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Il Vietnam sospeso tra le guerre. La storia dei Signori Duong

di Maurizio Benedettini

È settembre il mese che ricorre in questa storia. È settembre del 1965 quando si svolge la battaglia di An Ninh, il primo scontro fra le truppe americane e l’esercito vietnamita di cui fa parte il signor Duong. Ed è settembre quando lo incontriamo, almeno in due occasioni.

Settembre 2015

A circa 60 Km da Hanoi, nel villaggio di Ky Son, vivono i coniugi Duong.

In realtà non è il loro vero nome. In Vietnam i genitori prendono come nome di famiglia, il nome del primogenito maschio. Nel loro caso il nome Duong che significa strada, è dovuto al fatto che il loro primo figlio è nato per strada. Da allora, per tutti gli abitanti del villaggio, sono i signori Duong.

Si sono conosciuti quando lei aveva 23 anni e lui 20, entrambi erano attivisti nella “resistenza”, nota come gruppi di autodifesa ed erano di supporto all’esercito che stava combattendo la guerra in Indocina. Lui faceva il pescatore nel vicino lago, si sono innamorati e hanno fatto in modo che le loro famiglie si incontrassero e dessero il loro assenso al matrimonio. Si sono sposati nel 1954, appena finita la guerra in Indocina. Hanno avuto cinque figli che ancora vivono nello stesso villaggio.

Lei è più vecchia di tre anni, cosa inusuale in Vietnam, ma non è stato un ostacolo perché lei dice: “Ero bellissima”.

La guerra come caporale nell’esercito del Vietnam del Nord

Hanno vissuto due guerre, quella in Indocina, contro i francesi, finita nel 1954, anno della conferenza di Ginevra che sancì l’indipendenza del Vietnam. Poi quella con gli americani che non riconobbero l’indipendenza del Vietnam e già dal 1955 iniziarono ad inviare esperti militari, fino ad arrivare al conflitto vero e proprio, ufficialmente iniziato nel 1960 e terminato nel 1975 con la caduta di Saigon.

Duong era caporale nell’esercito del Vietnam del nord, fu richiamato come riservista, nonostante avesse già 35 anni e l’età per andare in guerra fosse compresa tra i 18 ed i 27 anni. Questo perché nel 1968 Ho Chi Min decise di sferrare un’offensiva massiccia, per convincere gli americani a firmare l’accordo di Parigi che fu firmato in realtà solo nel 1973.

E’ stato ferito in combattimento presso Tay Ninh a circa 180 Km da Saigon al confine con la Cambogia ed è rimasto invalido, di livello 2 su un massimo di 4. Usa con fatica la mano sinistra perché i muscoli dell’avambraccio sono stati lesionati e in parte asportati a seguito di un’esplosione. Alcune schegge di granata sono ancora conficcate sotto l’occhio destro e in altre parti del viso.

Non serba rancore per gli americani, ognuno faceva il proprio dovere, eseguendo degli ordini.

Ha combattuto dal 1968 al 1975 e per sette lunghi anni la moglie rimasta a casa con i cinque figli piccoli, non ha avuto nessuna notizia del marito. Pregava di sapere se era ancora vivo. Immaginava che il marito fosse una lucciola nel loro piccolo giardino e passava ore a vedere dove si posava. Se si fosse posata sulla sua testa, significava che l’amato era ancora vivo. Se si fosse posata sul piccolo altare presente in ogni casa, dove vengono ricordati gli antenati, significava che era morto.

Più di una volta le lucciole si posarono sull’altare, per cui ormai era certa che fosse morto.

Il ritorno a casa

Dopo sette anni, un giorno qualcuno del villaggio le disse che un autobus stava riportando a casa suo marito.

Il signor Duong è diventato un abile apicoltore e vende il suo miele al mercato del villaggio. Tutto è cominciato per caso, quando un’ape entrò nel suo giardino e, notando che aveva dimensioni maggiori del solito, immaginò fosse una regina. Costruì subito una piccola “arnia” e la regina insieme ad altre compagne, trovò così una nuova casa. Oggi ha più di venti arnie e mi ha mostrato orgoglioso uno dei telaini pieno di laboriose operaie. La signora Duong dice del marito: “E’ molto dolce, cucina per me due volte al giorno, ormai sono quasi senza denti e riesco a mangiare solo una piccola ciotola di riso. Una volta avevo denti bellissimi, tutti laccati di nero”.

Le è rimasto il vizio di masticare Betel, è piccolissima, piegata dai reumatismi e dall’artrosi, quasi cieca, ma è ancora molto lucida e presente.

E così dopo tanti anni, sono ancora insieme, hanno vissuto tanti momenti difficili, ma sono ancora insieme, cosa che considerano un grande privilegio.

Giugno 2017

Sono tornato dopo due anni e ho trovato il signor Duong tristemente solo. La moglie non sta bene, non è più autosufficiente, è costretta su una sedia a rotelle e vive con una figlia, fortunatamente ancora nello stesso villaggio.

Mi ha riconosciuto, mi ha sorriso e mi ha ringraziato per avergli fatto dono di alcune stampe di immagini che avevo scattato due anni prima.

Per il resto i suoi occhi sono tristi, la compagna di una vita la vede poco, anche lei ha perso il sorriso.

Mi ha raccontato di nuovo della notte in cui fu ferito. Avevano attaccato una pattuglia di americani e subito era iniziato l’inferno. All’improvviso un boato, una luce accecante, poi il buio. Una granata lo aveva ridotto male, i compagni lo avevano soccorso portandolo in salvo. Dopo una lunga convalescenza, finalmente lo avevano rimandato a casa, congedato. I figli più piccoli non si ricordavano di lui.

La moglie pianse molto, continuava a toccarlo incredula, come se fosse una visione, uno dei tanti sogni da cui si era svegliata triste e sola.

Poi, piano piano, la vita era ricominciata a scorrere, lenta, seguendo il ritmo delle stagioni.

Settembre 2018

La casa è avvolta in un silenzio pesante. Mi guardo in giro e vedo il signor Duong che mi viene incontro. Mi saluta dandomi la mano. Non si ricorda di me e allora gli rammento di avergli regalato un anno fa, alcune stampe che ritraevano sua moglie. Ora si ricorda, mi ringrazia e mi sorride, ma solo con la bocca, gli occhi rimangono tristi. La sua amata compagna non c’è più, è mancata un paio di mesi fa.

Entro in casa, mi chiede di sedermi, mi offre un bicchiere d’acqua. Mi guardo in giro e vedo sull’altare di famiglia la foto della signora Duong.

Mi si stringe il cuore, a mani giunte accendo un bastoncino d’incenso, chino la testa tre volte e prego in silenzio. Lui mi si affianca e fa lo stesso, i nostri sguardi si incrociano e intravedo un composto ringraziamento.

Fra una decina di giorni i familiari si riuniranno per ricordare la triste perdita. Poi, dopo altri 50 giorni, faranno una seconda cerimonia e il periodo di lutto si concluderà. Non riesce più a prendersi cura delle sue api, le sue mani sono deformate dall’artrosi e sono diventate malferme. Un pronipote lo fa per lui e con questo pretesto si prende cura anche del bisnonno.

Chiedo di scattare qualche foto dicendogli che il motivo è che voglio ricordarmi di lui, di loro.

E’ la pura verità.