Messina Denaro, arrestata la sorella: gestiva la “cassa” di famiglia 

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Messina Denaro, arrestata la sorella: gestiva la “cassa” di famiglia 

Un pizzino ben nascosto nel piede di una sedia: la sua scoperta avrebbe fatto partire le indagini per la cattura del boss, durante un’operazione dell’Arma volta a piazzare delle microspie nell’abitazione della sorella.

Si stringe il cerchio attorno alla famiglia Messina Denaro. Questa mattina i carabinieri del Ros hanno tratto in arresto per associazione a delinquere di stampo mafioso Rosalia Messina Denaro, sorella del superlatitante Matteo Messina Denaro, arrestato lo scorso 16 gennaio durante una visita di controllo alla clinica “La Maddalena” di Palermo.

Arrestata questa mattina la sorella di Matteo Messina Denaro

Le meticolose indagini degli investigatori hanno consentito di risalire alle attività della sorella del boss a favore di Cosa Nostra e, soprattutto al suo impegno per favorire la latitanza di Matteo Messina Denaro. Secondo quanto fanno sapere gli investigatori, infatti, Rosalia prima delle quattro sorelle del capomafia di Castelvetrano avrebbe curato parte degli affari della famiglia garantendo le comunicazioni del fratello con altri affiliati, oltre a gestire la tesoreria della famiglia. Tra le attività svolte da Rosalia, anche la notifica e l’invio di numerosi “pizzini” che avrebbero aiutato il fratello ad intrattenere i rapporti con altri associati e a prolungarne il periodo della latitanza durata oltre 30 anni fino al suo arresto avvenuto lo scorso 16 gennaio. La donna, inoltre, avrebbe annotato tutto l’iter sanitario seguito dal fratello che, dopo aver scoperto la malattia, era sottoposto a cure specializzate e interventi chirurgici. 

I pizzini ritrovati nell’abitazione della donna hanno portato gli inquirenti alla cattura del boss

“La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell’ultimo grande stragista è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da Rosalia Messina Denaro”, si legge nella misura cautelare firmata dal gip su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo. Rosalia, avrebbe anche avuto occasioni per incontrare Matteo Messina Denaro dopo la scoperta della malattia e assicurarsi sulle sue condizioni di salute. 

Le indagini sulla cattura del boss sono partite, lo scorso 6 dicembre, dopo la scoperta dei carabinieri del reparto operativo di un pizzino ben nascosto nel piede di una sedia a margine di un’operazione dell’Arma, volta a piazzare delle microspie nell’abitazione della donna. E’ stata lei che involontariamente avrebbe tradito il boss di Castelvetrano e che avrebbe portato al blitz del 16 gennaio. Una negligenza che è costata la cattura e la detenzione al 41 bis dell’ultimo dei corleonesi. Come affermato dal procuratore Maurizio De Lucia non è stata, quindi, una consegna volontaria ma il risultato di un lungo lavoro investigativo.

In uno dei pizzini venivano rendicontate le spese della famiglia

In uno di questi pizzini venivano rendicontate le spese: “Per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400 euro. Non di più. E mi fai sempre lo specchietto finale così so quanto è la cassa”, si legge nel foglio di carta scritto di proprio pugno da Matteo Messina Denaro. Nell’altro, invece, venivano indicate le spese sostenute dopo l’arresto di alcuni familiari del boss, oltre ad alcuni consigli che Matteo dava alla sorella Rosalia per sfuggire alla sorveglianza delle telecamere. 

Chi è Rosalia Messina Denaro

Rosalia Messina Denaro 68 anni, detta Rosetta, è la prima delle quattro sorelle dell’ex primula rossa. Moglie dello storico boss Filippo Guttadauro condannato a 14 anni per associazione mafiosa e madre dell’avvocato Lorenza Guttadauro, attuale difensore dell’ex padrino. E’ stata per anni un punto di riferimento e persona di fiducia del boss, al quale assicurava il sostentamento economico. Dopo il suo arresto avvenuto nella giornata di oggi dovrà rispondere dell’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Tuttora sono in corso perquisizioni da parte dei carabinieri in tutta la provincia di Trapani.