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Evasione, i Comuni faticano a segnalare e a recuperare

di Salvatore Baldari

Sembrava un patto invitante per i Sindaci quello sancito nel 2012 con l’Agenzia dell’Entrate: se avessero assistito fattivamente il fisco nell’accertamento di fattispecie evasive ed elusive, sarebbe loro spettato di diritto la totalità delle somme, poi recuperate. Eppure la norma in vigore, praticamente da quasi dieci anni, non ha mai suscitato enorme interesse fra i quasi ottomila Comuni nostrani.

Nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, sono state appena trecento le giunte comunali che si sono attivate per accedere ai benefici di questa disposizione, riscuotendo collettivamente 6,5 milioni, successivamente distribuiti fra esse.

Si va da importi assolutamente considerevoli rispetto ai flussi abituali delle casse comunali, sino a quote quasi irrisorie e soltanto simboliche.

Quali sono i Comuni che hanno recuperato più evasione

Per il terzo anno consecutivo, a svettare in questa particolare graduatoria è stato San Giovanni Persiceto in Provincia di Bologna, che ha ottenuto 912.512 euro.

Un bottino non trascurabile per una cittadina di ventotto mila mila abitanti, e più di ogni altra cosa se rapportato ai risultati di altri centri molto più popolosi.

La inseguono, senza però insidiarne il primato, alcuni fra i principali capoluoghi italiani, ovvero, nell’ordine, Genova, Torino, Milano e Bologna, tutte con importi oscillanti intorno ai quattrocento mila euro.

Scorrendo la classifica, troviamo Firenze, Roma e Venezia, Palermo e Napoli, sebbene abbondantemente sotto i cento mila euro.

L’ultima casella dei Comuni che lo scorso anno hanno avuto diritto ad una quota è occupata da Fuscaldo, località di circa otto mila abitanti in provincia di Cosenza.

Nel Lazio, oltre alla Capitale, sono solo tre i Comuni che si sono attivati per accedere al meccanismo redistributivo, ovvero Viterbo, Formia e Frosinone, raggranellando comunque cifre utili solo a fini statistici. Ma non è l’unico caso. Infatti, ci sono Regioni che sono ancor meno rappresentate, come la Puglia (con Ugento e Monopoli),  l’Abruzzo (con Pescara, Teramo e Atri), la Campania (con Napoli e Pellezzano) e l’Umbria (con Perugia, San Giustino e Marsciano).Completamente assenti la Basilicata, la Val d’Aosta e le Province autonome di Trento e Bolzano.

In definitiva, la norma, pur detenendo un potenziale poco discutibile, al momento non è stata impiegata, se non in minima parte.

Cosa deve fare un Comune per segnalare l’evasione e trattenere quanto recuperato?

Entrando più nei dettagli, quali sono gli adempimenti richiesti alle amministrazioni comunali per poter concorrere alla distribuzione dei fondi? Predisporre e inoltrare all’Agenzia delle Entrate delle segnalazioni qualificate, ovvero condotte sospette di evasione o elusione, perpetrate in specifici ambiti: dall’urbanistica al patrimonio immobiliare, sino al commercio e alle residenze fittizie, oltre alla disponibilità di beni che possano essere indici della capacità contributiva di un cittadino.

Spetterà successivamente all’Agenzia delle Entrate, analizzare le informazioni ricevute ed eventualmente avviare un accertamento. Un esempio molto frequente è quello degli operatori di Polizia Municipale, i quali durante le proprie verifiche possono scoprire che qualcuno svolge un’attività commerciale diversa da quella dichiarata e, pertanto, ha potenzialmente un reddito maggiore; o ancora può appurare se un cittadino risiede effettivamente nel territorio nazionale, avendo contrariamente espresso di essere all’estero, per non ottemperare agli adempienti tributari dovuti.

In realtà risale al 1973 la collaborazione dei Comuni all’accertamento fiscale.

È stato, poi, nel 2005 con il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che il Governo provò a dare una sferzata al dispositivo normativo, introducendo un incentivo economico, pari al 33% delle somme recuperate, per le località che procuravano informazioni ai fini dell’accertamento dei tributi erariali, diretti e indiretti, inclusi quelli di competenza statale. La percentuale è stata innalzata al 50% nel 2011 e, dall’anno successivo ulteriormente aumentata al 100%.

Tuttavia, anche mettere sul tavolo tutte le somme recuperate, non è stato sufficiente per motivare i Primi Cittadini.

Probabilmente, in un anno come quello in corso, in cui sarà aperto il “Cantiere Fisco” in vista di una riforma strutturale del sistema tributario italiano, qualche domanda su queste contraddizioni sarebbe il caso di porsela, partendo magari dalla necessità di revisionare il sistema di riscossione e di magazzino.