Israele, l’eterno ritorno di Benjamin “Bibi” Netanyahu

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Israele, l’eterno ritorno di Benjamin “Bibi” Netanyahu

Gli israeliani sono tornati al voto per la quinta volta in tre anni e stavolta hanno scelto in maniera chiara. A vincere le consultazioni è stato Benjamin “Bibi” Netanyahu, che con la sua coalizione di destra ha ottenuto 64 seggi sui 120 totali del Parlamento.

L’eterno ritorno di “Bibi”

Netanyahu a breve tornerà ad essere Primo ministro, carica politica che ha già ricoperto da marzo 2009 a giugno 2021, dopo esserlo già stato tra il 1996 e il 1999. Il partito del futuro Premier si è posizionato primo alle elezioni politiche: il Likud ha ottenuto 32 seggi, seguito dai centristi di Yair Lapid con 24 seggi e da Sionismo religioso con 14 seggi: questo diventa così il terzo partito in ordine di grandezza. Questa ennesima consultazione elettorale dovrebbe finalmente porre fine ad una lunga fase di instabilità politica in Israele. 

Destra di nuovo al potere

La coalizione messa su da Netanyahu è dichiaratamente di Destra: oltre al Likud infatti nell’alleanza ci sono i nazionalisti e il partito sionista. Dunque uno schieramento fortemente ancorato al blocco conservatore guiderà il Paese nei prossimi anni. Netanyahu ed il suo partito del Likud si erano imposti anche nelle precedenti elezioni politiche ma mai con una maggioranza autosufficiente per governare. Lo storico leader in una circostanza aveva anche azzardato una strana alleanza parlamentare destra/sinistra, con tanto di accordo-staffetta (18 mesi la Premiership al capo del Likud, poi 18 mesi a Benny Gantz) ma l’anomala coalizione si era sfaldata alla prova dei fatti. 

La tentata ammucchiata anti Netanyahu

A quel punto a giugno 2021 si era tentata anche la carta diametralmente opposta: dar vita ad un governo sostenuto da tutti gli avversari di Netanyahu. Ma anche questa soluzione, jna sorta di ammucchiata politica trasversale, ha avuto vita breve, a tal punto che nei giorni scorsi gli israeliani sono tornati a votare, scegliendo stavolta in maniera netta. Naturalmente, sullo sfondo dell’assetto politico e governativo, rimane vivo lo scontro tra Israele e i Paesi confinanti a causa delle rivendicazioni palestinesi. La gestione del conflitto sarà ovviamente una delle priorità del nuovo esecutivo che deve fare i conti con i due blocchi palestinesi: la Cisgiordania dove prevalgono gli eredi di Yasser Arafat e la striscia di Gaza dove invece la maggioranza della popolazione è con Hamas. Qui sicuramente c’è il fronte più caldo, tanto che Israele è impegnata in continue azioni militari volte a distruggere le roccaforti palestinesi da cui spesso partono attacchi allo Stato ebraico. 

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