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Presidenziali in Francia, Macron in netto vantaggio?

Secondo i sondaggi è davanti a tutti, ma non si escludono sorprese 

di Paolo Trapani 

A meno di due settimane dalle elezioni presidenziali in Francia (si vota domenica 10 aprile per il primo turno), nelle ultime ore sono stati diffusi alcuni sondaggi aggiornati. 

Le indagini demoscopiche, naturalmente, vanno prese con le pinze, ma sicuramente aiutano a capire il contesto politico ed elettorale di una consultazione decisiva per il futuro del Paese transalpino e dell’Europa in generale. 

Scontro elettorale dominato dalla politica estera

Lo scoppio della guerra in Ucraina, con l’invasione russa iniziata lo scorso 24 febbraio, sta condizionando anche il dibattito politico francese. Il Presidente in carica, Emmanuel Macron, sta puntando molto su un ruolo di mediazione internazionale, del suo governo e della Francia, per cercare di avere una parte determinante nel possibile superamento dello scontro armato. 

I sondaggi più aggiornati

Il Presidente in carica viene dato in vantaggio su tutti gli avversari. Il sondaggio effettuato dall’istituto Ipsos lo scorso 26 marzo (vedi foto) lo accredita di un buon 28%. 

Dietro di lui, ma nettamente staccata, c’è Marine Le Pen (il sondaggio le attribuisce un 17%). E sarebbe incalzata dal fronte estremo della sinistra francese, da Jean-Luc Mélenchon, che per Ipsos potrebbe conquistare addirittura il 14%.

Marine Le Pen, per questo primo turno delle presidenziali 2022, deve guardarsi sul fianco destro. Il candidato outsider di questa tornata elettorale è Eric Zemmour, polemista e scrittore, che sta cercando di mettere insieme un trasversale fronte populista che, però, punta a pescare voti soprattutto nell’elettorato nazionalista francese. 

Zemmour per le indagini demoscopiche potrebbe conquistare l’11%, un risultato non sufficiente ad arrivare al secondo turno e concorrere al ballottaggio, ma che rischia di rappresentare la vera mina vagante delle urne transalpine. 

Più deludente, almeno per i sondaggisti, sarebbe il risultato di Valérie Pécresse, candidata del fronte repubblicano, che conquisterebbe appena il 10%. 

Molto staccata poi è Anne Hidalgo, del partito socialista, ridotta ad un misero 2%. Male anche il candidato ecologista, Yannich Jadot, che non arriverebbe al 7%. 

Politica interna comunque decisiva

Su un punto gli analisti politici e i sondaggisti concordano: Macron gode dei favori del pronostico, ma deve fare attenzione. Non è detto che le scelte elettorali dei francesi verranno determinate solo ed esclusivamente dell’attualità della guerra e da ciò che ne deriva, per la Francia, sul piano internazionale. Anche la politica interna ha il suo peso, soprattutto se si considera l’elevato tasso di patriottismo del popolo transalpino. 

Lavoro, sicurezza, immigrazione, rilancio economico, gestione della crisi sanitaria, sono tutti temi caldi per l’elettorato e non si può escludere nessuna sorpresa sulle dinamiche di formazione del consenso. 

I punti-chiave dei programmi dei principali candidati

Macron: il Presidente uscente, a capo del movimento ‘La République En March‘, punta sulla transizione energetica, ma anche sul rafforzamento della macchina militare. Ha annunciato un progetto ambizioso per il rinnovamento termico (secondo il piano si partirà con 700.000 appartamenti all’anno da riconvertire), e promette la costruzione di 50 parchi eolici in mare entro il 2050. Inoltre vuole realizzare 14 nuove reattori nucleari. 

Le Pen: l’esponente del ‘Rassemblement National‘ punta molto sulla lotta all’immigrazione e vuole fare in modo che le domande d’asilo politico passino solo per le ambasciate e i consolati all’estero. Tutti gli immigrati senza documenti e gli stranieri condannati vanno immediatamente espulsi dal Paese. Inoltre, propone un giro di vite sullo ius soli e sull’acquisizione automatica della nazionalità attraverso il matrimonio.

Inoltre vuole vietare il velo islamico su tutti i mezzi pubblici. 

Zemmour: la mina vagante delle elezioni presidenziali in Francia ha fondato il partito di estrema destra “Reconquete!” e le sue prese di posizione vengono spesso tacciate di omofobia, misoginia, islamofobia e razzismo. La sicurezza interna dei francesi è il suo cavallo di battaglia elettorale ed il primo punto del programma è “ridurre a zero l’immigrazione”, prevedendo l’espulsione dei detenuti stranieri e delle persone segnalate dalle forze dell’ordine come minaccia alla sicurezza nazionale.

Mélenchon: l’ex ministro del governo retto da Lionel Jospin, dal 2016 guida ‘France Insoumise‘ ed ha a cuore sopratutto il tema lavoro. Propone infatti l’aumento del salario minimo a 1.400 euro netti e vuole adguare anche la pensione con il ritiro dal lavoro a 60 anni. Inoltre vuole un assegno mensile per i giovani tra i 18 e i 25 anni per il raggiungimento dell’indipendenza economica dai genitori. 

Pècresse: anche il suo programma guarda alla sicurezza interna e al lavoro. E punta a frenare l’ngresso degli stranieri con quote massime di accoglienza e lo stop alla regolarizzazione delle persone entrate in Francia in maniera irregolare. Inoltre vuole alzare i salari dei lavoratori del 10% in cinque anni.