Nord a secco con il 53% in meno di neve sulle Alpi e ‘acque dolci’ prosciugate

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Nord a secco con il 53% in meno di neve sulle Alpi e ‘acque dolci’ prosciugate

La ‘bufera’ climatica e finanziaria non colpisce solo l’Italia, ma 10 Paesi nel mondo. Sono stati evidenziati anche gli aspetti economici. Rohan Hamden, amministratore delegato di Xdi: “E’ di vitale importanza che le aziende, i governi e gli stessi investitori comprendano le implicazioni pecuniarie del rischio climatico fisico”.

La scarsità di piogge e la conseguente siccità prolungata incidono notevolmente sui danni diretti ad usi civili, colture agrarie, allevamenti zootecnici e produzioni industriali. A pagarne le conseguenze è l’ equilibrio degli ecosistemi naturali: manca la neve sulle montagne, i laghi italiani sembrano ‘deserti’ polverosi ed i fiumi hanno raggiunto un seria carenza idrica.



L’ allarme lanciato da Legambiente



La situazione con elevata criticità è al Nord. Secondo i dati di Cima Research Foundation, Legambiente evidenzia la preoccupante carenza di neve con il 53% in meno sull’arco alpino: in particolare il bacino del Po con un deficit del 61%. Questo inverno manifesta casi presenti in estate con laghi e fiumi in sofferenza. Dal lago di Garda si raggiunge a piedi l’isola di San Biagio, non succedeva da trent’anni. Il livello del Po, alla stazione di controllo di Boretto, nel reggiano, domenica scorsa misurava 4,24 metri sotto il livello idrometrico. In Piemonte, il lago Ceresole è diventato una distesa di polvere e detriti. Anche Venezia è a secco, ma i canali senz’acqua non dipendono dalla siccità.


Le cifre di Coldiretti



Coldiretti quantifica gli stessi timori con stime analoghe: “Sarebbe necessario oltre un intero mese di pioggia per tornare alla normalità e garantire le produzioni agricole primaverili ed estive. La situazione è peggiore di quella dello scorso anno, registrando una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti. Quest’anno, verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni- ha spiegato la Coldiretti- L’Italia è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto (secondo l’OMS), poiché utilizza il 30-35% delle sue risorse idriche rinnovabili con un incremento del 6% ogni 10 anni. Secondo i dati diffusi dal Gruppo Intergovernativo degli Esperti sul Cambiamento Climatico, all’aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20% della disponibilità delle risorse idriche. Per il riso sono rappresentative le difficoltà in cui si trova l’intera agricoltura nazionale: a partire dalle semine di mais necessarie per garantire l’alimentazione del bestiame e per la produzione di latte e derivati. Ad aggravare il deficit del commercio internazionale è la guerra in Ucraina. L’annunciato arrivo di precipitazioni è importante per i campi e per le lavorazioni dei terreni in primavera. Infatti, si registra una insufficienza idrica del 30% e che sale addirittura al 40% nel settentrione”.



I fattori determinanti e il piano di intervento secondo Legambiente



Tre le principali cause dell’ allarmante scenario: l’ aumento delle temperature superiori ai valori medi del periodo, le scarse precipitazioni e la crescente crisi climatica. Per sopperire in parte alla crisi idrica e per evitare ulteriori conseguenze nei prossimi mesi, Legambiente propone 8 misure urgenti da adottare a livello nazionale: favorire la ricarica controllata della falda; l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico; il recupero della permeabilità e misure di de-sealing in ambiente urbano e agricolo con laghetti e piccoli bacini; interventi strutturali per il funzionamento del ciclo idrico integrato per ridurre le perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione; implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie; riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti e l’introduzione di misure per incentivare e defiscalizzare il settore idrico, come nel caso di interventi di efficientamento energetico.
“Il 2023 è appena iniziato, ma sta mostrando segnali preoccupanti in termini di eventi climatici estremi e livelli di siccità- ha affermato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente-Bisogna da subito adottare una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare. E’ fondamentale ridurre i prelievi nei diversi settori ed usi prima di raggiungere il punto di non ritorno!”.


La media dell’ ultimo decennio: le regioni italiane a rischio



L’Italia occupa i primi 10 posti nella classifica delle zone europee esposte a eventi meteorologici estremi, quali tornado, alluvioni e inondazioni. Il Veneto, la Lombardia e l’ Emilia-Romagna occupano rispettivamente il quarto, quinto ed ottavo posto della classifica redatta nello studio Xdi (The Cross Dependency Initiative) per il fattore rischio. La graduatoria pubblicata dagli esperti di Xdi, attivi nell’analisi dei rischi fisici in relazione al clima, è stata stilata sulla base di una banca dati tramite la quale vengono analizzate oltre 2.600 regioni di tutto il mondo. I dati risalgono dalle proiezioni dei danni agli edifici e alle proprietà causati da tali fenomeni avversi e dall’ innalzamento del livello del mare.


La graduatoria delle nazioni sottoposte a maggior rischio finanziario secondo Xdi


Le ripercussioni degli sconvolgimenti climatici, in particolare quelli provocati da ingenti inondazioni, stanno incidendo sul ‘nero’ impatto economico . Stando ad una recente analisi, il ‘primato’ lo detiene la Cina. A seguire, India e Stati Uniti che si classificano tra i primi 100 nel mondo con il 50% fra Stati, regioni ed entità amministrative. In Europa anche la Germania e la Russia rientrano tra le prime otto con: Bassa Sassonia, Fiandre, Krasnodar, Florida, Stavropol’, Baviera e Rostov. “Abbiamo pubblicato questa analisi in risposta alla richiesta degli investitori sui rischi che corrono- ha sottolineato Rohan Hamden, amministratore delegato di Xdi- Questi risultati evidenziano l’importanza del rapporto climatico con i mercati finanziari e obbligazionari (inclusi). E’ di vitale importanza che le aziende, i governi e gli stessi investitori comprendano le implicazioni pecuniarie del rischio climatico fisico e lo soppesino nel loro processo decisionale per scongiurare la crescita dei costi oltre i limiti!”.