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Costa d’Avorio, il festival di Cocobulles nel Paese in difficoltà

di Simone Cataldo

Tra elezioni fallimentari con il rischio di rivedere quanto già accaduto nel 2010 e la lotta al confine nord con Mali e Burkina Faso per contenere quanto scaturisce dai colpi di Stato nei Paesi vicini, in Costa d’Avorio si è tenuta la sesta edizione del festival Cocobulles. 

Il festival Cocobulles

La manifestazione internazionale del disegno editoriale e del fumetto, tenutosi dall’11 al 14 novembre, a Treichville (Comune della capitale economica ivoriana Abidjan), è stato avanzato dall’associazione Tache d’Encre (macchia d’inchiostro), con la collaborazione anche di Caartoning for Peace e Unione Europea.

I principali temi trattati sono stati l’importanza del disegno, l’umorismo come risoluzione dei conflitti, la gioventù, la disinformazione e le fake news. È stato dato ampio spazio ai giovani del territorio, con molti bambini che hanno seguito dei corsi di fumettistica e caricatura – come potrete vedere dalle foto. Tra i maggiori esponenti del Festival Cocobulles compare Lassama Zahore, fondatore della storica rivista ivoriana Gbich. Presenti caricaturisti, fumettisti nazionali e internazionali, assieme a esperti e amanti del disegno, oltre all’ambasciatore dell’Unione Europea, Jobst Von Kirchnann.

In virtù delle varie difficoltà che sta affrontando la Costa d’Avorio il Festival è stato inaugurato con un gran bel murales a cura del designer, decoratore e professore d’arte grafica JM Tattoo, il quale ha voluto raffigurare la speranza in un futuro migliore per le nuove generazioni, rimandando in certi sensi alla crisi post-elettorale del 2010-11 che con una guerra civile causò la morte di oltre 3 mila cittadini ivoriani. 

Elezioni e crisi: Ouattara e la possibilità di un terzo mandato

I teatrini che hanno preceduto le elezioni nel mese di agosto e l’uscita allo scoperto di Alesane Ouattara, candidatosi al terzo mandato, sono costati ufficialmente sei morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati. Alla vigilia di un mandato elettorale fallimentare, si erano presentati lo scorso 31 ottobre Ouattara per un altro mandato con il Rhdp e Henri Kaman Bedie del Pdci. Quest’ultimo, seppur con il partito democratico rappresenti l’opposizione, desiderava il reintegro di Laurent Gbagbo e un’alleanza con Guillame Soro, entrambi condannati a 20 anni di carcere dopo la vicenda delle “casse de la Bceao”, e costretti momentaneamente a vivere all’estero per evitare il carcere.

Entrambi, definitivamente declassati dai tribunali della Costa d’Avorio per le loro condanne nei mesi di settembre, hanno rivendicato le modalità elettorali chiedendo, inutilmente, il rinvio della data. Ad oggi sembra che il futuro degli ivoriani sarà affidato ad Alessane Ouattara che facendo leva sulla “sua” Costituzione del 2016 può ottenere un numero di mandati infinito. Le condanne verso quest’ultimo sono relative alle modalità di voto, con gran parte delle regioni in cui l’opposizione vantava un numero consistente di voti – secondo i sondaggi -, che hanno dovuto far fronte a casi di bassa affluenza, causa distruzione di materiale elettorale, ritardi di apertura delle scuole e addirittura picchetti per impedire l’accesso al voto.

In questo contesto la paura che possa scaturire un’altra crisi è altissima e a percepirlo sono stati oltre cinquemila cittadini che hanno abbandonato le loro abitazioni per tornare nelle città natali. Inoltre, non sono da escludere due fattori che aggravano la già fragile stabilità del Paese. Anzitutto gli scontri al confine nord con Mali e Burkina Faso nel tentativo di evitare infiltrazioni. Infine, le espansioni jihadiste che stanno colpendo anche Benin come annunciato dalla Dgse (servizio di intelligence francese).  

Quale sarà il futuro della Costa d’Avorio, nessuno lo sa, ma chi ha rivendicato diritti e doveri al festival, a Treichville pochi giorni fa, non può rimanere indifferente e non può non domandarsi come far risalire la china a una non democrazia.