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Gas, tetto massimo al prezzo: è la proposta di Draghi

di Salvatore Baldari 

Nervi tesi sul gas fra Europa e Russia.

Dopo gli ultimi razionamenti del Cremlino, solo un assaggio di ciò che potrebbe accadere nei prossimi mesi, la situazione si fa pesante.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi insiste da ormai svariate settimane sulla necessità di definire un “tetto” al prezzo del gas, il cosiddetto price-cap.

Una posizione su cui è riuscito a raccogliere il consenso di altre importanti cancellerie europee, su tutte Francia e Germania, oltre a Spagna, Portogallo e Grecia.

Contrari invece i Paesi nordici, soprattutto l’Olanda, con la motivazione ufficiale che fissare un tetto al prezzo del gas sarebbe un passo indietro rispetto alla liberalizzazione del mercato dell’energia. La motivazione – un po’ più in mala fede – tiene conto del fatto che l’Olanda è un paese produttore di gas e la sua capitale è sede del principale mercato Ue dell’energia. Come si dice…a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.

Con questi presupposti l’ultimo Consiglio Europeo di Giugno si è concluso con un impegno a studiare una risoluzione sul tema da discutere a Ottobre, con l’opportunità di convocare un nuovo vertice straordinario a Luglio in caso di avvenimenti imprevisti.

«L’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo consentirebbe di ridurre i flussi finanziari verso Mosca», ha ricordato di recente Mario Draghi.

Il price-cap consisterebbe nell’individuare un meccanismo per fissare una soglia massima nelle piattaforme di negoziazione del gas, un prezzo al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. Detto fra noi: una sanzione, per rispondere alla Russia che sta usando l’energia come un’arma.

L’ipotesi di tetto, che circola si attesterebbe tra gli 80 e i 90 euro a megawattora.

Ci sarebbe da osservare come 80 euro sia molto inferiore rispetto al prezzo corrente, ma tantissimo tenendo in mano i valori dello sorso anno, quando il prezzo era di 20 euro. Ed è, soprattutto, di molto superiore ai costi di produzione, ben al di sotto dei 10 euro.

Il Presidente di Nomisma Energia, Tabarelli, ha dichiaratao: «Il tentativo va fatto ed è giusto. Perché chi stabilisce il prezzo giusto al consumo finale? Il costo di produzione della Russia o dell’Algeria, che è di 10 euro, oppure lo stabilisce il mercato spot, il Ttf, che è un mercato dove c’è finita tanta finanza ed è vittima della guerra? In questa fase eccezionale i mercati non possono funzionare ed essere lasciati soli.»

Secondo il ministro della Transizione ecologica Cingolani, tra l’altro, questo meccanismo permetterebbe di smorzare gli effetti del caro-energia e di abbattere la «speculazione su imprese e famiglie».

Un’altra osservazione da aggiungere, prende in considerazione il dato che le tariffe dell’elettricità rinnovabile sono connesse al prezzo della produzione elettrica a gas e quindi il tetto al gas contribuirebbe a rivedere l’intero sistema delle tariffe.

C’è un problema tuttavia, ovvero che non si può imporre il price-cap solo alla Russia, pertanto, una volta applicato andrebbero considerate le reazioni di altri produttori nei confronti del mercato europeo.

C’è il timore che una volta stabilita una soglia massima in Europa, la concorrenza di altri Paesi possa diventare più forte.

Su questo punto è però utile riportare un’altra considerazione di Tabarelli: «I venditori adesso ricevono così tanto che capirebbero la mossa europea. Inoltre la regola dei venditori è anche non creare troppi problemi ai consumatori»

E, infine, propone di introdurre una forbice di prezzo: «Un massimo e un minimo. 80 euro prezzo massimo e, ad esempio, 20 euro prezzo minimo, garantendo quindi ai venditori che il prezzo non scenderà oltre questa soglia».