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Giorgia, Elly, Antonio, Matteo, Carlo: tutti i leader a caccia di voti…per dimettersi?

Nella foto il fac simile della scheda elettorale della circoscrizione Sud Italia

Il paradosso delle elezioni europee, milioni di voti a vuoto.

Candidarsi, prendere migliaia di preferenze, farsi eleggere e poi…dimettersi. il paradosso (tutto italiano) segnerà anche questa tornata di elezioni europee? L’Italia, peraltro, vanta una ulteriore peculiarità: molti partiti presentano i nomi dei rispettivi leader nel simbolo stampato sulla scheda elettorale. Negli altri Paesi questo rituale è assente.

Candidature (ed elezioni) a vuoto?

Come se non bastasse, quasi tutti i partiti vedono i propri leader direttamente in campo, a caccia di preferenze personali: Meloni è capolista di Fdi in tutte le cinque circoscrizioni elettorali; Tajani è capolista di FI nelle circoscrizioni nord-ovest, nord-est, centro e sud; Schlein col Pd è capolista nella circoscrizioni centro e isole; Calenda con Azione in tutta Italia tranne nrl nord-ovest; Salvini è tra i pochi leader non candidati, mentre Renzi promette, in caso di elezione all’Europarlamento, di restare per 5 anni sullo scranno continentale. Tutti gli altri, con ogni probabilità, una volta eletti, rinunceranno al seggio continentale per restare nel parlamento nazionale. Lo faranno subito o nel corso della legislatura. 

Candidati promoter e candidatura civetta

Alcuni politologi e analisti hanno ribattezzato queste operazioni come “candidature civetta”: e proprio sul caso Europee i precedenti si sprecano. Praticamente da 30 anni, dal 1994 ad oggi, gli italiani assistono a questa anomala liturgia della candidatura a vuoto. I leader di partito, oltre alle figure di spicco degli stessi, spesso si candidano per “tirare” la volata elettorale e sostenere in prima persona la propria “parrocchia” politica (le elezioni europee hanno un sistema totalmente proporzionale). Ma, una volta chiuse le urne, gli eletti illustri scelgono di restare nel parlamento nazionale (data anche la incompatibilità del doppio ruolo). Di fatto si rivelano candidati-promoter, figure politiche di mera promozione elettorale. 

I precedenti più illustri

Salvini nel 2019 (allora Ministro dell’Interno) raccolse solo nella circoscrizione nord-ovest la bellezza di 696mila preferenze, a Strasburgo però ci andò Marco Campomenosi (che raccolse 17mila voti). Anche la Meloni, cinque anni fa, candidata ed eletta nel nord-ovest con 92mila voti, lasciò lo scranno a Pietro Fiocchi (9mila voti). Ma sono solo due esempi tra i piu noti e recenti.  

Il male, infatti, é antico: gli annali della politica e delle elezioni europee del 1994 segnano addirittura 24 candidature civetta. Silvio Berlusconi da leader di FI si é candidato al parlamento europeo nel 1994, nel 2004 e nel 2009. Sempre eletto e poi dimissionario. L’elenco degli illustri eletti con sucessiva rinuncia è lungo: Umberto Bossi, Gianfranco Fini, Ignazio La Russa, Clemente Mastella, Antonio Di Pietro. 

Europee 2024: come si vota

Le urne saranno aperte sabato 8 e domenica 9 giugno. Le elezioni continentali prevedono che l’Italia mandi a Strasburgo e Bruxelles (il parlamento europeo ha due sedi ufficiali) 76 deputati. Come detto il sistema di assegnazione dei seggi è totalmente proporzionale, con i partiti che eleggono un numero di deputati in forza assolutamente proporzionale ai voti raccolti in tutta Italia. Dettaglio non trascurabile: la soglia di sbarramento, al 4%. Le liste che non raccolgono almeno il 4% dei voti validi, su base nazionale, non accedono al riparto dei seggi. Una tagliola significativa per i partiti minori. 

La scheda, di colore arancione, si presenterà, al suo interno, con i simboli dei vari partiti già stampati. Al fianco dei loghi tre righe bianche: qui gli elettori potranno indicare la propria preferenza scrivendo il cognome (o anche il soprannome) di un candidato o di una candidata. Si possono esprimere più preferenze (massimo tre) a patto che si rispetti l’alternanza di genere (uomo/donna o viceversa). Dunque non si possono indicare 2 o 3 nomi di soli uomini o sole donne. In tal caso si annullano le preferenze errate e si lascia il voto solo alla lista barrata dall’elettore.