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Sicilia, Sanità in collasso

Un anno per una visita al seno e quattro mesi per un elettrocardiogramma. Gravi difficoltà e carenze sanitarie per il territorio siciliano, secondo l’ultimo rapporto del Crea.

Giungono segnali allarmanti dalla sanità siciliana.

Tempi di attesa lunghi e carenza di medici, dati preoccupanti

Alcuni esempi lasciano intravedere uno scenario davvero preoccupante: quasi 180 giorni, 6 mesi, per un’ecografia alla mammella all’Ospedale Cannizzaro di Catania, 361 giorni per una visita senologica. All’Ospedale di Messina, invece, un paziente ha dovuto attendere più di otto mesi per una spirometria e ancora, al “Garibaldi” di Catania, 195 giorni di attesa per una risonanza magnetica all’encefalo. C’è da aspettare 110 giorni per una visita neurologica all’ Ospedale Cervello di Palermo e quasi quattro mesi per un elettrocardiogramma eseguita da un paziente al Civico di Palermo.

A preoccupare anche l’arrivo dell’estate. La mancanza di medici negli ospedali e, soprattutto, nei Pronto Soccorso è cronica. Con un basso numero di medici, infatti, si allungherebbero ancora i tempi di attesa nei corridoi dei Pronto Soccorso per i casi meno gravi. Va considerato anche il fatto che le ambulanze utilizzate per le emergenze rimarrebbero senza medici a bordo.  L’assenza di medici e di personale sanitario in genere nasce anche dal rallentamento degli iter concorsuali: molti professionisti hanno già vinto un concorso ma, per via della burocrazia, continuano tuttora ad aspettare per essere chiamati in servizio.

Stando all’analisi tracciata dal CREA, il Centro per la ricerca economica applicata, il territorio siciliano risulta essere uno dei territori che maggiormente risente la crisi in ambito sanitario. Bocciati anche la Puglia, la Sardegna, la Campania, la Basilicata e la Calabria.

Il rapporto del Crea sulla sanità in Sicilia

Il rapporto del Crea si basa su sei indicatori diversi: appropriatezza, equità sociale, esiti, economico-finanziaria ed innovazione. Sei punti cruciali su cui il territorio siciliano pecca di più. Basti pensare alla spesa sanitaria pubblica pro capite standardizzata che ha già superato la media nazionale, ma che nello stesso tempo non riesce ad assicurare garanzie ai siciliani. Molti isolani, infatti, sono costretti a rinunciare alle cure a causa dei loro problemi economici e, inoltre, devono fare i conti con liste d’attese infinite e le lunghe distanze che intercorrono fra le loro abitazioni e il punto medico più vicino.

Nella mappa tracciata dal CREA, sei Regioni d’Italia si trovano in zona verde e si tratta del Veneto, del Piemonte, dell’Emilia Romagna, della Toscana, della Lombardia e delle Marche con un indice di performance poco sotto del 50%. Liguria, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo, invece, rientrano in zona arancione. In “rosso”, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e la Sicilia con un indice di performance al di sotto del 32%. Circa 29 milioni di cittadini che abitano nelle Regioni del centro-nord possono dormire sonni tranquilli con la possibilità di usufruire di un ottimo servizio sanitario. La restante parte, invece, potrebbe incorrere in difficoltà. 

Sempre secondo il rapporto CREA, la dimensione dell’appropriatezza contribuisce per circa il 24,9% alla performance, equità per il 22,6% e sociale per il 15,6%. Inoltre, la dimensione esiti contribuisce a formare la performance per oltre il 13,9% mentre le dimensioni economico-finanziaria e innovazioni contribuiscono rispettivamente per il 12,1% e l’11,5%.

Sanità in Sicilia al collasso, servono interventi immediati

La Sicilia, rappresenta uno dei maggiori territori che risente delle difficoltà in ambito sanitario, con indici molto bassi anche per quanto concerne il management aziendale e i rappresentanti dell’industria medicale.

Ad intervenire, il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Antonio De Luca che lancia un appello affinché vengano presi seri provvedimenti per risanare la sanità siciliana: “Nessuna sorpresa, per carità, basta guardarsi attorno per accorgersi del disastro. Quello che ci chiediamo, però, cosa aspetti il governo per agire, se attenda che crolli tutto prima di muovere un dito. Qui ci vorrebbe una sorta di piano Marshall per tamponare alcune delle enormi carenze”, ha spiegato. La preoccupazione giunge anche dal deputato Pd, Mario Giambona: “I dati che emergono dal Rapporto sulla sanità, descrivono la sanità italiana in grande difficoltà e quella siciliana drammatica. La Sanità siciliana è al collasso. Servono risorse fresche e il Meccanismo europeo di Stabilità potrebbe essere un’ancora di salvataggio – ha spiegato – E’ indispensabile investire maggiori fondi e lavorare per la razionalizzazione della spesa, anche attraverso un efficace sistema di prevenzione”.

Il Mes garantirebbe un finanziamento di circa 36-37 milioni di euro

In campo sanitario, la Sicilia presenta un buco di oltre 240 milioni di euro che, stando al parlamentare del Partito Democratico, potrebbe essere risanato grazie al Mes utilizzato già in piena pandemia. Il Meccanismo economico di stabilità, infatti, garantirebbe un finanziamento di circa 36-37 milioni di euro.

Per il segretario regionale  della Cgil Alfio Mannino, invece, chiudono anche i Pronto Soccorso, mentre si trovano in difficoltà anche i reparti di emergenza e di urgenza con maggiore sofferenza per le aree interne. Per non parlare anche della carenza degli organici tra i di medici e personale sanitario.