Evasione fiscale, si dimezza quella sull’Iva

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Evasione fiscale, si dimezza quella sull’Iva

Dagli oltre 100 miliardi di euro del 2014, l’evasione è crollata a 83,6 miliardi nel 2021, quella sull’Iva si è praticamente dimezzata.

Il 2024 si è aperto per l’Italia con una buona notizia. L’evasione fiscale nel nostro Paese è in costante diminuzione. È quanto emerge dalla “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il fenomeno riguarda tendenzialmente tutte le principali imposte e consegna un tax gap che, dagli oltre 100 miliardi di euro del 2014, è crollato a 83,6 miliardi nel 2021.

La tendenza è ancora più evidente se si considera il dato sull’evasione Iva, che si è praticamente dimezzata, nello stesso lasso di tempo.

La Relazione pubblicata il 2 gennaio 2024 ha convinto anche gli scettici che, nei dati del precedente documento pubblicato a ottobre che si fermava al 2020 – indicando un calo dell’evasione particolarmente marcato- , potevano ravvisare l’influenza delle particolari condizioni di quell’anno, segnato dai lockdown e dalle conseguenti riduzioni delle imposte e contributi dovuti, oltre al rinvio dei pagamenti dei tributi.

Adesso, le stime estese a tutto il 2021, spazzano via ogni dubbio: l’evasione fiscale in Italia sta calando. Ed è una buona notizia per tutti, almeno si spera.

Cala l’evasione sull’Iva

Questo calo è dovuto in gran parte alla forte riduzione dell’evasione sull’Iva, che ha provocato un effetto a catena anche sulle imposte sui redditi.

Se fino al 2017, l’evasione fiscale si attestava costantemente intorno ai 110 miliardi e successivamente ha iniziato a far registrare progressivi cali, sino ai risultati più recenti e confortanti appena descritti, una ragione ci sarà. La ragione è da rintracciare in una serie di misure introdotte dal Governo Renzi negli anni a cavallo fra il 2014 e il 2016, improntate alla semplificazione, alla tracciabilità e alla digitalizzazione.

L’introduzione del fisco telematico, con la fatturazione elettronica, fu solo la ciliegina sulla torta di un’altra serie di provvedimenti anti-evasione messi in campo da Palazzo Chigi nell’ambito della delega fiscale, che comprendevano anche la dichiarazione dei redditi pre-compilata, accordi di trasparenza con alcuni Paesi, il reverse charge, il voluntary disclosure, il potenziamento dell’incrocio fra le banche dati.

La differenza tra il recupero dell’evasione fiscale  e la riduzione dell’evasione fiscale

Pochi mesi fa, durante la presentazione del suo ultimo libro alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, in provincia di Lucca, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, ha precisato: «Una cosa è il recupero dell’evasione fiscale, un’altra la riduzione dell’evasione fiscale. L’evasione fiscale, stimata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, negli ultimi anni è scesa, si è ridotta. Ciò anche grazie all’opera di digitalizzazione che ha reso più complicato attuare i meccanismi di evasione. Mentre, per quanto riguarda le azioni di recupero sull’evasione che si è realizzata, e che riusciamo a riportare nell’Erario, l’anno scorso (2022) abbiamo fatto un recupero record di 20 miliardi euro».

La Relazione aggiornata del Mef è la dimostrazione che le riforme hanno bisogno di tempo per produrre degli effetti significativi e che hanno bisogno di coraggio per essere attuate. All’epoca dei fatti, furono molteplici le dichiarazioni di contrarietà a quei provvedimenti, da parte di rappresentanti sindacali e associativi, oltre che da parte di tutte quelle forze politiche che, poi, negli anni successivi avrebbero governato il Paese e che quelle misure tanto contestate non le avrebbero mai modificate o eliminate, ma anzi estese. Estese come nel caso del “pacchetto anti-evasione” approvato nell’aprile 2022 dal Governo Draghi, con l’impegno annunciato di ridurre l’evasione fiscale di almeno il 40% entro il 2026, come riportato nero su bianco nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

La fatturazione elettronica anche per i forfettari

Tra le decisioni principali figuravano l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica ai contribuenti forfettari e alle associazioni sportive dilettantistiche a partire del 2024, oltre all’entrata in vigore, di sanzioni per chi non accetta pagamenti elettronici, dopo otto anni di rinvii. Nel solco di queste misure si sono poi aperti dibattiti su ulteriori riforme da attuare per puntare ad un fisco “amico” e semplice. Dalla razionalizzazione delle norme sulla riscossione, agli interventi sul sistema sanzionatorio, sino al riordino delle agenzie fiscali. Di questi giorni, è invece, il dibattito sul concordato preventivo biennale.

Il concordato preventivo biennale                                                                                                             

La road map, insomma, era stata tracciata già nel 2014 e, a distanza di anni, proprio quelle forze politiche oggi al Governo che contestarono le scelte fatte all’epoca, potranno prendersi i meriti (e i soldi) dei risultati. Passi avanti da compiere ce ne sono ancora tanti, su tutti una proposta semplice, ma efficace: rendere automatica la destinazione del recupero dell’evasione alla riduzione delle tasse. C’è già una proposta di legge depositata alla Camera da qualche mese che prevede questo. Si potrebbe andare a recuperarla e portarla in Parlamento. Prendendosi anche i meriti se lo si vuole.