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Mostro di Firenze, richiesta la riapertura delle indagini

di Alessio Torelli

Nonostante siano passati 37 anni dall’ultimo omicidio, la vicenda del “Mostro di Firenze” continua a far parlare di sé. Di pochi giorni fa, la richiesta di riapertura delle indagini da parte di Anne Lanciotti, figlia dell’ultima vittima della nota serie di delitti, tramite il suo legale Vieri Adriani. L’avvocato parla di “più complesse emergenze investigative, che contraddicono lo sbrigativo provvedimento di archiviazione emesso il 9 novembre 2020”. Secondo l’avvocato, che ha predisposto la domanda di accesso agli atti, è necessario rileggere alcuni atti, fare un nuovo accertamento balistico su una pistola in possesso di un indagato e ascoltare tre nuovi testimoni in merito alla vicenda.

La richiesta si affianca a quella di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela, uccisa nel giugno del 1981 insieme al compagno Giovanni Foggi. L’avvocato Antonio Mazzeo e il consulente Paolo Cochi, in rappresentanza della De Nuccio, si erano visti revocare l’accesso agli atti, nonostante un primo assenso da parte del Presidente della corte d’Assise e del Pubblico ministero.

Lultimo delitto del mostro

Siamo nel pomeriggio del 9 settembre 1985, quando il cercatore di funghi Luca Santucci parcheggia la sua auto all’altezza di una piazzola in via degli Scopeti 124 a San Casciano Val di Pesa (Firenze). Tra i cespugli fa una terribile scoperta: il corpo senza vita di un uomo. Santucci avverte prontamente le Forze dell’ordine che, accorse sul luogo insieme allo stesso, scoprono che oltre a quello dell’uomo, giace il cadavere di una donna all’interno di una tenda canadese. Si tratta di una coppia francese: Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot. Alla donna è stato asportato il seno sinistro e la vagina. Non c’è dubbio, si tratta della ennesima coppia uccisa dal Mostro di Firenze. Il giorno successivo, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dottoressa Silvia Della Monica riceverà una busta senza mittente, contenente un lembo di pelle del seno di Nadine Mauriot.

La serie dei delitti e i primi sospettati

Il termine “Mostro di Firenze” venne coniato dai media italiani per identificare la serie degli otto duplici omicidi a danno di coppie, commessi tra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze. Alcune ricostruzioni attribuiscono solo sette duplici omicidi al Mostro, escludendo quello del 1968 nel quale vennero uccisi Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, per il quale nonostante incongruenze e numerosi cambi di versione, fu condannato il reo confesso Stefano Mele, marito di una delle vittime. Uno dei primi accusati di essere il Mostro fu Vincenzo Spalletti, all’indomani dell’omicidio di Scandicci ai danni di Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio, il 6 giugno 1981. Spalletti era noto per essere un guardone e, dopo aver passato la notte fuori, racconterà di aver visto due morti ammazzati e particolari come le escissioni praticate, quando ancora la notizia non era stata pubblicata sui giornali.

Spalletti fu arrestato. Venne scarcerato il 24 ottobre poiché nel frattempo il Mostro aveva colpito di nuovo il 22 ottobre, “scagionandolo”.

Dopo il delitto di Baccaiano del 19 giugno 1982, venne alla luce il collegamento con il delitto di Signa del 1968 grazie a dei proiettili e dei bossoli ritrovati nel fascicolo a carico di Stefano Mele.

Il sospetto cadde su Francesco Vinci, già tirato in ballo da Stefano Mele nel delitto del 1968 in quanto amante della moglie uccisa Barbara Locci. Il Vinci, irrintracciabile nei giorni successivi il delitto, venne arrestato il 15 agosto 1982 per maltrattamenti alla moglie e furto aggravato. Pochi giorni dopo, gli fu consegnata una comunicazione giudiziaria relativa a tutti gli omicidi attribuiti al Mostro di Firenze.

Vinci venne rilasciato il 26 ottobre 1984; nel frattempo il Mostro aveva continuato a colpire il 9 settembre 1983 e il 29 luglio 1984. L’ultimo omicidio del Mostro, come detto in precedenza, è quello di via degli Scopeti del 1985.

Pacciani e i compagni di merende”

Nei successivi anni, le indagini portarono a un sostanziale nulla di fatto fino al 1991, anno nel quale il sospettato principale divenne Pietro Pacciani. Il contadino aveva un precedente omicidio alle spalle risalente al 1951, molti testimoniarono la sua personalità violenta, le sue depravazioni sessuali e fu condannato per stupro ai danni delle figlie. Numerosi i legami con i luoghi dei delitti, inoltre furono trovati nel suo orto una cartuccia compatibile con quelle utilizzate dal Mostro e due oggetti che secondo l’accusa appartenevano ai due uomini tedeschi uccisi nel 1983. Nel novembre 1994 Pacciani fu condannato in primo grado all’ergastolo dal Tribunale di Firenze con l’accusa di essere il responsabile di tutti gli omicidi tranne quello del 1968. Verrà assolto in secondo grado nel 1996. Pochi mesi dopo, la Cassazione annulla l’assoluzione e dispone un nuovo processo d’appello, mai celebrato a causa della morte dell’imputato il 22 febbraio 1998.

Mario Vanni, postino di San Casciano Val di Pesa e amico di Pacciani, verrà arrestato in concomitanza con l’assoluzione in secondo grado di Pacciani con l’accusa di concorso in duplice omicidio e vilipendio di cadavere. Verrà condannato al carcere a vita per quattro degli otto duplici omicidi. Altro condannato fu Giancarlo Lotti che confesserà la sua partecipazione, insieme al Vanni e al Pacciani, a quattro degli otto duplici delitti e verrà condannato a trenta anni di carcere.

Pista esoterica e presunti mandanti

Le dichiarazioni di Lotti, secondo il quale i feticci prelevati dalle vittime sarebbero stati venduti ad un “dottore”, portarono gli inquirenti ad indagare su un possibile movente esoterico e sull’esistenza di un livello superiore che commissionava i delitti. Durante le perquisizioni a carico di Pacciani vennero inoltre rinvenuti libri riguardanti magia nera e satanismo e, secondo alcuni testimoni, i compagni di merende avrebbero frequentato la casa del mago Salvatore Indovino, dove venivano celebrati riti satanici e orge.

Molto importante anche la pista riconducibile al medico perugino Francesco Narducci come mandante dei delitti e alla sua “strana” morte sul lago Trasimeno nel 1985.

Il Gides (gruppo investigativo delitti seriali) che eseguì indagini sui presunti mandanti non è riuscito ad approdare a risvolti a un livello superiore e a nessuna condanna.

Lultimo filone di indagine

L’ultimo filone delle indagini riguarda l’ex legionario Giampiero Vigilanti, indagato nel 2017 ma attenzionato già dal 1985. Vigilanti risulta somigliante ad un identikit di un testimone che descrive un uomo che osservò con insistenza Pia Rontini e Claudio Stefanacci prima del delitto; inoltre, durante una perquisizione del 1994, furono trovati nella sua abitazione numerosi proiettili della stessa marca di quelli utilizzati nei delitti seriali. A seguito di dichiarazioni di Vigilanti che lo indicavano come uno dei mandanti, venne indagato anche il medico Francesco Caccamo. L’indagine verrà archiviata definitivamente nel 2020.

La mostrologia”

I decenni passati non hanno eliminato la curiosità sul tema e sono nati nel corso degli anni numerosi blog e trasmissioni online che continuano ad approfondire uno dei più grandi misteri italiani. Le condanne solo parziali, le ipotesi sui mandanti, i presunti depistaggi e le morti “collaterali” rimaste senza colpevoli continuano ad alimentare l’alone di mistero che permane tuttora attorno alla vicenda.