La Sanità pubblica cede 3 milioni di pazienti al privato

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La Sanità pubblica cede 3 milioni di pazienti al privato

Il Sistema nazionale ha perso 1 milione di elettrocardiogrammi delegati alle cliniche private, 334mila ecografie all’addome e 127mila mammografie al seno. A sorpresa la provincia di Bolzano ha visto le prestazioni pubbliche dimezzate dal 2019 ad oggi.

Da un recente report pubblicato da Agenas, (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), è emerso che milioni di persone ammalate sono costrette a rivolgersi a cliniche private e a pagare di tasca propria l’assistenza sanitaria. Uno scenario raccapricciante che evidenzia i ritardi cronici di visite, controlli e cure erogate dalle strutture e dagli ospedali pubblici italiani. Tali conseguenze persistono a distanza di tre anni dell’entrata in vigore del lockdown.


I dati del triennio appena trascorso e il calo delle visite



Nel triennio appena trascorso, il dato delle prime visite effettuate presso le strutture statali è sceso da 21,8 milioni nel 2019 a 18,7 milioni nel 2022, con una perdita di oltre 3 milioni di pazienti che hanno preferito rivolgersi al privato per non dover attendere mesi, a volte anni. Il discorso si aggrava per gli appuntamenti di controllo: se prima dello scoppio della pandemia ne venivano erogati 32,8 milioni ogni anno, negli scorsi dodici mesi sono crollati a 27,5 milioni, lasciando indietro oltre 5 milioni di ammalati che chiedevano di essere rivisti da un dottore specialista. Tradotto in cifre: il SSN ha perso 1 milione di elettrocardiogrammi delegati alle cliniche private, 334mila ecografie all’addome e ben 127mila mammografie al seno per l’individuazione di celle tumorali o cisti. Inoltre, il forte incremento dei tempi di attesa sta costringendo milioni di pazienti a disdire l’appuntamento con gli ospedali pubblici, optando per una soluzione a pagamento presso le strutture private.



Le regioni in cui visite e controlli sono maggiormente ‘scemati’ dal 2019 ad oggi



Agenas ha evidenziato che su una media nazionale emerge un totale di -12% di prestazioni erogate nelle singole regioni. La percentuale è più o meno simile in Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Sicilia e Sardegna, dove il dato oscilla da un minimo di -18% ad un massimo di -10%. Il dato più allarmante sulla carenza dei servizi sanitari e le strutture pubbliche riguarda: la Calabria (-22% di prestazioni erogate nello scorso triennio), il Friuli-Venezia Giulia (-25%), la Valle d’Aosta e il Molise (-27%). Il punto più critico viene registrato nella provincia autonoma di Bolzano, dove c’è stato un crollo pari ad un -46% nell’arco di 36 mesi. Meno criticità in Campania (-9%), in Puglia (-8%) e ad un livello quasi uniforme rispetto al 2019 la Basilicata (-1%) e la Toscana, che con il suo +1% è l’unica regione che ha visto crescere la quantità di visite ed esami garantiti tramite le Asl e il Servizio sanitario regionale.




I fattori principali del ‘collasso’ nel SSN e l’impegno del ministro della Salute

Diverse le cause che hanno contribuito agli innumerevoli disservizi nei Sistemi Sanitari Regionali : la carenza del personale dipendente e convenzionato che andrà in quiescenza; le strutture antiquate; le assunzioni bloccate; la fuga dei medici con il conseguente ricorso alla pratica dei medici “a gettone”, soprattutto dai reparti più rischiosi e faticosi, come i Pronto Soccorso; l’insufficienza delle risorse finanziarie disponibili. Infatti, i fondi aggiuntivi stanziati risultano inadeguati ed insufficienti: poco più di 2 miliardi per il 2023, ma 1,4 miliardi di euro sono destinati a coprire le spese per le bollette e il caro energia degli ospedali, mentre la restante parte dei fondi non sarà sufficiente per sopperire alle molteplici carenze in cui versa il comparto.
A fronte di tali inefficienze e in occasione della Giornata mondiale del Malato, il ministro Schillaci si è espresso con le seguenti parole: ” Rivolgo un messaggio di vicinanza a quanti si trovano in una condizione di malattia e alle loro famiglie. E’ importante che i cittadini abbiano sempre più fiducia nella sanità pubblica. Per questo, insieme agli operatori sanitari, siamo impegnati a far crescere il Servizio Sanitario Nazionale ponendo al centro la persona e per garantire un’ assistenza sanitaria in linea con i migliori standard di qualità ed efficacia!”.

Un problema allarmante con una grave ripercussione sulle famiglie e sui territori privi di tutelare un ‘diritto’ fondamentale.