Sicilia e gli incendi, come funziona l’“industria del fuoco”

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Sicilia e gli incendi, come funziona l’“industria del fuoco”

Il 77% dei roghi registrati è di natura dolosa. Stando a quanto affermato nel Piano della Regione sull’antincendio boschivo, sarebbe stata messa in piedi una vera e propria “industria del fuoco”.

E’ allarme incendi in Sicilia. Il territorio sta per essere letteralmente raso al suolo dai numerosi incendi verificatisi nelle zone boschive, distruggendo vegetazione e abitazioni. 

Il 77% degli incendi in Sicilia è doloso

La Sicilia ha raggiunto un primato nazionale con 87 mila ettari di terreno andato a fuoco. Quello che appare fuor di dubbio è che la maggior parte degli incendi verificatisi nell’isola non avviene in modo naturale. È accertato che il 77% dei roghi registrati nel periodo compreso fra il 2010 ed il 2020 è di natura dolosa. Sono molteplici i motivi che spingono i piromani ad appiccare i fuochi. Stando a quanto affermato dal piano della Regione sull’antincendio boschivo, sarebbe stata messa in piedi una vera e propria “industria del fuoco”: piromani che, approfittando delle calde temperature appiccano il fuoco per creare nuovi posti di lavoro. Una volta distrutta gran parte di vegetazione, case ed ettari di terreni, infatti, verrebbe assunta nuova mano d’opera per le attività di avvistamento, estinzione e di successiva ricostruzione.

Il piano Aib spiega le motivazioni che spingono i piromani ad appiccare il fuoco

“Il ricorso a mano d’opera precaria e poco qualificata, con una finalizzazione spesso più assistenziale che produttiva, ha talvolta indotto l’insorgenza di un ciclo vizioso, dove l’incendio volontario da parte di operai stagionali può costituire lo strumento per mantenere o motivare occasioni di impiego”, si legge nel piano antincendi boschivi (Aib). Molto spesso, gli incendi sono “frutto di protesta” per la mancata assunzione di mano d’opera per la riqualificazione dei territori distrutti dai fuochi o come rappresaglia per la chiusura dei cantieri. Inoltre, tra le motivazioni che spingono ad appiccare il fuoco, anche l’eliminazione dei boschi per creare nuovi terreni adibiti al pascolo o per trasformare le aree rurali in aree edificabili. C’è chi ipotizza anche che molti boschi vengano bruciati per creare terreno per il business redditizio del fotovoltaico.

L’ombra di Cosa nostra dietro i roghi in Sicilia

Non resta esclusa l’ombra della mafia che, per continuare gli affari collegati allo smaltimento di rifiuti tossici, crea nuovi siti di stoccaggio. Molti clan preferiscono stoccare i rifiuti in vecchi capannoni per poi incenerirli e poi c’è chi utilizza gli impianti di stoccaggio autorizzati dove divampano incendi a causa del sovrastoccaggio o della miscelazione di più rifiuti altamente infiammabili.

Basta ricordare l’inchiesta della DDA di Bari denominata “Black Fire” da cui è emerso che tonnellate di rifiuti venivano smaltiti illegalmente in siti agricoli situati nei comuni di Foggia, San Severo, Apricena, Serracapriola, Poggio Imperiale, Carpino. E non solo in Puglia. Anche in Sicilia, la mafia potrebbe utilizzare gli incendi per compiere loschi affari e molto spesso utilizzare il fuoco a scopo intimidatorio ai danni di aziende che non vogliono piegarsi al pizzo o che rifiutano “l’aiuto di Cosq nostra” intenta a riciclare denaro sporco. Dalla relazione della Direzione nazionale antimafia, infatti, si evince che tali aggressioni potrebbero manifestarsi sia per assicurare servizi di protezione alle strutture produttive, sia per la gestione di aziende che potrebbero dare un ausilio a Cosa nostra per attività di riciclaggio di denaro.

L’identikit del piromane di varie tipologie, secondo l’FBI

Gli uomini della Behavioral science unit, squadre speciali dell’FBI, invece, hanno tracciato l’identikit dei piromani: persone solitarie o antisociali con un passato non proprio tranquillo alle spalle che spesso sfocia in ribellioni adolescenziali e di violenze su animali. Stando alle ricerche degli esperti, ci sarebbero quattro profili che identificano chi ama bruciare. Il primo è il vandalo, solitamente un giovane sui 16 anni che unendosi in branco  appicca il fuoco a giardini, scuole e parchi. Il secondo, invece, appiccherebbe il fuoco per vendetta o ritorsione distruggendo boschi o automobili. Infine, c’è chi causa l’incendio per generare un profitto. Si tratta solitamente di una persona pregiudicata che per conto proprio o su commissione accende il rogo per accaparrarsi terreni da adibire al pascolo o alla coltivazione o da edificare. Molto spesso, anche per ritorsione connesse allo spaccio di sostanze stupefacenti.

Il governo Meloni pronto a nuove misure per fronteggiare l’emergenza

Di fronte a tale situazione, il governo sta tuttora lavorando per inasprire le pene agli incendiari, ovvero introdurre delle aggravanti per chi provoca incendi per generare profitti. Il ministro Matteo Salvini con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari hanno proposto il rafforzamento dei controlli anche attraverso l’utilizzo dei droni. Il governo Meloni, inoltre, assicura che presto ci saranno nuove assunzioni per combattere gli incendi. A Palermo, il presidente Schifani ha assicurato l’arrivo di oltre 100 mezzi antincendio e di 300-400 unità in più.