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Vietnam, oggi è la festa delle donne

di Maurizio Benedettini

In Vietnam la festa delle donne viene celebrata il 20 ottobre. In questa data, nel 1930, venne fondata l’Unione delle Donne Vietnamite che lottò, tra l’altro, per conquistare l’indipendenza. Le donne hanno avuto, anche in Vietnam, un ruolo vitale nel corso dei conflitti, simile a quello della nostra Resistenza.

Il nord del Vietnam, a cui si riferiscono le immagini del nostro progetto, è culturalmente e storicamente una zona del Paese a sé stante. L’economia e la vita nel Vietnam del Nord sono basate sull’agricoltura e l’allevamento del bestiame. I ritmi sono dettati dal ciclo dei monsoni.

La terra viene coltivata secondo la tecnica del “taglia e brucia”, anche se il governo centrale cerca di promuovere forme di agricoltura tradizionali, in particolare alle quote più basse. Riso, caffè, mais e tè sono i prodotti più diffusi. In particolare, le coltivazioni di riso a terrazze sono tra le più suggestive al mondo, insieme ad alcune zone remote della Cina e dell’Indonesia. Uno spettacolo che non mi stanco mai di ammirare.

Le donne del Vietnam del Nord

Sono le donne delle comunità a mantenere viva la tradizione dei costumi, ricamando, tessendo a telaio e trasmettendo queste tecniche alle figlie.

Uno dei gruppi più numerosi è senza dubbio quello Hmong. In un loro villaggio mi hanno raccontato che in alcune famiglie sono state rapite giovani donne. Pare si tratti di un vero e proprio traffico.

In genere queste sono le modalità: due o tre uomini cinesi accompagnati da una “guida” vietnamita chiedono ospitalità per la notte, una richiesta che non viene quasi mai rifiutata.

Durante la notte una giovane donna della famiglia ospitante viene rapita e portata oltre confine, seguendo sentieri di montagna. La Cina dista solo poche decine di chilometri. Il motivo è che in Cina scarseggiano le donne, conseguenza della politica di controllo demografico messa in atto dal governo.

Ancora una volta le donne sono considerate allo stesso livello di merce di scambio. Impossibile rimanere indifferenti.

Non conosco l’entità di questo traffico, le notizie in questa zona non circolano con facilità e le forze di polizia sono molto scarse.

Mi limito a registrare una testimonianza che non ho motivo di credere inventata. Inoltre, la vicinanza del colosso cinese condiziona con facilità i fragili equilibri dell’economia locale.

Qualche anno fa ci fu anche una massiccia richiesta di unghie di bufalo che nella medicina cinese vengono utilizzate perché considerate afrodisiache. Questo commercio ha portato ad un sistematico abbattimento di questi animali, costringendo di fatto i contadini ad acquistare piccole macchine agricole, ovviamente di fabbricazione cinese. Allo stesso modo la domanda di serpenti e gatti, alimenti abitualmente consumati dai cinesi, ha causato un rapido aumento dei topi, mettendo a rischio i raccolti delle risaie.

I popoli del Vietnam del Nord

Qui vivono una quarantina di minoranze etniche appartenenti a ceppi linguistici mongolo-tibetano e malese-polinesiano, mentre la gran parte della popolazione nazionale, di origine cinese, è di lingua vietnamita. Questi gruppi vengono chiamati in diversi modi e con diverse accezioni: Montagnard, ovvero montanari in francese, colonizzatori della regione dal 1895 al 1954. Moi, ovvero selvaggi in lingua vietnamita. Loro invece preferiscono Degar, ovvero figli delle montagne.

Sono uno dei popoli più antichi del sud-est asiatico e vivono nella penisola indocinese da oltre duemila anni.

Nel 1954 la sconfitta della Francia pose fine alla guerra di Indocina e il 17° parallelo divenne il confine immaginario che avrebbe diviso il Vietnam del Nord, comunista, da quello del Sud sostenuto dagli USA che entrarono in guerra nel 1960.

Avendo la necessità di reclutare truppe locali scelsero i Degar, convinti anti comunisti, addestrati direttamente dalle Forze Speciali, i famosi Berretti Verdi. Esiste un richiamo cinematografico anche in “Apocalypse Now” di F.F. Coppola, quando viene ritrovato nella giungla il colonello Kurtz, interpretato da Marlon Brando: “In questa guerra tutto diviene confuso, il potere, gli ideali, un certo rigore morale… Ma laggiù, con questi indigeni (i Montagnard n.d.r.) si può essere spinti a sentirsi come Iddio”.

Gli americani arruolarono più di 40.000 Montagnard, i quali speravano in questo modo di ottenere autonomia politica, sociale e culturale. In seguito, l’allora Segretario di Stato Henry Kissinger, pur di chiudere una guerra divenuta imbarazzante, li abbandonò al loro destino. Da allora il governo vietnamita li perseguita perché nemici del popolo, traditori, già filo americani e soprattutto cristiani. Per questo motivo piccoli gruppi di Montagnard attraversano il confine con la Cambogia per richiedere asilo. Richiesta che viene sistematicamente rifiutata.

Storie di donne, storie di popoli, storie di rifugiati. Il passato sovrapponibile al presente.