Iran: le nuove restrizioni UE e il “caso” IRGC

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Iran: le nuove restrizioni UE e il “caso” IRGC

Dopo le nuove misure restrittive adottate dall’Ue e la risoluzione a inquadrare l’IRGC come ente terroristico, l’Iran risponde sanzionando 34 individui ed entità appartenenti all’Unione Europea e al Regno Unito.

Più sanzioni verso la Repubblica islamica e la condanna, da parte dell’Europa e dei singoli Stati, verso le violente repressioni attuate dallo ayatollah Ali Khamenei e dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (IRGC) è quello che chiedono da metà settembre, ovvero dopo la morte di Jina Mahsa Amini, gli iraniani.

«L’Europa non fa abbastanza» si sente ripetere spesso durante le manifestazioni di dissenso contro il regime iraniano organizzate qui in Veneto e a cui ho avuto modo di partecipare. Quello che chiedono gli iraniani da me incontrati è una condanna esplicita verso l’autorità degli ayatollah, dei loro principi e dei loro metodi. Metodi violenti, che stando alle statistiche emanate da Human Rights Activists News Agency (HRANA), hanno causato 500 morti,  imprigionato circa 20.000 persone e svolto 4 condanne a morte.

Le misure restrittive adottate dall’Unione Europea

In questi mesi in considerazione alle continue violazioni dei diritti umani in Iran, l’UE ha adottato misure restrittive verso: media (la Press Tv), rappresentanti del governo, del Majles – l’Assemblea consultiva islamica (il Parlamento iraniano), figure politiche, e anche verso membri delle forze di sicurezza iraniane (LEF) e dell’IRGC dell’Iran. 

Nel comunicato stampa del 23 gennaio si legge: «L’Unione europea e i suoi Stati membri esortano le autorità iraniane a porre fine alla violenta repressione delle proteste pacifiche, a cessare il ricorso a detenzioni arbitrarie come mezzo per mettere a tacere le voci critiche e a rilasciare tutte le persone detenute illegalmente. L’Ue continua a invitare l’Iran a cessare immediatamente l’imposizione e l’esecuzione di condanne a morte nei confronti dei manifestanti, ad annullare le condanne a morte pronunciate e a garantire un giusto processo a tutti i detenuti».

E proprio al 23 gennaio risale l’ultima misura di restrizioni del Consiglio, che prevede di aggiungere nell’elenco dei soggetti sanzionati 18 persone e 19 entità. Dopo i provvedimenti del 17 ottobre, del 14 novembre e del 12 dicembre, al momento le restrizioni si applicano totalmente a 164 persone e 31 entità. Queste misure prevedono: il divieto di viaggio nell’UE, il congelamento dei beni, la proibizione di destinare fondi o risorse economiche a tali soggetti e il divieto di esportazione verso l’Iran di attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e per la sorveglianza delle telecomunicazioni. 

L’IRGC equiparato a gruppo terroristico?

Il 19 gennaio, qualche giorno prima dell’approvazione delle nuove restrizioni, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che chiedeva a Bruxelles di inserire l’IRGC, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, nell’elenco dei terroristi a seguito delle loro attività terroristiche, dei metodi violenti e repressivi verso i manifestanti e per la fornitura di droni alla Russia. I voti a favore sono stati 598, ma il 23 gennaio, all’ingresso del Consiglio Affari Esteri, l’alto rappresentante per la politica estera europea, Joseph Borrell ha dichiarato: «Per riconoscere l’IRGC come terrorista serve la condanna di un tribunale». 

Quindi nulla di fatto, e infatti l’Unione Europea si è limitata a inserire alcuni membri delle Guardie rivoluzionarie nell’elenco delle persone sanzionate dall’Ue per violazione dei diritti umani, ma non l’organizzazione intera.

Una risposta che non è piaciuta agli iraniani che lottano per la libertà del loro Paese e che vorrebbero una presa di posizione più dura da parte dell’Unione.

La risposta dell’Iran, e la sua “lista nera”

La reazione della Repubblica islamica non si è fatta attendere molto, e mercoledì 25 gennaio il ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian ha comunicato che 34 tra individui ed entità appartenenti a Ue e Uk sono stati inseriti nella lista dei soggetti sanzionati dall’Iran.

L’accusa, come si legge nel comunicato stampa dell’Irna (agenzia di stampa del regime), è: «di sostenere il terrorismo e i gruppi terroristici, istigare e incoraggiare atti terroristici e violenze contro il popolo iraniano, interferire negli affari interni della Repubblica islamica dell’Iran, fomentare violenze, disordini e diffondere false informazioni sull’Iran».

Nella lista nera stilata dagli alti esponenti del regime troviamo i vertici del settimanale francese Charlie Hebdo, il filosofo francese Bernard-Henry Levy, la stazione radio francese Radio J, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, l’organizzazione European Friends of Israel (EFI) e l’eurodeputata Anna Bonfrisco.

Le sanzioni imposte da Teheran includono, per queste persone ed entità, il divieto di rilascio di visti e l’ingresso in Iran, il blocco dei conti, delle transazioni nelle banche iraniane e il congelamento dei beni all’interno della giurisdizione della Repubblica islamica. Nel frattempo il regime iraniano continua ad aggredire i manifestanti, imprigionare e perpetuare sentenze di morte, ogni giorno ci sono nuove vittime, è doveroso quindi chiedersi: si sta facendo abbastanza per tutelare gli iraniani?