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Legislatura record, per trasformismo

Numeri sconvolgenti sui cambi di casacca parlamentari dal 2018 al 2022

314 parlamentari coinvolti e 470 cambi di gruppo in meno di cinque anni di legislatura (marzo 2018/ settembre 2022): sono questi i numeri impensabili dei “cambi di casacca” politici avvenuti complessivamente tra Camera e Senato. 

È un bilancio sorprendente che fa da specchio ad un quadro politico in continua evoluzione e che registra periodici sconvolgimenti. La coerenza politica e la militanza nei gruppi e nelle coalizioni, che hanno eletto i rappresentanti del popolo, non sono di casa a Montecitorio e Palazzo Madama. Lo dicono i numeri. Ed anche dal confronto con le statistiche delle legislature precedenti non c’è da rasserenarsi. Nella legislatura dal 2013 al 2017 i parlamentari coinvolti nei “salti della quaglia” erano stati addirittura 347 per un totale di 586 variazioni dei gruppi. Ormai ad essere in crisi è sia la linearità dei comportamenti dei singoli rappresentanti sia la gestione dei partiti, tutti, che sono incapaci di selezionare classe dirigente di buon livello e avere meccanismi interni di controllo sui propri eletti. L’impressione è che ognuno fa quel che vuole.

Anche se si considerano le varie maggioranze parlamentari che si sono formate in aula nella legislatura che sta chiudendo i battenti, si notano continui e repentini sconvolgimenti delle posizioni dei partiti. Con i due governi di Giuseppe Conte, il Movimento 5 stelle ha finito col governare prima alleandosi con la Lega, poi con il Pd. Infine con il governo Draghi tranne Fratelli d’Italia, tutti gli altri si sono ritrovati alleati in nome della solidarietà nazionale. Probabilmente è proprio lo stare sempre all’opposizione che in questa fase aiuta Giorgia Meloni e i suoi a riscontrare ottimi numeri nei sondaggi. 

La speranza adesso è che la riforma costituzionale avvenuta, con la netta riduzione dei parlamentari (saranno 400 i nuovi deputati e 200 i nuovi senatori), possa limitare anche i cambi di partito. Naturalmente il nodo cruciale rimane la rappresentanza. Il vulnus politico vero è l’assenza di legami eletto/elettore che porta i primi a mutare posizioni e appartenenza senza farsi troppi scrupoli, i secondi a cambiare spesso opinione in funzione dell’assenza di un vero rapporto di fiducia con la politica. 

I leader politici e i partiti dopo il 25 settembre avranno una importante responsabilità, oltre a quella di guidare e indirizzare l’Italia: tenere a bada i propri eletti, cercando di tenere fede il più possibile al patto che questi sottoscriveranno con i cittadini. È vero che la nostra Costituzione non prevede vincoli di mandato, al fine di tutelare indipendenza e libertà degli eletti, ma rivedere un’altra legislatura di voltagabbana sarebbe inaccettabile.