Toscana, lo sport come un fiore che apre alla vita

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Toscana, lo sport come un fiore che apre alla vita

Attività sportive e non solo nel progetto Fiore di Loto rivolto alle persone disabili e più fragili: tante associazioni si sono unite in una grande cordata.

Svolgere un’attività sportiva contribuisce a migliorare in senso generale la qualità della vita a tutti, ma quando sono le persone diversamente abili a praticarla questa diviene anche uno strumento facilitatore, può in maniera esponenziale aumentare la consapevolezza del loro corpo, traducendosi in educazione verso una migliore alimentazione, in una diversa gestione delle emozioni, autonomia e socialità. 

Disabilità e sport

In Italia da una recente indagine Istat emerge che tra coloro che dichiarano di avere limitazioni gravi – circa 3 milioni e centomila – soltanto in 282 mila confermano di svolgere sport, complessivamente quindi solo il 9,1% dei diversamente abili. 

La nascita delle Paralimpiadi

L’attività sportiva per persone colpite da deficit motori venne introdotta nel 1944 dal medico Ludwig Guttmann per migliorarne la loro capacità fisica e mentale, mentre al 1960 risale la decisione di istituire ufficialmente le Paralimpiadi per consentirne una migliore integrazione nel tessuto sociale, da cui spesso risultano estromessi. Da allora non sono stati fatti considerevoli passi avanti, sono poche le realtà che nel nostro Paese contribuiscono a sostenere e guidare nel suo percorso un soggetto con disabilità. 

Fiore di Loto, che cos’è il progetto nato in Toscana

Fra queste in Toscana una cordata di associazioni del terzo settore, attualmente quindici, ha dato vita nel 2019 a un progetto chiamato “Fiore di Loto – Aprirsi alla vita” con lo scopo di svolgere attività sportive ma anche educative, di creare un’offerta per soggetti fragili sviluppando percorsi personalizzati in relazione alle capacità psico fisiche, come in soggetti colpiti da malattie neurodegenerative, relazionali, intellettive, nonché un accompagnamento dei neofiti fino alla possibilità di intraprendere una carriera paralimpica. Il progetto nasce quindi dalla concezione dello sport come mezzo di inclusione attraverso una rete locale di associazioni che dialogano con enti, istituti scolastici, federazioni sportive, università, impegnate a promuovere l’attività sportiva a sostegno delle persone disabili. Le discipline proposte vanno dal nuoto, alla canoa, al Kayak, alle arti marziali, al basket, all’hockey. Fra gli impianti utilizzati anche una palestra messa a disposizione dall’azienda sanitaria locale con personale specializzato, in grado di seguire gli utenti anche attraverso l’utilizzo di specifiche attrezzature. Grazie all’uso della canoa, che risulta essere un’attività motoria particolarmente aggregante, è stato creato pure uno specifico percorso per quelle donne colpite da malattie oncologiche. Sono stati studiati inoltre percorsi su misura per soggetti con rilevati disturbi psichiatrici o ritardi cognitivi, in queste situazioni vengono suggeriti il tiro con l’arco e lunghe passeggiate in mezzo alla natura. Fra i servizi offerti si trova la possibilità di ricevere supporto da un accompagnatore che, all’occorrenza, possa spingere la sedia a rotelle, in modo da consentire una migliore agilità nei percorsi di podismo, maratone, mezze maratone. Sono previste anche attività motorie a titolo gratuito all’interno delle scuole in orari extrascolastici con classi al cui interno sono inseriti ragazzi fragili. Complessivamente gli iscritti, aderenti a tale realtà sono attualmente un centinaio. Questo progetto per la sua definizione risulta essere uno dei più grandi e radicati a livello regionale. Il personale dedicato è altamente qualificato, gli istruttori messi a disposizione sono in larga maggioranza federali, abilitati in ambito disabilità e attraverso alcune convenzioni con istituti, studenti che collaborano in alternanza scuola lavoro, oltre all’affiancamento di figure come psicologi e psichiatri che in caso di necessità possono in situazioni particolarmente delicate fornire un supporto. La sfida che il progetto si pone è quella di rendere socializzante la vita per quei ragazzi che hanno fragilità, allontanandoli dal loro contesto familiare, permettendogli di vivere esperienze nuove e totalizzanti. Con la sinergia di più elementi i miglioramenti, seppure non immediati, divengono evidenti e serviranno a restituire una migliore sostenibilità della vita.