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30 Maggio 2021Kihnu, l’isola delle donne
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di Dania Ceragioli
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L’odore di mare è intenso e il piccolo traghetto che infrange le onde, arrancando velocemente, lo amalgama al suo interno con quello di nafta e caffè. La piccola isola di Kihnu si para improvvisamente di fronte, con il suo minuscolo porto, la distesa infinita di boschi e casette di legno disseminate qua e là, affermando la sua identità di luogo rimasto isolato e preservato per secoli. Situata a 40 Km a sud-ovest di Parnu nel Golfo di Riga, risulta essere un museo vivente della cultura estone. Per le sue tradizioni orali e immateriali, nel 2003 l’Unesco ne ha dichiarato le ricchezze culturali, mantenute e perpetuate negli anni dalle isolane. Già definita in passato “l’isola delle donne”, per la loro destrezza nel dirigere le questioni di ordine pratico, ma anche politico e economico, durante le assenze in mare dei loro uomini. Ancora oggi è possibile trovare una certa forza e fierezza nei loro sguardi. Arriviamo in un sabato mattina ventoso, che ci rende ancora più faticoso l’utilizzo del solo mezzo possibile; la bicicletta. Non ci sono molte strade da scegliere, ma per arrivare al nucleo centrale composto dal piccolo emporio, dalla chiesa e dal museo, c’è parecchio da pedalare. Il silenzio si fa intenso e riverente, soprattutto in prossimità del piccolo cimitero. Non ci sono auto, solo qualche vecchio camion sovietico rivisitato a mezzo di trasporto che incede faticosamente, affiancando le tipiche motorette con le casse di legno per la consegna del pesce fresco.
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Dalla strada principale si diramano piccoli sentieri, che come vene sottili si insinuano nella vegetazione, fagocitando alcune donne che incontriamo. Procedono velocemente con i loro abiti tradizionali e i fazzoletti in testa, inforcando biciclette rosse con determinazione e eleganza. Le ritroviamo di fronte alla deliziosa chiesa, dove la energica custode nel dialetto locale, cerca di darci il benvenuto.
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Lentamente il piazzale si popola di figure sospese nel tempo, seppure giovani sembrano infatti appartenere a un’altra epoca. Indossano fantasie floreali sgargianti, con i loro lunghi grembiuli, a protezione delle pesanti gonne vermiglio, in tutto simili a quelle delle donne peruviane e boliviane. Nella trama e nei colori di questi tessuti un vero e proprio decalogo, per decifrare la storia di chi le indossa, per capirne lo stato d’animo e la vita vissuta. Oggi è un giorno di festa e l’intera comunità si stringe attorno alla piccola Oleg, per il suo battesimo. Anche il sacerdote è arrivato appositamente dalla terra ferma per la celebrazione, ripartirà con il primo traghetto disponibile. Nel periodo estivo sono previste tre partenze giornaliere, mentre da ottobre l’isola diviene irraggiungibile dal mare a causa del ghiaccio.
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