinazionali: lotta all’inquinamento o greenwashing?

Che cos’è il greenwashing? Una tecnica comunicativa o di marketing che le aziende, istituzioni o privati, mettono in atto per vendere un’immagine di sé come soggetti eco-sostenibili, quando in realtà l’unico scopo è quello di ripulirsi la reputazione. 

2030. È questo l’anno stabilito per il Net Zero, cui obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra il più vicino possibile allo zero, con il riassorbimento delle emissioni rimanenti dall’atmosfera, dagli oceani e dalle foreste. Per questo motivo molte aziende e grandi compagnie stanno cercando di diminuire le proprie emissioni, anche in vista della neutralità climatica fissata per il 2050.

Il Corporate Climate Responsibility Monitor, studio condotto da Carbon Market Watch in collaborazione con il NewClimate Institute, invece ha svelato che non tutte le multinazionali esaminate stanno attuando strategie soddisfacenti per ridurre le emissioni. 

Cosa riferisce il report

Nel report, che è stato pubblicato il 13 febbraio 2023, si analizza l’efficienza delle strategie climatiche di 24 grandi aziende, e si legge: «Nessuno dei piani climatici delle 24 aziende ha ricevuto un punteggio di “elevata integrità” nel CCRM di quest’anno. E, come l’anno scorso, solo una società, il gigante danese delle spedizioni Maersk, ha ottenuto una classifica di “ragionevole integrità”. Apple, ArcelorMittal, Google, H&M Group, Holcim, Microsoft, Stellantis e Thyssenkrupp sono riuscite tutte a ottenere un punteggio di “integrità moderata”, mentre le restanti 15 società hanno oscillato tra basso e molto basso». 

Un dato su cui riflettere, e che fa emergere pure lo studio, è che queste multinazionali, tra le più grandi al mondo,dichiarano di essere leader nella lotta all’inquinamento, ma al contempo sono ancora lontani dal raggiungere gli obiettivi richiesti; le loro pratiche infatti sembrano più di facciata che di sostanza. 

«Metà delle aziende valutate, tra cui Apple, DHL, Google e Microsoft, stanno già dichiarando la neutralità del carbonio, ma queste affermazioni coprono solo il 3% delle emissioni di tali società. Cosa ancora più preoccupante, tre quarti delle società pianificano di compensare o neutralizzare una parte significativa delle loro emissioni utilizzando crediti di carbonio derivanti da progetti forestali e altri progetti di utilizzo del suolo». 

In breve gli “sforzi” di queste aziende riguarda solo una bassissima percentuale delle emissioni prodotte.

Lo spettro del greenwashing che si cela dietro queste pratiche

Senza usare mezzi termini: il sospetto è che alcune imprese famose quando si sponsorizzano come aziende eco friendly, in verità altro non stiano facendo che del greenwashing. Per questo, Carbon Market Watch raccomanda ai governi di non utilizzare termini fuorvianti, come la neutralità del carbonio, ad esempio, e affermazioni net zero non comprovate, dalle comunicazioni delle aziende; perché in un certo modo se, rivelatesi false, queste asserzioni potrebbero venir equiparate a pubblicità ingannevole.

Con il termine greenwashing infatti si intende una tecnica comunicativa o una tecnica di marketing che le aziende, istituzioni o un privato, mettono in atto per vendere un’immagine di sé come soggetti eco-sostenibili, quando in realtà nelle loro pratiche di green c’è gran poco, e l’unico scopo è quello di ripulirsi la reputazione. 

Illuminante, in questo caso, è un’indagine di un anno fa condotta da The Guardian con InfluenceMap, che rivelò che su 78 risultati di ricerca di Google a tema clima: un annuncio su cinque era stato inserito da aziende con interessi significativi nei combustibili fossili.

L’appello all’Unione Europea

Questo citato è soltanto uno dei tanti esempi che si potrebbero fare in tema di greenwashing, e che putroppo non sono pochi. Proprio per evitare che le multinazionali vendano un’immagine di sé ingannevole, Carbon Market Watch, il 13 febbraio, ha inviato una lettera all’Unione Europea per invitare tutti i responsabili politici dell’UE a proteggere i consumatori e a limitare il greenwashing aziendale, anche a fronte dell’Empowering Consumers for the Green Transition. Nella lettera si chiede di istituire un divieto totale su tutte le affermazioni di neutralità climatica o ambientale o variazioni correlate, come “carbon neutral”, “CO2 neutral”, “CO2 compensato”, “climate positive”.