Rigassificatore Piombino, il Tar respinge la richiesta del Comune

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Rigassificatore Piombino, il Tar respinge la richiesta del Comune

La discussione nel merito del ricorso è prevista a marzo 2023

Il rigassificatore di Piombino “s’ha da fare“: mutuando al contrario la frase famosa di Alessandro Manzoni, è questa l’ultima novità sull’impianto energetico. Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva che era stata presentata dal Comune in provincia di Livorno. Nella città toscana da mesi è in atto un duro braccio di ferro su una infrastruttura ritenuta tanto importante quanto discussa. 

Comune contrario all’opera

A schierarsi, in prima linea, contro l’opera e la sua installazione nel porto della città è stato finora il sindaco, Francesco Ferrari (Fdi), che si oppone strenuamente alla decisione del commissario governativo (dunque un delegato dell’esecutivo della stessa parte politica del primo cittadino). A svolgere queste funzioni per ora è il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. Il prossimo round dello scontro si terrà in primavera, quando sempre il Tar dovrà trattare nel merito il ricorso e lo farà in una udienza pubblica (8 marzo 2023).  

Dinanzi al Tribunale amministrativo regionale, il Comune di Piombino è assistito dagli avvocati Michele Rosario Luca Lio e Michele Greco e ha chiesto la sospensiva dell’ordinanza commissariale (la n. 140 del 25.10.2022 avente appunto ad oggetto “Art. 5 del d.l. n. 50/2022: rilascio autorizzazione unica ai sensi dell’art. 5 co. 2 per la realizzazione dell’opera, e relative infrastrutture connesse, denominata Fsru Piombino e collegamento alla rete nazionale gasdotti” progettata da Snam Fsru Italia).

L’opera va avanti

Secondo i tecnici il rigassificatore potrebbe entrare in funzione già nella prossima primavera, proprio a cavallo del periodo in cui i giudici amministrativi si esprimeranno nel merito (salvo essere sicuramente impugnate le loro decisioni, c’è da scommetterlo). 

Vista la crisi internazionale del gas, determinata dalla guerra in Ucraina, avere nuove fonti di approvvigionamento in Italia è di grande importanza. Da qui è nato il progetto della costruenda infrastruttura di Piombino. Il processo di approvvigionamento avviene in due fasi: il gas prodotto da un giacimento viene trasportato allo stato liquido (sigla GNL) su grandi navi chiamate metaniere. Queste giunte a destinazione necessitano di un impianto di rigassificazione. Qui il gas liquido resta in grandi serbatoi coibentati e tenuto a temperature molto basse (-160 gradi): successivamente viene riscaldato per essere riportato allo stato gassoso e può essere immesso nella rete locale, arrivando a case, aziende, edifici pubblici e privati. 

Il rigassificatore, utilizzando l’acqua del mare, recupera una fonte di calore inesauribile, infinita e gratuita. L’impianto pesca l’acqua marina, la fa passare vicino (e non a contatto) col gas liquido e lo scambio di temperatura riporta il gas da naturale/liquido allo stato gassoso. 

Cosa sostiene il ricorso del Comune

Nel ricorso del Comune di Piombino si sostiene la “manifesta inidoneità della nave metaniera Golar Tundra, dal punto di vista strutturale, ad operare in sicurezza” e la necessità di un dragaggio del fondale nel tratto antistante per centinaia di migliaia di metri cubi che rende “semplicemente impossibile” l’ipotesi di entrata in funzione del rigassificatore nel marzo 2023, “pena l’inoperatività della banchina nord del porto”.  

In Italia anche altri impianti

Attualmente in Italia ci sono tre impianti (Rovigo, La Spezia, area al largo di Livorno) che ricevono gas naturale liquido (GNL), ma queste strutture sarebbero al 70% di capacità operativa massima. Da qui la necessità di costruire altre opere simili. A tale scopo la Snam, la società che opera nel settore energetico, ha acquistato due navi metanifere e quella destinata a Piombino, la Golar Tundra, se diventasse operativa garantirebbe uno stoccaggio di quasi 200mila metri cubi con una capacità di rigassificazione annua di circa 5 miliardi di metri cubi. Sono numeri importanti che però sono al centro di polemiche politiche, ambientaliste e giudiziarie. La querelle è destinata a durare a lungo, come spesso avviene in Italia quando vanno realizzate nuove infrastrutture energetiche o grandi impianti.

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