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Turismo russo, come cambia

Dalla Versilia a Tel Aviv, i ricchi villeggianti russi

di Dania Ceragioli 

Non bastavano due anni di pandemia a indebolire un settore già piuttosto provato dalla recessione, a peggiorare questa situazione complessa è arrivata anche la guerra. Una guerra improvvisa quanto cruenta, ai margini dell’Europa. Il politico Antonio Gramsci scriveva sui suoi Quaderni del Carcere “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”. Era appena l’otto febbraio quando gli imprenditori legati all’indotto del turismo, fra le svariate aperture e chiusure, si erano sentiti sollevati grazie al provvedimento che consentiva nuovamente l’arrivo degli stranieri nel bel Paese, certo, con le dovute e adeguate certificazioni legate al covid.

Ma ecco che a distanza di poche settimane, nei giorni fra il 24 e 25 febbraio, la Russia con un’operazione improvvisa tramite terra, mare e cieli invade i territori Ucraini. Questo ha immediatamente generato nell’intera Unione Europea sanzioni verso gli invasori per cercare di indebolire le capacità di Mosca di finanziare l’offensiva. Fra le varie misure applicate, il congelamento dei beni e le restrizioni di viaggio, compreso il divieto per le compagnie aeree russe di sorvolare i cieli del nostro continente. Questo ha inferto un altro duro colpo al turismo e in termini economici.

considerata la presenza più o meno stabile ogni anno, stimata nel 2019 di 5,8 milioni di presenze russe, che andranno a incidere in termini economici in una perdita di 984 milioni di euro. La preoccupazione in Versilia e, in modo particolare, a Forte dei Marmi, l’esclusiva località in provincia di Lucca è palpabile. L’amena cittadina aveva iniziato a osservare la discesa del turismo russo già a fine anni novanta, per consolidarsi e divenire più massiccia con il tempo, quando a intrecciarsi alle vacanze di relax sono intervenuti innumerevoli interessi economici, tra i quali le speculazioni edilizie. Anche il presidente dell’Ucraina Zelensky, si sussurra che alcuni anni fa abbia voluto investire parte del suo patrimonio in una villa situata a Vittoria Apuana, per la modica cifra di 3,8 milioni di euro.

Pure l’Associazione italiana per i rapporti culturali tra i popoli della Russia, dell’Italia e di altre culture Russkaya Versilia avrebbe fra i suoi progetti quello di costruire una chiesa di fede ortodossa sul suolo apuano. Il profilo del turista russo è di un turista a cinque stelle, gli piace mangiare bene, abitare in luoghi lussuosi, fare shopping griffato e non badare a spese. Molti dei negozi a carattere artigianale dislocati sul territorio, hanno modificato con gli anni i propri prodotti avendone intercettato i gusti, rendendoli così più appetibili alle loro esigenze. La loro assenza legata all’embargo sulle rotte si farà indubbiamente sentire e fra i proprietari delle ville, spesso affittate anche a 30 mila euro a settimana, ci si sta chiedendo quali destinazioni andranno a sostituire le nostre città, che rimarranno orfane di questi facoltosi villeggianti. Fra quelle maggiormente gettonate e individuate come nuove mete, sicuramente c’è Tel Aviv in Israele, Stato che non ha applicato un regime sanzionatorio pesante e dove risiede la terza comunità russa per estensione più grande, al di fuori della Federazione. Facilmente raggiungibile dalla Serbia che non essendo parte dell’Unione Europea si è potuta concedere una condizione di neutralità, permettendo alla sua compagnia aerea Air Serbia, di continuare a trasportare centinaia di persone da e per Mosca, divenendo di fatto un crocevia internazionale.