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Mar Rosso, navi sotto attacco


Effetto guerra ai tempi della globalizzazione: a rischio Suez ed il 12% del traffico mondiale delle merci.


L’onda lunga del conflitto israelo-palestinese approda ufficialmente sui traffici marittimi internazionali. Come ogni guerra dei tempi contemporanei, anche il conflitto in Medio oriente si globalizza. 

Sirene di guerra


A far risuonare le sirene di guerra anche nel Mar Rosso è stata la milizia filo-iraniana Houthi, che controlla la zona dello Yemen del nord, a cominciare dalla capitale Sana’a. La milizia, da fine novembre, ha iniziato a prendere di mira le navi che transitano nel Mar Rosso ed il punto focale è lo stretto marino tra Gibuti e Bab El Mandeb. Qui, soprattutto le portacontainer, sono tra i possibili target dei miliziani. Obiettivo dichiarato degli Houthi filo-iraniani è colpire gli interessi Israeliani e solidarizzare con i palestinesi ed il popolo di Gaza. 

Il primo segnale di conflitto è giunto tre settimane fa, con il sequestro della nave ‘Galaxy Leader’, che è stata dirottata dai miliziani. 

Poi gli attacchi sono stati portati verso alcuni cargo. E diverse compagnie marittime, dopo gli assalti, hanno deciso di attuare una strategia di grande prudenza. 

Compagnie navigazione cambiano rotte 

Per tutelare gli equipaggi e le imbarcazioni i principali vettori mondiali (Msc, Maersk, Hapag-Lloyd, Cma Cgm) hanno iniziato a tenere le proprie navi lontano dal Mar Rosso e stanno deviando buona parte del proprio traffico verso altre rotte, a cominciare da quella che prevede il passaggio per il Capo di Buona Speranza, così da evitare Mar Rosso, Gibuti ed ovviamente il Canale di Suez.

Se questa decisione dovesse durare a lungo, le conseguenze per il traffico marittimo mondiale sarebbero particolarmente gravi. Suez ed il Mar Rosso infatti rappresentano una delle vie di transito più importanti per il commercio marittimo planetario. Si calcola che circa il 12% delle merci che viaggiano via mare transiti da queste zone.

Canale Suez, riduzione del traffico 

I primi segnali della crisi vengono confermati proprio dai dati dei passaggi nel canale di Suez. A novembre sono state 2.264 le imbarcazioni registrate in transito, almeno cento in meno rispetto alla media standard. A dicembre i nuovi dati saranno ulteriormente in discesa. 

Nuovi incidenti

L’agenzia United Kingdom Maritime Trade Operations (Ukmto) nelle scorse ore ha comunicato di aver ricevuto segnalazione di un «incidente» a 80 miglia nautiche a nordest di Gibuti. «Le autorità indagano», precisano sul social X, mentre per le imbarcazioni c’è l’indicazione a «transitare con cautela».

Per porre rimedio agli attacchi, a livello internazionale, guidati dagli Usa, diversi Paesi si sono coalizzati per dar vita ad un fronte difensivo, così da tenere in sicurezza navi e traffici. Ma i miliziani da parte loro spiegano, attraverso un membro del Politburo del gruppo, Mohammed al-Bukhaiti, che: «Gli Houthi dello Yemen sono in grado di affrontare qualsiasi coalizione formata dagli Usa che potrebbe schierarsi nel Mar Rosso». 

Scontro Arabia Saudita-Iran

Le milizie filo iraniane nello Yemen agiscono anche in chiave anti-saudita, visto che i reali di Ryad da sempre sono il principale nemico del regime sciita degli ayatollah. Inutile sottolineare che i traffici marittimi sul Mar Rosso rivestono un ruolo strategico per le mire future dell’Arabia Saudita, che sta investendo risorse ingenti per il programma ‘Saudi Vision 2030’. 

Dunque, il conflitto israelo/palestinese rischia di innescare una sorta di tempesta perfetta, oltre che in Medio Oriente, anche a livello mondiale. E la crisi del Mar Rosso, in tal senso, non è che il primo segnale di allarme.