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Al fianco dell’autismo, partendo dalla Romania di Ceausescu

di Alessandro Zenti

Oggi il suo lavoro è stare vicino ai ragazzi autistici e cercare di rendere la loro vita migliore, e se gli chiedi cosa fa, ti risponde sorridendo e socchiudendo gli occhi: “Sto vicino a chi ha bisogno”. Alina arriva in Italia per la prima volta nel 1998 per un breve periodo. Dalla Romania. Un anno dopo ritorna, conosce e sposa nel settembre 1999 l’uomo che sarà il suo compagno di vita.

Per più di 10 anni lavora per conto di varie cooperative presso aziende dell’indotto Fiat e altre fabbriche della zona industriale di Melfi come addetta alle pulizie e addetta mensa.

Nel 2004 inizia a lavorare nel centro di riabilitazione disabili, posto a cui dedicherà gli anni a seguire, costruendo una carriera accompagnata da un’adeguata preparazione professionale. Fa il primo esame presso l’Università degli studi di Foggia nel giugno 2013. Il primo 30 la fa volare e il resto degli esami universitari portano solo soddisfazioni, oltre alla borsa di studio per tutta la durata dell’ Università. Dopo la morte del marito nel giugno 2017, così come gli aveva promesso, porta a casa gli ultimi esami della laurea magistrale.

Infanzia e giovinezza in Romania

Alina nasce in un giugno caldissimo del 1976 a Piatra Neamt in Romania. La madre, a quel tempo commessa in un negozio di scarpe, mentre allestiva una vetrina, si accorse che qualcosa non andava, uno sforzo la condusse di corsa in ospedale. Nacque così Ana Maria da tutti chiamata Alina, uno scricciolo di bambina che raggiungeva appena il chilogrammo. Per un anno e mezzo restò nell’incubatrice e contro tutti i pronostici sopravvisse.

L’infanzia secondo le regole imposte da un regime che doveva decidere tutto per tutti. Sentiva di essere diversa nella curiosità di voler attraversare, soprattutto, i confini mentali imposti dagli altri. Duri gli anni dell’adolescenza fine Anni Ottanta, perché le crepe del regime dittatoriale si facevano sentire nel quotidiano di chiunque.

Già qualche anno prima dell’89 scarseggiavano gli alimenti che venivano distribuiti secondo una quota decisa dal vertice del partito, tramite una tessera che spettava ad ogni famiglia. Ogni giorno si poteva comprare mezzo filone e mezzo litro di olio a persona, più 6 uova al mese. Era quello che spettava.

Spesso toglievano la corrente. Ascoltavano Radio Londra al buio sentivano le notizie dall’Occidente. Non si poteva andare troppo in chiesa. Le nonne andavano a messa nelle case dove i preti dicevano messa di nascosto, soprattutto nelle campagne dove erano molto credenti. Poi c’erano le cooperative di partito a cui i contadini dovevano lasciare una quota di animali e prodotti. Nei villaggi si nascondevano gli animali, collaborando con i vicini, per non perdere animali e prodotti. Fin da piccola, i nonni le insegnarono a dire, qualora fosse arrivato qualcuno, che la nonna non aveva galline e papere.  

A scuola, all’inizio di ogni anno scolastico, c’era l’obbligo nel mese di settembre, dal primo al 15, di lavorare nei campi, in pullman si partiva da scuola al mattino e si tornava a sera intorno alle 18. Tutti i bambini dovevano raccogliere patate e mais, si chiamava “pratica agricola”. I bambini dai 10 anni in su, dovevano lavorare nelle cooperative del partito. 

Il 23 agosto, il compleanno del partito

Ogni anno il 23 agosto era il compleanno del partito e del dittatore, c’erano i preparativi per la festa di elogio, che veniva trasmessa registrata, simulando una diretta il 23 agosto. I bambini dal primo agosto non potevano andare in vacanza, nessuno, perché dovevano essere tutti allo stadio, sotto il sole, tutti i giorni, dai piccoli ai grandi, per le prove. Un mese allo stadio, sotto il sole, con la bandiera. Vestiti con uniformi che, in alcuni giorni, erano obbligatorie anche a scuola.

Ogni fine anno scolastico, l’alunno che aveva buoni voti riceveva un premio. Alina ha lasciato spesso il suo premio ai figli di membri importanti del partito. Una volta ha anche sentito mentre la maestra lo faceva capire al padre e quell’anno suo padre la portò al mare, non ha frequentato negli ultimi giorni, perché avrebbe visto la corona che spettava a lei, consegnata ad un altro. Alina lo ricorda dalle foto al mare.

Il regime di Nicolae Ceausescu è finito il 21 dicembre del 1989.