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Kihnu, l’isola delle donne

di Dania Ceragioli

L’odore di mare è intenso e il piccolo traghetto che infrange le onde, arrancando velocemente, lo amalgama al suo interno con quello di nafta e caffè. La piccola isola di Kihnu si para improvvisamente di fronte, con il suo minuscolo porto, la distesa infinita di boschi e casette di legno disseminate qua e là, affermando la sua identità di luogo rimasto isolato e preservato per secoli. Situata a 40 Km a sud-ovest di Parnu nel Golfo di Riga, risulta essere un museo vivente della cultura estone. Per le sue tradizioni orali e immateriali, nel 2003 l’Unesco ne ha dichiarato le ricchezze culturali, mantenute e perpetuate negli anni dalle isolane. Già definita in passato “l’isola delle donne”, per la loro destrezza nel dirigere le questioni di ordine pratico, ma anche politico e economico, durante le assenze in mare dei loro uomini. Ancora oggi è possibile trovare una certa forza e fierezza nei loro sguardi. Arriviamo in un sabato mattina ventoso, che ci rende ancora più faticoso l’utilizzo del solo mezzo possibile; la bicicletta. Non ci sono molte strade da scegliere, ma per arrivare al nucleo centrale composto dal piccolo emporio, dalla chiesa e dal museo, c’è parecchio da pedalare. Il silenzio si fa intenso e riverente, soprattutto in prossimità del piccolo cimitero. Non ci sono auto, solo qualche vecchio camion sovietico rivisitato a mezzo di trasporto che incede faticosamente, affiancando le tipiche motorette con le casse di legno per la consegna del pesce fresco.

Dalla strada principale si diramano piccoli sentieri, che come vene sottili si insinuano nella vegetazione, fagocitando alcune donne che incontriamo. Procedono velocemente con i loro abiti tradizionali e i fazzoletti in testa, inforcando biciclette rosse con determinazione e eleganza. Le ritroviamo di fronte alla deliziosa chiesa, dove la energica custode nel dialetto locale, cerca di darci il benvenuto.

Lentamente il piazzale si popola di figure sospese nel tempo, seppure giovani sembrano infatti appartenere a un’altra epoca. Indossano fantasie floreali sgargianti, con i loro lunghi grembiuli, a protezione delle pesanti gonne vermiglio, in tutto simili a quelle delle donne peruviane e boliviane. Nella trama e nei colori di questi tessuti un vero e proprio decalogo, per decifrare la storia di chi le indossa, per capirne lo stato d’animo e la vita vissuta. Oggi è un giorno di festa e l’intera comunità si stringe attorno alla piccola Oleg, per il suo battesimo. Anche il sacerdote è arrivato appositamente dalla terra ferma per la celebrazione, ripartirà con il primo traghetto disponibile. Nel periodo estivo sono previste tre partenze giornaliere, mentre da ottobre l’isola diviene irraggiungibile dal mare a causa del ghiaccio.

Le foto di questo articolo sono di proprietà di Dania Ceragioli Ogni tipo di utilizzo e diffusione è vietata.