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Pubblicarsi un libro in pochi minuti: una pratica che sta spopolando

“Come pubblicare un libro in pochi minuti” è una prassi che sta cambiando scrittori, librerie e cultura. Così siamo andati alla scoperta di questo nuovo fronte editoriale dominato da Amazon kindle publishing. Gabriele D’Annunzio ne fu antesignano.

Come pubblicare un libro in pochi minuti

Vi ricordate i tempi in cui per pubblicare un libro bisognava fare i conti con gli editori? Sembra un panorama ancora attuale, ma in continua crisi, fatta eccezione per le grandi case editrici che grazie alla fama e al successo pluridecennale sopravvivono in un mondo ricco di ostacoli. E se di ostacoli vogliamo parlare, senza ombra di dubbio quello più grande e artificioso che l’editoria affronta in questi periodi si chiama Amazon kindle publishing.

Piattaforma online che permette a tutti di pubblicare libri in formato cartaceo ed e-book, ha semplificato la vita a migliaia di aspiranti lettori i quali nel corso degli anni hanno visto infrangere il proprio sogno, dando la possibilità di pubblicare in qualsiasi momento, qualunque contenuto a titolo gratuito. Basta caricare il file adatto con il testo all’interno, decidere la foto di copertina, scrivere il proprio nome e il titolo dell’opera, e il gioco è fatto. Uno scacco matto offerto da Jeff Bezos, il quale sembra non volersi più fermare, e che offre – nel caso del cartaceo – anche dieci copie gratuite all’autore.

La nuova vita degli scrittori autopubblicati

A prendere quota grazie a questa invenzione è stata la categoria degli scrittori autopubblicati, da sempre soggetti che camminano sul filo sottile della critica editoriale: bene pubblicare il proprio libro, ma mai farlo con l’opzione più semplice e caritatevole offerta da questo mondo. Insomma, spesso si crede che chi usufruisce di queste opzioni lo faccia perché non accetta critiche altrui oppure perché pensa di non aver bisogno di un editore affinché la propria opera possa avere successo. Al di là dei motivi che possono essere vari, Amazon con il suo nuovo servizio offre a queste persone la possibilità di non sborsare centinaia di euro per vedere pubblicato il proprio libro. È, infatti, facile riscontrare quotidianamente annunci di piccoli editori che chiedono “solamente” cinquecento euro per stampare cinquanta copie e inserirle nel circolo di alcune piccole librerie, oppure di editori blasonati che chiedono un indennizzo iniziale.

È stata così profanata la regola secondo cui l’editore investe inizialmente i soldi per stampare le copie perché, dopo un’attenta analisi dell’opera, crede che essa possa riscontrare successo. Ed è grazie a quanto sopra citato che l’autore autopubblicante non solo si occupa della scrittura del proprio libro, ma allo stesso tempo assimila anche le tecniche di marketing, inviando miriade di mail e facendo visita a decine di librerie affinché quest’ultime possano prendere il libro e metterlo sui propri scaffali. Tutto ciò con la speranza di creare un giro di vendite del quale dovrebbe occuparsi solitamente la casa editrice.

Gabriele D’Annunzio, l’autore che si era autopubblicato 

In passato chi aveva avuto successo con questa tecnica era stato il grandissimo Gabriele D’Annunzio, ma parliamo di un autore che aveva sempre usufruito di grandi cifre economiche e che, inoltre, aveva alcuni contatti nel mondo della borghesia romana che gli permisero di portare al successo le proprie opere. Il meccanismo sembra quasi analogo nonostante sia passato oltre un secolo, ma l’immagine e la figura del moderno venditore-scrittore di libri si ripresenta in molti ambiti, con il soggetto attuale che è costretto ad assimilare quante più capacità possibili per tentare di avere un reddito. È qui che si entra a capofitto nel concetto di soggetto prestazionale, cercato e presentato dai ricercatori Chicchi e Simone.

La grande democrazia libraria retribuita

In un momento storico in cui ognuno sente di dire la propria, ogni soggetto può facilmente seguire corsi di “scrittura creativa” o “scrittura giornalistica”. Questo nuovo modo di pubblicare come Amazon kindle publishing non fa altro che creare un campo di scrittori più ampio rispetto al passato. Ma quanti di essi lo sono realmente? Inoltre, il fatto che non esista un editore che controlla rigo per rigo il testo, ci rende sicuri rispetto al fatto che le pubblicazioni Amazon possano essere la forma giusta? Oppure è un nuovo modo che serve solo ad arricchire il grande indotto creato da Bezos, oltre che concedere una felicità istantanea al soggetto che scrive il libro?

In ultima analisi, è giusto rifarsi a un concetto elaborato da Theodor Adorno, ovvero la mercificazione o estetizzazione dell’arte, in questo caso estendendo la riflessione al mondo della letteratura. È probabile che in passato qualcuno abbia negato la pubblicazione di una grande opera a causa del processo di conservazione dell’editoria, ma è anche vero che si è passati da un estremo all’altro. Le librerie pullulano di libri dei quali non si ha un riscontro dall’editore e per i quali gli autori, almeno con le vendite online su Amazon, guadagnano circa il 60% su ogni copia venduta, con tutto l’ingegno alle spalle di chi si occupa autonomamente di spedizione e stampa.