Voto utile, le parole chiave della campagna elettorale

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Voto utile, le parole chiave della campagna elettorale

Gli appelli a non disperdere i consensi sono protagonisti dei comizi, ma che cos’è il voto utile?

L’articolo 48 della Costituzione italiana sancisce il diritto di voto. “Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico“. Ma allora se il voto è eguale e libero, perché i leader politici, puntualmente in ogni campagna elettorale, fanno riferimento al Voto utile?

Viaggio nel tempo 

Con un breve giro sul web e negli archivi dei giornali si trovano decine di accorati appelli e dichiarazioni sul “voto utile”. Alcuni esempi recenti: «La sfida è tra due, noi e il Pdl, e noi ci dobbiamo rivolgere agli indecisi, ai molti delusi, soprattutto di An, e anche all’estrema sinistra» (Valter Veltroni, candidato premier del centrosinistra – aprile 2008). «Ci sono buone possibilità di farcela subito. L’unico elemento d’incertezza sono i dodici candidati a sindaco. Il rischio è che si verifichi un effetto dispersione. Per questo chiedo ai torinesi di dare un voto utile, che pesi per davvero» (Piero Fassino candidato sindaco di Torino – maggio 2011). «Il ragionamento sul voto utile in campagna elettorale? Con il Pd siamo d’accordo che una democrazia compiuta è quella bipolare» (Silvio Berlusconi elezioni politiche gennaio 2013). 

Gli appelli per il 25 settembre

Anche in questa campagna elettorale non mancano inviti e ragionamenti. Per il leader Pd Enrico Letta «Chi vuole battere la destra ha un solo voto utile, quello per il centrosinistra. Tutti gli altri sono voti che in un modo o nell’altro aiutano le destre». 

«Siamo noi l’unico voto utile perché l’Italia torni a crescere» ha detto Renzi pochi giorni fa. E «Non c’è fattualmente voto utile che non sia sul plurinominale in particolare al Senato ed è lì che fermeremo la destra» ha aggiunto l’alleato Calenda. 

Il mantra

Insomma il voto utile è un mantra, elemento comune ai comizi degli ultimi 30 anni: la prima spiegazione sta nei sistemi maggioritari. Se si analizza un qualunque collegio uninominale, dove i candidati si misurano faccia a faccia e vincono anche con un solo voto in più, le reali possibilità di farcela si riducono quasi sempre a due schieramenti. Da qui il tentativo dei leader di fare in modo che gli elettori ignorino quelle forze politiche che sondaggi e pronostici indicano come minori. 

C’era una volta il bipolarismo

Per anni, dal 1994 al 2013, con la figura centrale di Silvio Berlusconi e con la polarizzazione dello scontro trai suoi sostenitori e chi lo avversava, le vere possibilità di vittoria sono state del centrosinistra (è accaduto con le vittorie alle politiche 1996 e 2016) e del centrodestra (vittoria alle politiche 1994, 2001 e 2008). Anche il sistema di designazione dei sindaci, elezione diretta in vigore dal 1993, ha codificato, con il doppio turno ed il ballottaggio, un meccanismo di “voto utile”. 

Il nuovo quadro politico (frammentato)

Cinque anni fa, lo scontro vero fu tutto tra la Lega con il centrodestra, che conquistò quasi tutti i collegi del nord, e il Movimento cinque stelle, che fece incetta di vittorie nel centrosud. Oggi la faccenda è più complicata: nei collegi maggioritari uninominali ci sono anche 7/9 candidati e gli schieramenti con maggiore visibilità sono sostanzialmente quattro: Pd e alleati, Centrodestra, M5S, alleanza Renzi/Calenda. Difficile polarizzare lo scontro a soli due poli. 

Italia paese frastagliato

Ma fanno davvero breccia gli appelli al voto utile? A guardare i candidati e i risultati precedenti no. L’orgia di simboli, che appare all’elettore sulla scheda, è da sempre lo specchio di una realtà politica complessa e variegata. E avere tanti candidati alla fine vuol dire alimentare pluralismo e partecipazione. Il punto vero, semmai, è la confusione. Perché anche il 25 settembre, a urne chiuse, salteranno fuori molti partiti e liste con percentuale da prefisso telefonico.  E dovrebbe essere il meccanismo insito nella legge elettorale, quella attuale mescola maggioritario e proporzionale, a generare la sintesi e sancire il vincitore. Almeno si spera…


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