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La 18App tra la “polvere”

Sarà modificata, si chiamerà Carta G e sarà assegnata con un Isee inferiore ai 35 mila o con il 100 come voto di maturità.

Si corre e si suda fra i Palazzi del Parlamento italiano, per depositare i tanti emendamenti che minano il percorso della prima legge di bilancio del Governo Meloni. E, se l’impianto di massima della manovra sembra ricalcare le misure e le dotazioni finanziarie dell’esecutivo Draghi (per fortuna), alla maggioranza non resta che affermare la propria identità attraverso provvedimenti che i più bravi di me chiamano “polvere”. Ovvero piccole riforme, quasi impercettibili per la maggioranza dei cittadini e per le casse dello Stato, su cui però imbastire un dibattito pubblico di guelfi e ghibellini o con cui animare un po’ i talk show, durante le feste natalizie.

Così, se per settimane e settimane abbiamo parlato del nulla in merito all’utilizzo del Pos o del nulla cosmico riguardo l’aumento al tetto del contante, adesso al centro della scena, il provvedimento-polvere è la modifica di 18App.

La misura, a suo tempo, fu introdotta dal Governo Renzi, subito dopo il drammatico attentato al Bataclan, annunciata con uno storico: ‹‹Per ogni euro in più investito sulla sicurezza, ci deve essere un euro in più investito in cultura››.

La 18App non sarà abolita ma modificata, come annunciato dal Presidente della Commissione Cultura alla Camera, Federico Mollicone. Le modifiche interesseranno le regole e criteri per accedere al bonus. La prima novità sarà il nome dello strumento perché d’ora in poi non dovremmo più parlare di “18app”, ma di “Carta G”.

Che cos’è la Carta G

Con le modifiche proposte, il beneficio cesserà di essere universale e pertanto rivolto a chiunque compia 18 anni di vita, ma verrà corrisposto solo a chi rispetterà uno dei due requisiti: economico e di merito scolastico. Per godere del bonus-cultura, infatti, l’Isee familiare non potrà essere superiore a 35mila euro o, altrimenti, si dovrà aver conseguito una votazione pari a 100 all’esame di Maturità. Il meccanismo di erogazione resterà lo stesso ovvero attraverso card e app digitale. Così come l’importo, pari a 500 euro, con la possibilità però di vederselo raddoppiato a mille, per i ragazzi che soddisferanno contemporaneamente entrambi i requisiti.

Sono attese alcune novità anche per gli ambiti culturali di applicazione che verranno definiti a gennaio, insieme agli operatori economici. Attualmente l’elenco comprende cinema, concerti, musei, libri, teatro ed è visionabile per intero dal portale ufficiale.

Il Governo sta valutando inoltre possibili sanzioni per gli esercenti che si dovessero prestare a eventuali truffe organizzate con i fondi destinati al bonus.

L’appello di Federculture 

Inutile dire che le reazioni non si sono fatte attendere. Il Terzo-Polo sugli scudi, ha sottolineato come si siano tolte risorse ai giovani per accontentare le richieste delle squadre di Serie A. Ne avevamo parlato pochi giorni fa e, per la cronaca, nel frattempo è andata in porto…Lotito ce l’ha fatta. Critiche anche dal Movimento 5 Stelle, per il quale, se si vuole davvero riconoscere il merito agli studenti, andrebbero semmai aumentati i fondi per le borse di studio.

Federculture lancia un appello al Governo: ‹‹Riguardo all’abrogazione dell’App18 sembra emergere l’intenzione del Governo di limitarne l’erogazione ai diciottenni in base all’Isee e al rendimento scolastico. Entrambi i requisiti contraddicono in maniera radicale lo spirito originario del provvedimento. Questo infatti non è concepito come un sostegno alla povertà, né tantomeno come un premio. La norma è infatti intesa quale un incentivo all’educazione agli acquisti culturali, senza distinzioni di ceto o di scolarizzazione. Quest’ultimo aspetto appare anzi particolarmente incongruente in quanto esclude dal beneficio coloro che ne avrebbero più bisogno. Torniamo a ribadire che il Bonus Cultura costituisce solo la prima delle azioni che noi riteniamo necessarie per agire sul lato della domanda oltreché su quello dell’offerta. Federculture chiede dunque che il Governo accolga la richiesta che viene da tutte le organizzazioni e dagli operatori della cultura di lasciare inalterata la norma, salvo aprire successivamente un tavolo di confronto per valutare eventuali modifiche o forme evolutive del provvedimento».

La riforma di 18App permetterà un risparmio per lo Stato di circa 200 milioni di euro. La cultura è il principale strumento per abbattere le disuguaglianze, non per crearne di nuove. Appuntamento al prossimo provvedimento-polvere.