Venti secondi per rubare le auto, ma scatta il blitz Carback

Il Mediterraneo ha la sua isola di plastica
5 Maggio 2023
Hai mai fumato cannabis? Un quarto dei liceali intervistati risponde sì
5 Maggio 2023
Il Mediterraneo ha la sua isola di plastica
5 Maggio 2023
Hai mai fumato cannabis? Un quarto dei liceali intervistati risponde sì
5 Maggio 2023

Venti secondi per rubare le auto, ma scatta il blitz Carback

Mafia: 68 arresti nel Catanese per le auto rubate e per l’estorsione con il metodo del “cavallo di ritorno”

Rubavano le auto in 20 secondi e la restituivano in cambio di soldi. E’ questo il metodo utilizzato da un’organizzazione dedita al traffico di auto rubate nel territorio di Catania. Un’indagine durata circa due anni che ha portato all’arresto di 68 persone nelle zone di Siracusa, Agrigento, Pavia, Vibo Valentia e nella provincia di Catania. 

Oltre 400 carabinieri sono stati impegnati nel blitz denominato Carback che ha permesso di sgominare una banda criminale dedita al furto d’auto, ricettazione ed estorsione con metodo del “cavallo di ritorno”. Ad eseguire le misure di custodia cautelare i carabinieri della compagnia di Catania Fontanarossa in collaborazione con il XXII Reggimento Sicilia, lo Squadrone EliportatoCacciatori, il Nucleo Elicotteri ed il Nucleo Cinofili  su richiesta della procura della Repubblica di Catania.

Tangenti dai 300 ai 1500 euro per riavere l’auto indietro

Stando a quanto emerso dalle indagini, le auto venivano rubate per strada e rivenderle subito dopo dietro un corrispettivo che variava dai 300 ai 1500 euro in base al valore e alle condizioni dell’autovettura. Nel caso in cui il proprietario dell’auto non si piegava alla tecnica del carback, la vettura veniva smontata e rivenduta a pezzi. 

I carabinieri illustrano il modus operandi

A margine della conferenza stampa, i carabinieri hanno illustrato il modus operanti della banda: le auto venivano lasciate in strada per capire se era dotata di un altro Gps, rispetto a quello di serie. L’organizzazione era divisa su tre “batterie” che mettevano a segno i furti nelle zone di Monte Po’, San Giorgio e San Cristoforo. La batteria di Monte Po’, era attiva nel quartiere Nesima ed in altri paesi etnei,  la banda di San Giorgio operava nella zona centrale della città mentre quella di San Cristoforo concentrava le sue attività illecite nei parcheggi di centri commerciali dell’hinterland etneo.

La tecnica utilizzata per rubare le auto in 20 secondi

Sempre secondo quanto riferito dagli investigatori, gli indagati utilizzavano la tecnica del bottone. Inserivano un dispositivo elettronico nella presa Obd delle auto da rubare e copiavano i codici contenuti all’interno della centralina permettendo di accaparrarsi l’auto in 20 secondi.  Inoltre, veniva usata una centralina non codificata da montare sull’auto e sostituirla su quella originale. Nell’indagine sono coinvolti anche tredici proprietari di auto  accusati di favoreggiamento per aver pagato una tangente al fine di riavere indietro la loro auto.

Scoperto anche un traffico di stupefacenti legato al clan Cappello

Nella medesima operazione è stato scoperto anche un vasto traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, nel quale sono coinvolte oltre 30 persone legale al clan Cappello. L’organizzazione criminale gestiva le piazze di spaccio di Librino e San Giorgio ottenendo ricavi per oltre duemila euro al giorno. Dall’indagine è emerso anche che veniva utilizzata la stessa base logistica, un autonoleggio della zona San Giorgio disponibile sia per i pusher sia per i ladri d’auto. Nel garage venivano concentrate le varie attività illecite delle due organizzazioni criminali: accordi e incontri, oltre alle contrattazioni sul rifornimento delle principali piazze di spaccio come Nicolosi, Siracusa, Palermo, Trapani e Marsala. L’attività fruttava fino a 42 mila euro.