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Venire al mondo

Come si affronta questo momento nelle diverse culture? Abbiamo intervistato anche una neonatologa e un’ostetrica per farci raccontare come è cambiato il parto nel nostro Paese nel corso degli ultimi anni.

Secondo una leggenda talmudica (nome delle opere che raccolgono norme giuridiche, etiche e rituali del popolo ebraico), quando un bambino nasce possiede ancora le conoscenze acquisite nelle sue vite anteriori. È in quel momento che un angelo gli appare imponendogli di mantenere questo sapere segreto. L’angelo posa il suo dito sul labbro del neonato e all’istante dimenticata tutto per affacciarsi alla vita, ma rimane una traccia del suo passaggio, la piccola cavità che disegna una fossa fra il nostro labbro superiore e il naso. Soltanto in quel momento può emettere il suo primo grido.

Come si viene al mondo oggi?
Come si affronta nelle diverse tradizioni e culture questo momento?

In alcuni luoghi ci sono ancora donne che per partorire devono o scelgono di affidarsi soltanto a se stesse, seguendo il sapere del loro corpo, mentre altre si abbandonano alle esperienze dei medici e alle cure degli ospedali, ma il momento della nascita, seppure affrontato in maniera diversa, è universale e rappresenta l’inizio della storia di tutti noi.

In California

In California gli aiuti vengono ricercati soprattutto nello yoga e nella meditazione, spesso le gestanti decidono di partorire in vasche circondate da delfini, che attraverso i loro suoni riescono a mettersi in contatto con il nascituro, rassicurandolo e tranquillizzandolo. Occorre allontanare tutto quanto è negativo e, attraverso il contatto con l’acqua, le future mamme potranno ritrovare le sensazioni del feto nel liquido amniotico comprendendo appieno le sensazioni della nascita.

In Canada

In Canada il movimento della “donna liberata” ritiene che il parto non sia pericoloso, ma lo è piuttosto ritrovarsi in un ospedale. Da sempre le donne hanno dato la vita ed è attraverso questa forza che pensano sia possibile partorire seguendo il loro istinto. Sempre più gestanti in questo paese decidono quindi di rimanere in casa circondate dai familiari senza alcun aiuto medico, assecondando quella che definiscono la nascita libera.

In Namibia

In Namibia le donne Himba che sentono arrivato il momento del parto, aiutate dalle anziane del villaggio, si dipingono il corpo con una speciale argilla rossa per rendersi belle all’arrivo del loro bambino. Se sarà una femmina potranno ottenere qualche capo di bestiame. Fin dall’infanzia gli uomini offrono animali alle famiglie in modo da conquistare le loro figlie e poterle in seguito sposare.

In Marocco

In Marocco le donne Tuareg cercano un riparo lontano dal loro accampamento, non possono partorire nei giacigli in cui dormono anche gli uomini, la tradizione vuole che diano la vita sulla sabbia del deserto. Verrà sacrificata una capra per proteggere la loro vita e quella del nascituro.

In Vietnam

In Vietnam ogni anno nascono 4500 bambini e tutti emettono il loro primo vagito in ospedale. In questo Paese si è obbligate per legge a affidarsi alle cure mediche per ridurre problemi, anche se il rischio della morte rimane sempre, è parte del processo della nascita.

In Giappone 

In Giappone il parto è considerato come il sorgere del sole, non si può né accelerarlo, né bloccarlo, si ritiene che la modernità abbia sconvolto tutto. I protocolli degli ospedali rendono disumana la nascita trattandola come una malattia, la donna non è una macchina e il bambino non è un prodotto. Il corpo deve essere sollecitato come una volta, assecondando i ritmi le donne potranno partorire senza alcun supporto medico.

In India 

In India i medici cercano sempre di praticare il cesareo per poter chiedere più soldi alle gestanti che si recano in ospedale, questa è una delle ragioni per cui molte preferiscono scegliere un’ostetrica che, attraverso il suo sapere spesso tramandato, le potrà aiutare in questo particolare momento. Verrà regalato del riso segno di fortuna e abbondanza che saprà dare il giusto e prezioso conforto.

E in Italia cosa accade al momento della nascita? 

Ne abbiamo parlato con Sabina Ciotti, neonatologa della Regione Toscana

“Sono neonatologa dal 2002 e ogni anno nell’ospedale in cui lavoro mediamente nascono dai 1000 ai 1100 bambini. Negli ultimi tempi c’è stato sicuramente un deciso peggioramento nel modo di affrontare il parto. Le donne arrivano molto spaventate, la paura le blocca facendole divenire poco collaborative e questo a sua volta comporta un elevato numero di rischi. Non sono abituate al dolore, chiedono subito l’intervento dei sanitari, vogliono che siano loro a prendere in mano la situazione, privandosi di ogni responsabilità. Sono sempre più grandi anche oltre i 45 anni, proprio oggi abbiamo avuto un parto di una cinquantaquattrenne. La nascita ormai appare come un evento programmato, la sensazione che si ha è che diverse si vogliano adeguare a quello che la società chiede, senza un desiderio di base. Non vogliono allattare, vogliono riprendere velocemente la loro vita, le loro abitudini. I parti naturali sono rari, fra richieste di cesarei e induzioni e quasi tutti presentano qualche complessità. Il ruolo del neonatologo oltre a occuparsi della terapia intensiva neonatale è quello di essere presente in sala parto nel caso dovessero insorgere delle problematiche, soprattutto respiratorie. Se tutto procede normalmente ci rendiamo invisibili, cerchiamo di non interferire. Le situazioni più frequenti che richiedono il nostro intervento riguardano distacchi improvvisi di placenta, del cordone ombelicale, parti prematuri o casi in cui il bambino ha difficoltà a uscire, dove c’è una sofferenza e rischia la vita. Fra quelli che ricordo ancora con emozione, uno ha riguardato un prematuro alla trentesima settimana. Quando sono arrivata in sala parto non aveva più battito, abbiamo praticato la rianimazione per 32 minuti e, proprio mentre stavamo iniziando a staccare tutti gli ausili, ha iniziato a muoversi emettendo un vagito. Abbiamo temuto che tutto quel tempo trascorso senza segni vitali avesse gravemente compromesso la sua attività cerebrale, miracolosamente il piccolo è risultato sanissimo. L’altro ha coinvolto una coppia omogenitoriale. Tutto si è svolto nella più completa rilassatezza e tranquillità, un evento gestito con naturalezza. C’è stato da parte della compagna un accudimento speciale, adeguato, purtroppo abbiamo rilevato che spesso i futuri padri che decidono di entrare per assistere invece non riescono a sedimentare le emozioni, a essere di conforto, anzi spesso finiscono per creare problemi”.

Ostetrica deriva da ob-stetrix

Abbiamo incontrato anche Sara Modena, ostetrica e coordinatrice dei servizi territoriali della Regione Toscana.

“Sono ostetrica dal 2000 e fare questa professione per me è sempre stata una vocazione, ammiravo fin da piccola le pance delle gestanti. Non li ho mai elencati, ma penso complessivamente di aver seguito almeno 3000 parti. Ostetrica deriva dalla parola latina ob-stetrix, che letteralmente significa – stare davanti o sostenere – davanti alla partoriente in attesa di accogliere la vita fra le nostre mani che esprimono un linguaggio. Le dita si trasformano in uno strumento di diagnosi e talvolta di cura. Con il trascorrere del tempo, rispetto agli inizi, le condizioni legate al parto sono peggiorate. Troppo medicalizzato e le future madri continuano a essere troppo lucide e informate, dare alla luce un figlio riguarda la parte più istintuale di ognuna di noi che è stata adesso decisamente mascolinizzata. Parto in alcune traduzioni significa che la madre va e ritorna con il bambino e in questo non c’è niente di razionale. Il venire al mondo è un momento meraviglioso, ogni volta emozionante, c’è una fortissima scarica di adrenalina anche per la paura di inconvenienti. Ricordo di aver pianto ogni volta, si sprigiona una fortissima energia, si avverte il dolore da parte della mamma, non solo fisico ma anche quello del lasciar andare la sua creatura, che saprà esattamente quello che deve fare per uscire fuori. Il nascere inoltre richiede tempo e adesso invece i futuri genitori, soprattutto i padri non se lo vogliono prendere, una volta ci chiedevano – sta andando tutto bene? Adesso invece ci chiedono quanto può mancare. Fra i parti che ricordo con più trasporto quello di una mia amica che aveva fatto anche percorsi di procreazione assistita, poi in maniera del tutto naturale è arrivato questo dono, la sua nascita è stata un momento davvero toccante. Ho anche assistito alla scelta dolorosa di una madre che ha deciso di non tenere il suo bambino e darlo in adozione. Non ricordo rituali particolari ma da noi esiste una tradizione, quella di far indossare un camicino di un leggero tessuto denominato della felicità”.

Chissà quante donne partoriranno oggi nel mondo, influenzate dai pianeti che hanno incidenza sulle nascite, raccolte tutte nel cono d’ombra della luna, ansiose di dare la vita e pare di sentirli tutti questi neonati mentre emetteranno il loro primo gemito.