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Inchiesta Hybris, 26 misure cautelari tra Licata, Gela e Catania

Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina. Sarebbe stata anche allestita una base logistica, con uomini e mezzi di videosorveglianza, per monitorare l’arrivo delle pattuglie delle forze dell’ordine.

E’ stata denominata Hybris la maxi operazione antidroga condotta dalla squadra mobile della Questura di Agrigento che ha portato a 26 ordinanze di misura cautelare. Una vasta rete di traffico di sostanze stupefacenti operante nei territori di Licata, Campobellodi Licata, Catania e Gela sgominata grazie al duro e minuzioso lavoro condotto dai poliziotti della squadra mobile di Agrigento, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia. 

Operazione Hybris, in manette 26 persone

Sono 26 in totale le misure di custodia cautelare emessi dal gip che hanno riguardato 14 persone di Licata, uno di Canicattì, sei persone di Gela, due di Catania e due campani. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e nello specifico di cocaina. 

Le misure di custodia cautelari sono scattate per: Michele Cavaleri, Antonietta Casaccio, Francesco Cavaleri, Marco Cavaleri, Paolo Cavallo, Luciano Orazio Curvà, Fabio Della Rossa, Giuseppe Domicoli, Calogero Forti, Gioacchino Giorgio, Angelo La Cognata, Concetta Maddalena Marino, Marco Marino, Giacomo Luca Marino, Antonio Milanese, Gioele Carmelo Musumeci, Michele Palma, Giuseppe Pasqualino, Nunzio Ratto, Giuseppe Sanfilippo, Ferdinando Roberto Serravalle, Lillo Serravalle, Angelo Sorriso, Fabrizio, Truisi e Santo Vitale. Per la licatese Ramona Marylin Cellura è stato firmato l’obblico di presentazione alla polizia giudiziaria.

Ampio giro d’affari per circa 42 mila euro a carico, i dettagli del blitz

Secondo le indagini condotte dai poliziotti capitanati dal vice questore aggiunto Giovanni Minardi, i destinatari delle misure cautelari avrebbero guidato un ampio giro d’affari che avrebbe portato fino a 39-42 mila euro di guadagni. E’ emerso anche che tre degli indagati avrebbero trasportato, offerto e commercializzato la sostanza stupefacente che avrebbe fruttato circa 39 mila euro. “Giuseppe Micoli e Paolo Cavallo avrebbero ricevuto una quantità imprecisata di cocaina verso un corrispettivo di 39 mila euro, per averla trasportata da Gela a Licata e per averla comunque illecitamente detenuta perché destinata ad un uso non esclusivamente personale”, si evince dalla conferenza stampa tenutasi negli uffici della Questura di Agrigento. 

Gli indagati Michele Cavaleri, Lillo Serravalle e Antonietta Casaccio, invece, sono accusati aver acquistato una quantità ancora sconosciuta di cocaina dietro un corrispettivo di 41.500 euro. Tra i fatti contestati, anche la cessione di armi che, secondo quanto affermano gli inquirenti si tratterebbe di pistole di ordinanza. A Calogero Forti, viene contestato di aver ceduto illegalmente un’arma da sparo. Lo stesso viene intercettato grazie ad una microspia inserita sul cellulare dell’altro indagato Michele Cavaleri: “Qua si ci mette il silenziatore… questo è il tappo per non farlo spostare… predisposta per il silenziatore… questa numero uno è” e ancora: “Io che le vendo… le ho vendute a quattro persone… una se l’è presa tuo fratello… mi arrivano ogni tanto, cinque sei di queste… torna da Favara e mi dice compaquesti, se li vuoi… ti dico che sono pistole d’ordinanza”, dice ancora Forti facendo riferimento alle armi in dotazione alla polizia municipale. 

Le intercettazioni risalenti al 2021

Un vero e proprio sodalizio criminale particolarmente organizzato anche per quanto riguarda il servizio di vigilanza attuato in caso di un eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Gli indagati, infatti, si sarebbero dotati di sistemi di videosorveglianza, oltre ad avvalersi di vere e proprie sentinelle al fine di eludere i controlli da parte delle forze dell’ordine. Dalle intercettazioni messe a verbale e risalenti al 19 luglio 2021, si evince che Antonietta Casaccio, convivente di Michele Cavaleri avrebbe notato una pattuglia della guardia di finanza e avrebbe avvisato tempestivamente il compagno che in quel momento si trovavano nelle vicinanze. Dalle ricostruzioni del gip, lo stesso Cavaleri si sarebbe recato davanti la caserma per verificare gli spostamenti delle pattuglie ed evitare perquisizioni e controlli. “Minimo, minimo sono entrati prima, un’ora fa, con ventitré, ventiquattro macchine, Giulietta. O sono venuti di fare danno o si sono preparati per andare a fare danno”, queste le parole udite dalle intercettazioni. 

Lo stesso Cavaleri, stando alle indagini del gip, avrebbe allestito una propria base logistica con uomini e mezzi di videosorveglianza per monitorare l’arrivo delle pattuglie delle forze dell’ordine.