Difesa europea, per cambiare il “gigante economico, nano politico e verme militare”

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Difesa europea, per cambiare il “gigante economico, nano politico e verme militare”

È necessaria una linea europea comune per diventare il secondo pilastro della Nato, sulla scia di quella che fu la “dottrina Truman”

Ne Il Tramonto della Democrazia, Anne Applebaum scrive: “Magari non vogliamo rivaleggiare e nemmeno avere a che fare con loro. Ma loro si occupano noi. Capiscono che il linguaggio della democrazia, della lotta alla corruzione e della giustizia è pericoloso per il loro potere dispotico e sanno che quel linguaggio ha origine nel mondo democratico, il nostro mondo”.

Un ritratto perfetto del momento storico che stiamo vivendo, in cui Russia e Cina in primis rilanciano le proprie mire espansionistiche per esercitare la propria influenza in varie aree del globo e ridimensionare il potere dell’Occidente. Nonostante la presenza di alcuni irriducibili negazionisti da palcoscenico, anche questa volta l’Occidente si è ritrovato unito e, ancora una volta, sotto la guida statunitense. Joe Biden aveva promesso di risanare la leadership americana e riparare le alleanze incrinate. La risposta a stelle e strisce all’invasione dell’Ucraina è stata più rapida, massiccia ed efficace di quanto ci si potesse attendere. Oggi, come in passato, sin dai tempi del secondo conflitto mondiale e dell’immediato dopoguerra.

Era il 1947.

La Grecia ribolliva nel pieno di una guerra civile tra comunisti e anticomunisti e la Turchia subiva le pressioni sovietiche sui distretti di Kars e Ardahan. L’impero britannico, svuotato economicamente dalla guerra contro i nazisti, era incapace di difendere gli alleati dell’avanzata di Stalin e si rivolse a Washington.

La dottrina Truman

Il 12 Marzo 1947 il Presidente Truman espose al Congresso la cosiddetta “dottrina Truman” ergendo gli Usa ad un unico scudo in grado di difendere la democrazia nel mondo. Le fantasie espansionistiche di Stalin in Europa furono contrastate dalla politica estera di Truman, dal Piano Marshall, dalla formazione della Nato, dal ponte aereo per Berlino che garantirono la libertà nel Vecchio Continente e la dissoluzione definitiva dell’Unione sovietica. L’ombrello degli Stati Uniti ha permesso, nei decenni post-bellici, ai Paesi liberal-democratici di prosperare nel solco dell’economia capitalistico e del benessere popolare.

Tuttavia, gli Stati Uniti di oggi non sono quelli del passato. La polarizzazione culturale, oltre che politica, dilaga dalla East Coast alla West Coast.

Una Difesa comune europea

In Europa urge assolutamente assumersi nuove responsabilità, rendersi protagonisti negli snodi cruciali della politica estera e della difesa. Se vuole proteggere i propri interessi, l’Ue deve accelerare l’implementazione della sua difesa comune. Poco più di anno fa, ci occupammo con il nostro giornale di questo argomento. A quei tempi l’invasione in Ucraina era soltanto nella testa di Putin e se allora era soltanto un punto programmatico dell’agenda Von Der Leyen, oggi ha la necessità di diventare qualcosa di concreto.

Un esercito europeo

Un esercito europeo rafforzerebbe la Nato, non la indebolirebbe.

La difesa europea va intesa come il secondo pilastro della Nato, il culmine di un occidente coeso e indifferente alle suggestioni neutraliste che tendono a opporre Ue e Usa. L’Europa deve riuscire a rovesciare quell’etichetta di “gigante economico, nano politico e verme militare” che Kissinger le attribuì, assumendosi responsabilità negli scenari che più le sono strategici, ovvero quello mediterraneo, quello balcanico e quello orientale.I precedenti sono impietosi. Libia, Siria, Jugoslavia. Da sola l’Europa non è riuscita a gestire le crisi più vicine ai suoi confini. Nell’Agosto 2021 a Kabul, senza l’aiuto americano non si è riusciti a proseguire con le evacuazioni dall’Afghanistan.

Ora, come mai, i leader europei devono raccogliere la sfida.

E possiamo imparare dagli ucraini, riprendendo le parole della Applebaum: “Ormai da decenni combattiamo una guerra culturale tra valori liberali da un lato e forme di patriottismo muscolare dall’altro. Gli ucraini ci stanno mostrando un modo per superarla. Non appena sono iniziati gli attacchi, hanno superato le loro numerose divisioni politiche, non meno aspre delle nostre e hanno impugnato le armi per lottare per la loro sovranità e la loro democrazia. Hanno dimostrato che si può essere patrioti e credere in una società aperta e che una democrazia può essere più forte e più agguerrita dei suoi avversari”.