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Presidenziali Francia, La caccia al voto guarda a destra

Liberismo, immigrazione, sicurezza, nazionalismo: i temi centrali della campagna elettorale

di Paolo Trapani 

Domenica 10 aprile si voterà per le elezioni presidenziali in Francia. A meno di due mesi dalle urne, la caccia al voto è più che scatenata. Ed ovviamente anche i sondaggi impazzano. La notizia clamorosa, secondo le indagini demoscopiche più accreditate, è che i primi quattro competitor vedono la sinistra, gli ambientalisti e i socialisti francesi tagliati completamente fuori dalla corsa. Secondo il sistema elettorale francese, se al primo turno nessun candidato conquista il 50,01% dei voti, si torna alle urne dopo due settimane, dunque il 24 aprile, con il ballottaggio tra i due candidati più votati. 

Macron in piena corsa

La candidatura principale è ovviamente quella del Presidente in carica: Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron. Secondo i sondaggi si potrebbe attestare intorno al 24% dei consensi. Ma attenzione, rispetto alla marcia trionfale di 5 anni fa, il Presidente francese ha decisamente cambiato strategia e programma per la conquista del consenso. Mentre in occasione della sua prima elezione, a maggio 2017, Macron emerse come un nuovo soggetto politico, libero e indipendente, capace di porsi al centro degli schieramenti politici tradizionali, oggi dopo il primo mandato alla guida dell’Eliseo appare un candidato molto più spostato verso il fronte destro dell’elettorato, ovvero protagonista di politiche e idee conservatrici e liberiste.  

Clamorosa scissione a Destra

Contro il Presidente in carica, proprio come cinque anni fa, corre Marine Le Pen, storica esponente della Destra francese. Le Pen punta all’Eliseo con il suo Rassemblement National, che ha sostituito lo storico Fronte Nazionale. I sondaggi la danno intorno al 18%. 

Proprio pochi giorni fa, però, Marine Le Pen ha subito un affronto politico e familiare molto pesante. Che potrebbe essere decisivo: sua nipote, la 32enne Marion Marechal, figura molto influente per i nazionalisti francesi, ha dichiarato che non la sosterrà nella corsa per le presidenziali. Un colpo davvero clamoroso se si considera che la giovane esponente politica è cresciuta sotto l’ala della zia di cui ha poi seguito le orme in politica. 

Come se non bastasse, Marine Le Pen deve guardarsi le spalle da un altro problema che si chiama Eric Zemmour, noto polemista e scrittore francese. Zemmour si candida come esponente dell’estrema destra e i sondaggi lo vedono attestarsi, per ora, intorno ad un lusinghiero 12%. Contrario all’immigrazione, fermo oppositore dell’integrazione della Comunità musulmana e con un programma ultra-nazionalista, Zemmour punta a conquistare il bacino di voti degli elettori francesi più estremisti e scontenti. 

La novità repubblicana: Valérie Pécresse

L’altra novità delle presidenziali francesi viene poi dal fronte repubblicano. Si chiama Valérie Pécresse che nel 2021 è stata rieletta a capo della regione dell’Île-de-France. Ad ottobre 2021 ha ripreso la tessera del partito repubblicano ed il 4 dicembre è stata scelta come candidata del partito post-gollista. Temi forti della sua campagna elettorale sono “ripristinare l’orgoglio francese” e “rimettere la Francia in ordine“. Secondo i sondaggi potrebbe raccogliere tra il 16% ed il 18% di consensi. 

E la Sinistra? E i socialisti?

Per adesso nei sondaggi molto staccati risultano gli altri tre candidati all’Eliseo, tutti di sinistra. Il primo, Jean-Luc Mélenchon, che fu tra le sorprese delle presidenziali del 2017, viene accreditato di un 10% circa. Dietro di lui ci sono l’esponente ecologista Yannick Jadot, che raccoglierebbe un 5%, e Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, candidata del Partito Socialista che secondo i sondaggi non andrebbe oltre il 3,5%. 

Il dato politico che più sorprende è proprio questo distacco di tutti i candidati di sinistra dalla vera corsa per l’Eliseo. E d’altronde anche i temi e i programmi per ora al centro del dibattito elettorale ruotano tutti intorno ai temi tradizionalmente cari alla destra, ovvero: immigrazione, liberismo, nazionalismo, sicurezza. 

Al voto mancano ancora 70 giorni, la competizione sarà forsennata e non mancheranno i colpi di scena. Anche perché da anni l’elettorato francese è molto fluido ed è complesso prevedere a chi rivolgerà la propria attenzione e la propria fiducia quando andrà a votare.